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di Riccardo Canetta

varesenoi.it, 11 gennaio 2023

Presentati tre progetti promossi Telefono Amico, cooperativa sociale Intrecci e associazione l’Oblò e patrocinati dall’amministrazione comunale. “La città è presente”, ha osservato l’assessore Reguzzoni, rivolgendo però un richiamo “alla responsabilità” ai Comuni limitrofi.

Tre iniziative educative dedicate ai detenuti della casa circondariale di Busto Arsizio realizzate da alcune realtà del territorio e patrocinate dall’amministrazione comunale.

A promuoverle sono l’associazione Telefono Amico odv, la cooperativa sociale onlus Intrecci e l’associazione l’Oblò ets. “Tre attività che coinvolgono i detenuti in modi diversi, dal punto di vista sociale, psicologico, artistico e anche sotto il profilo del lavoro e della “restituzione” alla società”, ha spiegato l’assessore all’Inclusione sociale Paola Reguzzoni durante la presentazione dei progetti questa mattina in municipio.

“Purtroppo la recidiva riguarda la maggioranza ragazzi, spesso molto giovani, presenti oggi in carcere - ha aggiunto l’esponente di giunta -. Chi viene incarcerato più volte, oltre a non valorizzare la propria esistenza, rappresenta un danno per la collettività”. Questo tris di iniziative mira proprio a scardinare questo meccanismo.

Il direttore della casa circondariale Orazio Sorrentini ha ringraziato il Comune: “Nei dodici anni in cui ho svolto questo incarico, le amministrazioni che si sono susseguite non ci hanno mai fatto mancare la loro attenzione”.

“La città è presente”, ha confermato l’assessore, facendo però notare che “non tutti i detenuti sono di Busto”. Ecco quindi il richiamo “alla responsabilità” dei Comuni limitrofi, affinché aderiscano al tavolo ad hoc che verrà istituzionalizzato dopo l’individuazione del nuovo garante dei detenuti. Con l’auspicio di “un impegno economico anche da parte loro”.

Ascolto telefonico rivolto a chi è solo - Entrando nel merito dei progetti, l’associazione Telefono Amico di Busto presenta “Una voce amica in ascolto”. “Un servizio in favore dei non pochi detenuti privi di riferimenti familiari e affettivi - ha precisato Sorrentini -. Si tratta di soggetti che non effettuano colloqui visivi e telefonate: si può immaginare il loro sconforto e la loro solitudine”. Il progetto prenderà il via nei prossimi giorni e verrà attuati ogni lunedì mattina. I colloqui telefonici - in forma anonima e riservata - avranno la durata di circa mezzora.

“Cercheremo di creare fiducia nostri confronti, permettendo ai detenuti di aprirsi e di condividere le loro sensazioni - ha spiegato Maria Antonietta Ferrario, presidente dell’associazione. Col nostro intervento cercheremo di ordinare pensieri, tendando di smussare gli aspetti che creano più disagio, individuando spunti per ripartire. Inizieremo con pochi volontari a disposizione specificamente per questo servizio che ci auguriamo possa essere un progetto pilota”.

“Sarà una fase di rodaggio e sperimentale di un progetto che potrà anche essere ampliato”, ha aggiunto Valentina Settineri, capo area trattamentale.

Un intervento di pubblica utilità - La cooperativa Intrecci promuove invece, nell’ambito del progetto Pixel in collaborazione con Enaip, un intervento di pubblica utilità: a fine mese, cinque detenuti si dedicheranno alla pulizia e all’imbiancatura del piano terra di Palazzo Cicogna.

“Questa azione ha un’importante valenza sociale in termini di restituzione alla collettività”, ha evidenziato Giovanni Formigoni. Palazzo Cicogna, sede delle mostre cittadine, “è la destinazione ideale - ha fatto notare l’assessore Reguzzoni -. Il fil rouge di queste iniziative è la cultura. Quella del rispetto ma anche quella del perdono e dell’offerta di una seconda opportunità”.

“Questi lavori di pubblica utilità, da inquadrare nell’ambito del trattamento rieducativo, potranno essere compiuti eccezionalmente senza essere ammessi al cosiddetto lavoro esterno - ha puntualizzato Sorrentini -. Dal 2018 è possibile coinvolgere i detenuti, mentre solitamente si tratta di una sanzione sostitutiva al carcere. C’è una sorta di resistenza, poiché il detenuto lavora gratis. E infatti questa attività non deve mai essere pregiudizievole rispetto a esigenze di studio, lavoro e familiari del detenuto stesso”.

Il teatro come terapia - L’associazione L’Oblò lavora da circa 15 all’interno della casa circondariale con teatro e drammaterapia. Il 20 gennaio tornano le cene con delitto dopo uno stop di tre anni imposto dalla pandemia. “In occasione della Giornata nazionale del teatro in carcere che ricorre il 27 marzo, vogliamo creare alcuni eventi - ha anticipato la vicepresidente Sara Terlizzi. Il 24 marzo ci sarà una nuova cena con delitto in carcere con gli attori detenuti. Sarà un’occasione di incontro, scambio e conoscenza. Il giorno successivo realizzeremo un convegno, laboratori e lo spettacolo teatrale Pinocchio, scritto dalla nostra presidente Elisa Carnelli con gli attori della casa circondariale di Busto e portato in scena dalla compagnia del carcere di Bollate”.

L’obiettivo è far conoscere questo tipo di esperienze che promuovono la ricostruzione dei legami fra persone recluse e società civile. “Questi interventi delle associazioni sono una panacea e rappresentano un aiuto sostanziale anche per noi”, ha osservato il commissario Giuseppe Di Girolamo, vicecomandante della Polizia penitenziaria.