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di Elisabetta Andreis

Corriere della Sera, 3 dicembre 2022

Indagine su 20mila studenti delle superiori in Lombardia: il 20% fuma abitualmente cannabinoidi, il 35% frequenta consumatori coetanei. Gli acquisti nei giardini o anche all’interno delle scuole. “Scarsa conoscenza dei rischi”.

Terzo anno di liceo scientifico, scuola del centro città. La professoressa propone agli studenti di andare a donare il sangue tutti insieme, in orario scolastico, come atto di coscienza civica. I ragazzi e le ragazze della classe accettano in massa: 28 su 30. Arriva la vigilia del giorno fissato e la docente, nel ricordare a tutti l’appuntamento, spiega che gli esami di laboratorio sono volti ad accertare che non ci siano controindicazioni nel sangue donato. Nei 14 giorni precedenti, aggiunge la prof, non si deve ad esempio aver fumato cannabis perché il sangue non avrebbe avuto il tempo per rigenerarsi. Risultato: si tirano improvvisamente indietro 25 studenti sui 28 che avevano dato la disponibilità.

“Il consumo abituale di cannabinoidi a Milano è ai massimi storici tra gli adolescenti e così anche il piccolo spaccio diffuso ma nessuna ricerca riesce a fotografare veramente il fenomeno. Il sommerso che emerge nei colloqui privati con i ragazzi ha dimensioni vaste e sconosciute ai più”, afferma Simone Feder della Casa del giovane di Pavia, già giudice onorario del Tribunale per i minorenni, in prima linea nel contrasto alle sostanze.

Il circolo della cannabis tra gli adolescenti - Un’analisi condotta da Semi di Melo su oltre ventimila studenti delle secondarie a Milano, Pavia, Varese e Bergamo descrive la punta dell’iceberg. Un ragazzo su tre ammette che “gli amici” fumano abitualmente, e persino a scuola: vale a dire nei cortili, nei bagni, prima di entrare in classe e all’uscita subito dopo le lezioni. Negli stessi luoghi si spaccia anche: il 72% riferisce che il fumo si compra ai giardini, il 9% lo fa nel proprio istituto o lì intorno. Gli stessi ragazzi-consumatori vengono coinvolti nelle attività collaterali alla vendita e non si accorgono che “spaccio” è anche procurare clienti per avere in cambio la sostanza. “I piccoli pusher usano le stesse logiche commerciali usate dai Pr per riempire le discoteche: promettono pezzi di fumo in regalo (invece di ingressi gratis) se i ragazzi procurano nuovi clienti. In altri casi il favore è conservare nascosti a casa panetti altrui - dice Pietro Farneti dello Smi -. Un numero crescente di adolescenti, pur consumando, quindi non spende o persino guadagna piccole somme. Il monitoraggio da parte della famiglia è difficile”.

Secondo la ricerca, la consapevolezza dei rischi è prossima allo zero: il 24% del campione pensa che fumare ogni settimana non sia dannoso (il 22% pensa lo stesso dell’alcol) e il 22% che non crei dipendenza (23% per l’alcol). “O ai ragazzi non arrivano le informazioni, o arrivano ma le sottovalutano perché non ci reputano credibili, oppure ancora i ragazzi ci credono ma non se ne curano perché non vedono effetti di breve periodo”, ragiona Feder. Ai giovani che fumano per “superare la fatica di fare fatica” e per “stare bene con gli altri” mancano adulti di riferimento da cui accettare di essere guidati.

I professori e la scuola appaiono su un altro pianeta, solo il 19% li considera vicini. E ai genitori non va molto meglio. Detto che i coetanei restano gli interlocutori privilegiati, il confidente che può talvolta influenzare comportamenti e consumi diventa lo psicologo, presente in ben sei casi su dieci.

“Bisogna capire che non è lo spaccio a indurre il consumo: è invece la domanda elevatissima creata dal mercato, a sostenere e alimentare lo spaccio sempre più diffuso e trasversale - sottolinea Riccardo Gatti della Asst Santi Paolo e Carlo. A essere sdoganato insieme alla cannabis e all’alcol è il concetto che sia naturale alterarsi o modificare il proprio stato d’animo con le sostanze”. C’è anche un tema di comunicazione sbagliata. Il marketing utilizzato per vendere la cannabis legale vicino alle scuole e nei luoghi frequentati dai giovani induce confusione. “Chi promuove cannabis legale porta avanti vendite promozionali e concetti salutistici per incrementare i consumi (“In regalo un grammo”, “canna”, distribuzione 24 ore su 24 “per non aspettare) e i messaggi arrivano anche ai ragazzi che dalla cannabis, legale o illegale che sia, dovrebbero stare lontani”, continua Gatti.

L’esperienza è ogni volta diversa con il bong, il puff, le cartine che avvolgono prodotti addizionati chimicamente. “Il gruppo di amici si influenza e trascina - conclude Feder. Noi adulti, senza i giovani, non possiamo imprimere al mercato una direzione diversa”.