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di Marianna di Candido

positanonews.it, 12 novembre 2023

Si è svolto venerdì presso il Centro Direzionale di Napoli, Aula Siani, un importante convegno intitolato “Non c’è diritto alla salute senza salute mentale”. Sono intervenuti ospiti di grande rilievo nel panorama Regionale e Nazionale: On G. Oliviero- Presidente del Consiglio Ragionale; Avv. Zaccaria- Presidente Associazione Italiana Giovani Avvocati; Prof. M. Palma- Garante nazionale delle persone sottoposte a misure restrittive e private della libertà personale, insieme a numerosi operatori territoriali che ogni giorno si trovano a dover fare i conti con le difficoltà di un sistema carcerario che sempre meno ricopre un ruolo riabilitativo e sempre più funge da contenitore di reietti a vario titolo.

Presiede i lavori il Prof. S. Ciambriello, Garante Campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale- che esordisce invitando gli ospiti e la platea a riflettere sui dati che emergono dalle Istituzioni carcerarie e dichiarando che più della metà dei detenuti soffre di una qualche forma di disagio psichico e di questi il 48% è legato all’uso di droghe. Bisogna porsi il problema di come gestire e curare il malessere in carcere aumentando le cure alternative ed evitando i ricoveri impropri.

Il quadro che io mi sono fatta riguarda innanzitutto un doveroso appunto storico che inizia con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) in Italia (31 marzo 2015). L’istituzione totale dell’ospedale psichiatrico giudiziario viene sostituita da più piccole unità di reclusione non molto diverse nella sostanza, le cosiddette “residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza” (Rems), luoghi destinati a recluse e reclusi giudicati incapaci di intendere e volere al momento del giudizio in Tribunale per cui la pena viene scontata in detti luoghi. Se invece la valutazione psichiatrica è successiva, cioè sopraggiunge durante la detenzione, i soggetti vengono spostati presso le ATSM (articolazioni per la tutela della salute mentale) che in pratica sono delle sezioni speciali all’interno degli Istituti Penitenziari. Ora la questione riguardava da un lato la necessità di avere personale specializzato (medici psichiatri e infermieri) che potesse dare in tempi brevi riscontro alle numerose richieste di diagnosi che invece restano inevase, “intasando il circuito carcerario e rendendo la vita dei detenuti e del personale che vi lavora sempre più insostenibile e dall’altra la necessità o meno di aprire finalmente la terza REMS in Campania, così come approvato all’unanimità dal Consiglio Regionale della Campania nel maggio del 2022 che darebbe ospitalità ad altre venti persone in attesa di esservi collocate.

La malattia mentale e il disagio psichico, rendono tutto più difficile ma non dimentichiamoci che chi commette dei reati deve essere sottoposto a misure restrittive nell’ottica di un reinserimento comunitario. Prima o poi ogni detenuto rientra nella società, il problema è e resta il “Come vi fa rientro”! questo dice il nostro ordinamento, sottolinea la Dot.ssa De Marinis- Magistrato di Sorveglianza- non è solamente una questione di diritto del detenuto alla salute, è un diritto di tutti avere la garanzia che chi commette reato venga rieducato. Rientra tra i compiti di tutela dello Stato garantire l’interesse della collettività, non lo dobbiamo dimenticare.

A queste dure considerazioni si aggiunge la annosa questione degli adolescenti a cui vengono diagnosticati disturbi psichiatrici, aggiunge la Dirigente del Dipartimento di Salute mentale ASL Na1 Luisa Russo- come Neuropsichiatra infantile e dirigente della Salute Mentale voglio sottolineare le grosse difficoltà dei minori con diagnosi di collocamento in comunità terapeutica. Il punto fondamentale resta rinforzare la salute mentale di comunità non la psichiatria altrimenti rischiamo di creare nuclei patogeni di difficile reinserimento sociale. Bisogna integrare le istituzioni con il tessuto sociale e viceversa. Ogni struttura che si occupa di minori deve garantire una progettualità in adesione e con il supporto delle ASL affinché i nostri ragazzi vengano aiutati davvero a confrontarsi con tutte le realtà e non considerarli reclusi in strutture apposite.

Il Dott N. Palmiero. Dirigente del Centro giustizia minorile di Napoli infine ribadisce la necessità di andare oltre la dicotomia contenitore (carcere) e contenuto (Detenuto) ma fornire il tessuto sociale di contenuti veri e garantire la salute di tutti senza avere la nostalgia delle istituzioni totalizzanti; le Rems rappresentano dei micro nuclei manicomiali nelle carceri che non aiutano né risolvono alcun problema. In sintesi non dobbiamo più permettere che il carcere crei la menomazione, produca sofferenza, esasperi la tenuta psichica di chi vive la reclusione, e poi voler contenere i ‘comportamenti problema’ reprimendoli ancora di più in ‘speciali repartini’.