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di Manuel Colosio

Corriere della Sera, 15 dicembre 2023

Gli ospiti di Verziano e del Nerio Fischione riceveranno biglietti di auguri scritti dai bambini delle scuole dell’infanzia di Brescia e cesti natalizi. “Ti auguro di trascorrere un buon Natale. Speriamo che il prossimo sia migliore” oppure “Tanti auguri a te! Per favore non buttare il mio biglietto”. Sono alcuni dei messaggi di auguri realizzati dai bambini delle scuole dell’infanzia di Brescia per i detenuti che accompagnano, spesso con un disegno, i pacchi donati da 21 realtà che anche quest’anno in occasione delle feste natalizie hanno offerto ai detenuti un pacco con beni di prima necessità quali pasta, riso, biscotti, latte, caffè, tè e cioccolata.

Di fronte alla richiesta che quel messaggio non venga buttato, non pare ci sia nulla da temere: “Conservo ancora il mio biglietto perché per me è stato importante” rassicura un ex detenuto, spiegando quanto sia fondamentale per chi è privato della libertà personale anche solo un piccolo gesto di vicinanza e solidarietà.

L’iniziativa, nata 6 anni fa per volontà della Garante delle persone private di libertà del Comune di Brescia Luisa Ravagnani, permetterà quest’anno di confezionare 500 cesti da dividere tra i detenuti del Nerio Fischione e Verziano. Al dire il vero potrebbero bastarne meno di 300 se solo venisse rispettata la capienza nei due istituti ma, come ricordano le statistiche, i 185 posti regolamentari del Nero Fischione diventano in realtà 376, più del doppio consentito, mentre a Verziano ci sono 116 detenuti rispetto ai 107 previsti. È il sovraffollamento, cronico problema che a Brescia registra numeri ancora più drammatici rispetto alla media nazionale e regionale.

Ma cosa vorrebbero portasse in regalo il Natale ai detenuti, oltre ovviamente alla libertà, uno sconto di pena o anche solo più spazio? “Senza ombra di dubbio la possibilità di telefonare” risponde Ravagnani, ricordando come terminata l’emergenza Covid sia venuto meno anche quel pacchetto di correttivi che erano volti a migliorare le condizioni detentive offrendo la possibilità di chiamare i familiari tutti i giorni. Adesso si è tornati ad applicare il regime che garantisce una sola chiamata a settimana per chi non ha figli minori oppure non ottiene concessioni per motivi urgenti e gravi.

“A nulla sono serviti gli appelli per mantenere la chiamata quotidiana, nonostante non vi siano evidenze che tale strumento abbia creato situazioni di rischio per la sicurezza, anzi, aveva contribuito al benessere psicologico dei detenuti” prosegue la Garante, che ricorda anche come nel nuovo “pacchetto sicurezza” il numero di telefonate sia stato elevato da 4 a 6 al mese e quindi si domanda “come mai, se un’esigenza di maggior connessione è stata ritenuta degna di considerazione, non vi sia stata la possibilità di renderla quotidiana?”. La risposta la dà lei stessa: “semplicemente, si aggiunge alla lista delle prassi puramente punitive che caratterizzano da tempo il mondo dell’amministrazione penitenziaria”. Peccato dirlo, ma pare sia l’unica risposta logica.