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di Lilina Golia

Corriere della Sera, 4 marzo 2023

A firmarla è il deputato bresciano del Pd Gianantonio Girelli, la soddisfazione del coordinatore regionale della Fp Cgil Calogero Lo Presti. I numerosi appelli sindacali rivolti agli organi istituzionali e ai politici locali, regionali e nazionali, sulle prospettive per la realizzazione del nuovo carcere nella città di Brescia non sono rimasti inascoltati.

Infatti la questione del nuovo carcere approda in Parlamento tramite una interrogazione parlamentare presentata dal deputato del Pd Gianantonio Girelli direttamente al ministro della Giustizia Carlo Nordio il quale dovrà rispondere in merito alle “numerose problematiche legate alla vetustà della struttura risalente a fine ‘800, al sovraffollamento detentivo, alle condizioni lavorative del personale tutto ma con particolare riferimento alla Polizia penitenziaria e alle precarie condizioni di sicurezza e di tutela della propria incolumità personale, alla ormai cronica carenza di personale”.

“Non possiamo che esprimere grande soddisfazione per la sensibilità dimostrata dall’Onorevole Girelli per aver ascoltato il grido di allarme lanciato dalla Fp CGIL - commenta il coordinatore regionale della Fp Cgil Calogero Lo Presti - Brescia aspetta l’edificazione di un nuovo carcere ormai da oltre trent’anni al fine di dare la giusta dignità a tutti quei lavoratori, in primis della Polizia Penitenziaria, che prestano servizio in quella struttura ma anche per assicurare una corretta funzione della pena per coloro che si trovano nella restrizione della libertà personale.

Il sindacalista Calogero Lo Presti sostiene che il carcere, quale istituzione totale, “molto spesso viene collocato ai margini della società, quella stessa società che dovrebbe essere inclusiva, nonostante all’interno vi siano persone, oltre ai detenuti, che a vario titolo prestano la loro opera professionale come: Polizia Penitenziaria, Educatori, personale del Comparto funzioni centrali, Dirigenti, Assistenti sociali, Medici, Infermieri, Psicologi, Psichiatri, volontari, ministri di culto, docenti. Le condizioni lavorative delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria all’interno della struttura del “ Nerio Fischione” sono drammatiche ed insicure derivate dalla molteplicità degli eventi critici provocati da soggetti psichiatrici, tossicodipendenti e comunque non avvezzi al rispetto delle regole penitenziarie dove vede i poliziotti costretti ad intervenire in occasione di disordini, rivolte, risse, aggressioni, senza mezzi di protezione individuali mettendo a rischio la propria incolumità personale”.

La situazione è drammatica - continua - anche per quanto riguarda la dotazione organica che consta di 60 unità tra Agenti e Assistenti in meno rispetto alla previsione ministeriale; ancora più grave la carenza dei sottufficiali che sfiora il 95% della pianta organica; su 25 ispettori ne sono presenti 2; su 32 sovrintendenti ne è presente appena 1. Non trascurabile neanche l’aspetto che riguarda la funzione della pena che se da un lato è afflittiva, perché priva della libertà personale, dall’altro lato dovrebbe essere rieducativa al fine del reinserimento nel tessuto sociale da parte dei detenuti ma con le attuali condizioni detentive - afferma il sindacalista Lo Presti - difficilmente sarà rispettato il precetto Costituzionale dove le pene devono tendere alla rieducazione del condannato. “Auspichiamo che anche il Ministro della Giustizia Carlo Nordio abbia le giuste risposte che meritano le lavoratrici e i lavoratori della Polizia Penitenziaria e comunque tutte quelle figure professionali che a qualsiasi titolo accedono all’interno di quella vecchia struttura”.