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di Luca Caglio

Corriere della Sera, 7 luglio 2022

“Ci negano il Pos nei negozi, anche se paghiamo le tasse”. L’8 e il 9 luglio si terranno a Milano gli Stati generali della cannabis in cui si discuterà della legalizzazione della marijuana. Chi vende i prodotti consentiti segnala i problemi con gli istituti di credito.

Nei mesi scorsi il consigliere comunale dem Daniele Nahum si era acceso uno spinello davanti a Palazzo Marino. Una provocazione presto colta dagli attivisti per la legalizzazione della marijuana, perché il tema era caldo, anche in Parlamento, dove ora si discute sulla depenalizzazione per la coltivazione domestica. Intanto l’8 e 9 luglio si terranno a Milano (al Garden di via Senato) gli Stati generali della cannabis ispirati dal gesto di Nahum: una due giorni di dibattiti e testimonianze. Il commercio dei derivati della canapa light, invece, è già regolare.

“Vendo prodotti light, tra cui infiorescenze e olio, la mia azienda è il primo delivery italiano con 30 mila clienti serviti tra 2020 e 2021, la base è a Milano con localizzazioni in altre sette città, da Torino a Roma a Catania, e con un piede in Europa grazie alle consegne a Parigi. Eppure ho un problema...”. Sembra quasi agiografico il ritratto di Matteo Moretti per la sua creatura nata nel 2018, “JustMary”, un anno dopo la pubblicazione di una legge a maglie larghe, penetrabile, nel senso che autorizza la coltivazione di canapa con Thc entro lo 0,6 per cento (marijuana depotenziata) ma senza consentirne il commercio per uso “umano”. Ammesso è invece l’uso tecnico. Nella sostanza, però, chi entra in un grow shop non è un florovivaista, né un cacciatore di olio per la porta di casa che cigola, tantomeno desidera un profumatore per ambienti: di solito è per fumare “erba” leggera.

Il problema? “Mi negano il Pos. Con JustMary non riesco ad attivare il terminale perché vendo cannabis - denuncia Moretti - tutti prodotti legali su cui pago le tasse, e il copione non è cambiato con l’obbligo per gli esercenti di accettare pagamenti elettronici di qualsiasi importo”. Dallo scorso 30 giugno, infatti, chi nega al cliente l’uso della carta può essere denunciato, incorrendo in una sanzione di 30 euro a cui si somma il 4 per cento del valore della transazione respinta. “La legge mi obbliga ma le banche rispondono picche - continua il fondatore - con la complicità degli intermediari come Nexi, che mi ha ribadito la volontà di non convenzionarsi con e-commerce che vendono cannabis”. La motivazione: decisione aziendale non negoziabile. Quindi? “Ad oggi solo con Viva Wallet posso ricevere moneta elettronica”.

Alberto Barone gestisce il “Green country”, un distributore automatico coi derivati della canapa light in zona Navigli. Luci (gli affari) e ombre (le policy). “Anche la banca dove avevo il mio conto personale si è rifiutata di accenderne un altro per il mio business. E non parliamo dei problemi con il Pos, prima attivato e poi bloccato per decisioni politico-giuridiche - lamenta il proprietario -. Forse perché temono che la merce venga acquistata anche da minorenni, ma verso i distributori di sigarette non c’è la stessa prevenzione. Dopo il giro di vari istituti di credito, il terminale ha ripreso a funzionare, chissà per quanto”. Un traguardo raggiunto, forse, anche grazie a un codice Ateco che non contempla il commercio di canapa, bensì un negozio di piante o di giardinaggio.

Anche Francesco Compagnoli, fondatore di “Legal light weed”, deve combattere per attivare il Pos: “Non solo. PayPal mi ha bloccato 20 mila euro dopo una segnalazione, come se vendessi droga. Il mio avvocato ha inviato una Pec a Nexi e alla banca, ora sembrano più disponibili all’ascolto, perché se continuo a usare Viva Wallet ho il vincolo di non poter distribuire semi e fiori”.