sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Vincenzo Brunelli

icalabresi.it, 30 giugno 2023

Sulla carta le carceri regionali non sono troppe (12) né affollate (3mila detenuti in totale). Ma i problemi strutturali sono tanti e gravi. E alcuni si sono cronicizzati. Le denunce di Luca Muglia, il garante regionale dei detenuti. Questo infatti è solo il dato principale del dossier 2023 (il settimo, per la precisione) del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Questo dossier è parte integrante della relazione al Parlamento.

Il report nella parte relativa alla Calabria ha ad oggetto i primi cinque mesi di attività dell’ufficio calabrese, ricoperto dall’avvocato cosentino Luca Muglia a partire dal 25 ottobre scorso.

Carceri calabresi: il quadro generale - Sulla carta, non ci sarebbero motivi d’allarme, almeno non troppi: gli istituti penitenziari calabresi sono 12, inclusi l’Istituto penale minorile di Catanzaro e le due Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza) e i detenuti non superano le 3mila unità.

Tuttavia, l’ufficio regionale del Garante ha riscontrato alcune criticità evidenti da analizzare, affrontare e, si spera, risolvere.

Nell’ordine il dossier segnala: “Le eccessive lacune della sanità in ambito penitenziario, le condizioni strutturali di alcuni Istituti, datati nel tempo e privi di manutenzione, l’inadeguatezza di molte camere detentive (alcune prive di doccia), la mancanza di offerte scolastiche o formative adeguate, l’assenza di progetti di inclusione stabili, la carenza di organici e di personale della Polizia penitenziaria e dei Funzionari giuridico-pedagogici, la scarsa presenza di mediatori linguistico-culturali”.

Le difficoltà per il Garante regionale sono da ricondurre a molteplici fattori. Alcuni sono interni all’Amministrazione penitenziaria, altri derivano dalla mancata o insufficiente cooperazione degli Enti locali. I detenuti, a loro volta lamentano problematiche riguardanti questioni processuali o necessità legate ai colloqui coi familiari, ai trasferimenti, al lavoro o alle cure mediche.

Invece, quanto alle Rems, “le esperienze di Santa Sofia d’Epiro e di Girifalco appaiono valide. La prima, pur con limiti strutturali, ha consolidato buone prassi terapeutiche. La seconda, aperta nel 2022, è una struttura di assoluta eccellenza”.

L’appello del Garante - L’11 novembre scorso, quindi a pochi giorni dal suo insediamento, il Garante calabrese dei detenuti ha firmato e condiviso l’appello sottoscritto da numerose personalità. Argomento: l’elevato numero di suicidi registrati nelle carceri il 2022.

L’appello ha obiettivi precisi. “Ricorrere al carcere come extrema ratio, garantire spazi e contesti umani che rispettino la dignità e i diritti, moltiplicare le pene alternative, garantire al cittadino detenuto la possibilità di un reale percorso di inclusione”.

Tra i contenuti individuati dal Garante regionale nei primi mesi di lavoro, figurano:

  • difficoltà dell’esecuzione penale, la nuova disciplina delle pene sostitutive e delle misure alternative;
  • giustizia riparativa;
  • formazione professionale e l’inclusione sociale;
  • tutela nei procedimenti di limitazione della responsabilità genitoriale;
  • condizione delle donne detenute;
  • esigenze dei giovani dell’Istituto penale minorile.

Si legge ancora nel dossier: “A tali fini sono state coinvolte tutte le amministrazioni interessate, da quella giudiziaria a quella penitenziaria, dagli organi amministrativi a quelli politici. Il Garante ha promosso, inoltre, un dialogo costante con il Dipartimento regionale di tutela della salute, l’Osservatorio sulla sanità penitenziaria e l’ufficio scolastico regionale volto alla risoluzione di problematiche specifiche. Ha attivato una importante interlocuzione con la Conferenza episcopale calabra, i Poli universitari penitenziari e l’associazione Antigone. Ottimo il rapporto di fattiva collaborazione instaurato con i garanti territoriali di Reggio Calabria, Crotone e Catanzaro”.

Il Garante regionale, infine, ha promosso una campagna di sensibilizzazione finalizzata al superamento dei pregiudizi culturali e delle etichette sociali che colpiscono i detenuti. Il tutto condito da uno slogan efficace: “Per un linguaggio non ostile dentro e fuori il carcere”.

Uno sguardo ai migranti - Il dossier termina con un passaggio sui Centri di accoglienza: “Il Garante regionale, su delega del Garante nazionale (in base alla normativa approvata nel 2020), ha effettuato pure una visita al Centro governativo di accoglienza di Sant’Anna, Isola Capo Rizzuto. La delegazione era composta anche da Elena Adamoli e Alessandro Albano (ufficio del Garante nazionale) e da Nicola Cocco (esperto del Garante nazionale).

La visita aveva come focus originario la situazione dei minori stranieri non accompagnati (Msna) che fanno ingresso nel Centro e l’utilizzo della struttura quale hotspot. Gli elementi di osservazione acquisiti relativamente alle condizioni materiali dei luoghi ispezionati hanno imposto, tuttavia, una responsabilità di analisi complessiva a tutela della dignità e dei diritti fondamentali di tutti gli ospiti della struttura. L’esperienza congiunta è stata estremamente positiva, il rapporto è in corso di elaborazione”.