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di Paolo Pandolfini

Il Riformista, 21 novembre 2023

Inasprite le pene per i reati esistenti, e ampliata l’estensione del catalogo dei reati ostativi previsti dall’articolo 4 bis: sembra di essere di fronte ad una deriva giustizialista. È stato deciso ieri mattina dalle Camere penali lo stato di agitazione per protestare contro la deriva sempre più ‘giustizialista’ del governo Meloni che, a detta di molti, starebbe facendo rimpiangere il periodo manettaro e forcaiolo che aveva caratterizzato nella scorsa legislatura gli esecutivi a guida M5s.

Nel mirino degli avvocati penalisti italiani, in particolare, l’ultimo pacchetto sicurezza approvato dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana e che, come i precedenti, ha introdotto nuove fattispecie di reato, ha inasprito le pene per i reati già esistenti, anche nella previsione di vincoli nel giudizio sul bilanciamento delle aggravanti, ed ha ampliato estensione del catalogo dei reati ostativi previsti dall’articolo 4 bis dell’Ordinamento penitenziario e della limitazione dei benefici penitenziari. Una beffa in quanto questo provvedimento avrebbe dovuto contenere le misure correttive alla riforma Cartabia del processo penale, recependo qualcuna delle numerose proposte di modifica formulate in modo puntuale dall’avvocatura penale in questi mesi.

Nella elaborazione dei correttivi, invece, non si è tenuto conto dei contributi provenienti dal mondo accademico, dall’avvocatura e dalla magistratura, che avevano segnalato profili problematici in sede di applicazione della normativa. Le Camere penali, sul punto, avevano avanzato diversi suggerimenti con lo scopo proprio di “riequilibrare un intervento riformatore animato unicamente da intenti efficientisti e del tutto indifferente alla qualità della giustizia, all’effettività del diritto di difesa, alla centralità dell’accertamento della responsabilità penale attraverso il contraddittorio processuale”.

Controsenso - Ma la beffa è doppia in quanto lo stesso ministro della Giustizia Carlo Nordio, fin dal momento del suo insediamento, aveva assunto in più occasioni un preciso impegno in senso contrario. Secondo i penalisti italiani siamo ora davanti ad una “irrazionale moltiplicazione delle fattispecie di reato”, con conseguente “aggravamento delle pene, in violazione anche del principio di offensività e di proporzionalità”. Si tratta di un intervento che risponde alla più tipica logica del “populismo giustizialista” e del “diritto penale simbolico” che mirano esclusivamente “a lucrare consenso, facendo leva sul sentimento di insicurezza strumentalmente diffuso nella collettività”. L’obiettivo, per gli avvocati, è chiaro: “Affidare al sistema repressivo penale la soluzione di ogni situazione di conflitto sociale, anziché percorrere la strada dell’incremento degli strumenti di prevenzione e della riduzione delle cause di disagio sociale che generano quei fenomeni criminali”. Così facendo, si finisce con “l’alimentare una irrazionale domanda di punizione e con l’incrementare un sistema carcerocentrico produttivo di sovraffollamento e di inaccettabili condizioni di vita, incompatibili con ogni forma di rieducazione, a loro volta causa dell’aumento del fenomeno della recidiva”.

La rivolta in istituto penitenziario - Ha poi suscitato grande sorpresa la creazione del reato di “Rivolta in istituto penitenziario”, introdotto con il nuovo articolo 415 bis del codice penale. Leggendo il testo dell’articolo da domani potranno essere punite molto severamente anche semplici iniziative di protesta all’interno delle carceri, come la ‘battitura’, la pacifica contestazione da parte dei detenuti realizzata battendo appunto le stoviglie contro la porta della cella e destinata a farsi sentire all’esterno delle mura.

La nota dei penalisti - Una decisione, quella di istituire tale nuovo reato, che stride con le recenti attività svolte dal Ministero che avevano sollecitato invece “una riflessione sulle condizioni di degrado e abbandono in cui versavano molti degli istituti penitenziari”. “Il contenuto del pacchetto sicurezza, lungi dal porsi in sintonia con un programma di riforma della giustizia in senso liberale, rivela una matrice securitaria sostanzialmente populista e profondamente illiberale caratterizzata da un irragionevole rigore punitivo nei confronti dei fenomeni devianti meno gravi ed ai danni dei soggetti più deboli, caratterizzandosi per l’introduzione di una iniqua scala valoriale, in relazione alla quale taluni beni risultano meritevoli di maggior tutela rispetto ad altri di eguale natura, in violazione del principio di eguaglianza e di proporzionalità”, si legge quindi nella nota con cui i penalisti annunciano il loro stato di agitazione, riservandosi ogni ulteriore iniziativa, come l’astensione dalle udienze. Prima di ulteriori passi, comunque, gli avvocati hanno voluto chiedere a Nordio un appuntamento per esporre la propria contrarietà agli ultimi interventi di riforma e per trattare i temi più urgenti attinenti agli interventi correttivi in materia di processo penale. Vedremo cosa accadrà.