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bresciaoggi.it, 10 novembre 2022

Situazione molto grave a Canton Mombello nella relazione annuale del Garante. La voce dei detenuti che chiedono un sostegno. Sovraffollamento e mancanza di aiuto psicologico le criticità più marcate. Maria Luisa Ravagnani: “La giustizia riparativa preveda risposte diverse”.

Un autobus da dieci posti colmo di passeggeri sino all’inverosimile, traboccante di gente al punto tale da costringere gli ultimi arrivati a sedersi sul tetto, a sporgersi pericolosamente dal finestrino o ad aggrapparsi precipitosamente alla carrozzeria. È la metafora del sovraffollamento carcerario espressa dal disegno satirico di un detenuto della casa circondariale Nerio Fischione: segnale di disagio che sotto forma di immagine intrisa di amaro umorismo apre emblematicamente la relazione annuale della Garante delle persone private della libertà personale del Comune di Brescia.

Il documento, presentato a Canton Mombello dalla dottoressa Luisa Ravagnani al cospetto della Commissione consiliare Servizi alla persona e Sanità, della direttrice della struttura Francesca Paola Lucrezi e di alcune persone recluse, mette in luce l’insostenibile cronicità di un sistema detentivo che continua a infliggere ferite anziché sanarle, rendendo molto difficoltosi la riabilitazione e il reinserimento sociale.

I dati della capienza - Il tema della capienza oltre i limiti consentiti dalla legge rappresenta uno dei punti di maggiore vulnerabilità e sofferenza, e accomuna la realtà carceraria bresciana a quella del resto del Paese: i dati raccolti tra settembre 2021 e settembre 2022 mostrano sì una diminuzione del numero di detenuti accolti al Fischione (da 375 a 316), ma la situazione nella Casa di reclusione di Verziano è esattamente opposta (da 94 a 108) e si tratta di oscillazioni fisiologiche che non fanno comunque scendere le capienze al di sotto della soglia limite e non segnalano una significativa riduzione delle presenze.

Intenzionata a far trapelare con maggiore evidenza le condizioni di vita tra le sbarre e le necessità quotidiane di chi si trova a vivere in spazi di chi metri quadrati piuttosto che un semplice elenco di numeri, Ravagnani si è soffermata soprattutto sulle conseguenze di un modello “punitivo” controproducente, non soltanto per chi ha commesso un reato. “Il sovraffollamento rallenta i progetti di recupero della persona e danneggia anche il lavoro dei dirigenti e del personale in servizio”, ha sottolineato la garante, ricordando la necessità “di immaginare una giustizia ripartiva che preveda risposte diverse dal carcere, da perseguire con il sostegno di un’ampia rete di attori territoriali”.

L’incontro ha lasciato poi spazio alle riflessioni dei detenuti, i quali hanno chiesto alle istituzioni presenti una maggiore propensione all’ascolto e servizi adeguati per far fronte alle esigenze quotidiane: un ufficio dell’anagrafe dislocato per rinnovare un documento di identità o per poter procedere al riconoscimento dei figli, una lavanderia interna per poter lavare in autonomia i propri indumenti, una disinfestazione più puntuale contro zanzare e parassiti e sportelli di sostegno psicologico.

La richiesta al Comune di Brescia - “Ci rivolgiamo al Comune affinché ci sostenga, una volta usciti dal carcere, nella ricerca di un lavoro o trovi risorse per impiegarci in attività di pubblica utilità”, ha precisato il portavoce Santino. Mentre Walter ha sollevato il problema legato all’attribuzione della residenza: “Molti ragazzi che seguono un percorso terapeutico e vorrebbero entrare in comunità non possono farlo perché non hanno un indirizzo di residenza diverso rispetto al carcere”. Altri compagni hanno infine auspicato un più costante supporto psicologico-psichiatrico e una maggiore presenza di medici incaricati di eseguire visite e controlli.

Contestualmente al ruolo spettante al Comune, l’assessore ai Servizi sociali Marco Fenaroli ha assunto a nome della Giunta una serie di impegni a breve termine. “Cercheremo di risolvere la questione dell’anagrafe in accordo con la Prefettura e il problema della residenza dialogando con l’Associazione comuni bresciani - ha promesso -. Provvederemo anche a riattivare le prestazioni socialmente utili e a interloquire con la direzione per dotare il carcere di una lavanderia interna”.•.