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di Luca Caglio

Corriere della Sera, 19 luglio 2022

“Colpevoli di aiutare i pazienti”. Perquisita l’associazione The Hemp Club, che distribuisce dietro ricetta medica prodotti a base di cannabis. Il presidente D’Ambrosio: “Ciascuna pianta aveva il nome di un paziente che aveva firmato un atto di disobbedienza civile”.

Domenica 17 luglio. “Ma quando arriva Raffaello? Sono le 15, dovrebbe essere già qui”. Al 70 di via Brusuglio, quartiere Affori, una signora cammina nell’androne aspettando il presidente di The Hemp Club, l’associazione culturale ispirata a Marco Pannella dove da ottobre 2020 si coltiva cannabis, ma non in versione light: solo infiorescenze con Thc oltre il 20 per cento per uso terapeutico dietro prescrizione medica. “Ce l’ho, rilasciata da un primario dell’ospedale Sacco - avverte la donna prossima alle vacanze, soffro di dolori alle ossa, la cannabis è la mia terapia e qui riesco ad averla subito con grandi benefici”. Raffaello D’Ambrosio si palesa in bicicletta. Lasciando l’androne si attraversa un cortile, poi sulla sinistra si imbocca una breve rampa che conduce al club, uno spazio di 600 metri quadri dove c’è anche una stazione radiofonica, perché tra gli obiettivi c’è anche quello di informare senza nascondersi.

L’allestimento interno è tipico di un circolo, niente in comune con le farmacie eccetto le ricette esibite per il ritiro del farmaco, assumibile anche con vaporizzatore o a gocce se si tratta di olio. Intorno: foto alle pareti, graffiti, elementi botanici, un bancone da bar, la therapy room già occupata da una manciata di soci fumatori, altri posti a sedere per raccontarsela. “E questa è la stanza delle coltivazioni, o meglio lo era - mostra il presidente -: sabato scorso la polizia di Stato ha posto sotto sequestro le piante, 34 in tutto, ciascuna con il nome di un paziente che aveva firmato un atto di disobbedienza civile”. Nessuna autorizzazione ufficiale. Per questo l’associazione, unico cannabis social club a Milano, è ora indagata per coltivazione a fini di spaccio (art. 73 del Testo sugli stupefacenti), reato che prevede la reclusione da sei a vent’anni e una multa da 26 mila a 260 mila euro. “Ci impegniamo nel facilitare l’accesso a una sostanza spesso innominabile, consentendo ai pazienti di consumare nei nostri locali, è questa la nostra colpa?”.

Campanello. Entrano due ragazzi per il ritiro del prodotto. Ne sopraggiunge un altro, pugno sul cuore e saluto al presidente: “Massimo supporto, bro’”. Già sa. La maggior parte delle ricette mediche sono “bianche”, non rimborsabili dal Sistema sanitario, e non sempre si fa accenno alla terapia del dolore, per esempio c’è anche chi ricorre alla cannabis per combattere ansia e insonnia. “Organizziamo un centinaio di visite specialistiche al mese, con una media di 15 grammi per ricetta, stiamo cercando di promuovere la nostra attività politica e di resistenza civile” spiega D’Ambrosio, certo che prima o poi l’avrebbero perquisito. Non la fine ma un nuovo inizio, sperando di creare un precedente come fatto da Marco Cappato, socio onorario, per il diritto all’eutanasia nel processo per il suicidio assistito di dj Fabo. “Vogliamo consentire ai pazienti di coltivare la propria terapia, senza gravare sullo Stato e senza alimentare la criminalità”.

Secondo Valentina, animo barricadero, medici e infermieri andrebbero formati su un tema che taluni considerano ancora tabù, nonostante l’Onu abbia riconosciuto le proprietà terapeutiche della cannabis, con raccomandazione agli Stati di rimuoverla dalla categoria “stupefacenti”. Riprende il discorso D’Ambrosio: “Ho visto ricette rosse, mutuabili, con evidenti lacune, dove si richiedeva la somministrazione di mille grammi di sostanza, un chilo, ma è una quantità enorme, un chiaro errore”. Tra gli altri episodi citati per nobilitare l’operato del club, quello di una persona affetta da sclerosi multipla che non riusciva a ottenere la ricetta, lo stesso problema di un ragazzo paraplegico. “Interveniamo laddove viene precluso un diritto, consapevoli anche della difficoltà delle farmacie a reperire il farmaco, da loro venduto a prezzi molto elevati: un grammo al giorno per un mese ha un costo di almeno 340 euro”.