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di Andrea Nobili*

Il Resto del Carlino, 18 marzo 2023

Le carceri, una discarica sociale. I problemi legati alla tossicodipendenza vanno affrontati nelle strutture terapeutiche e non nelle carceri. Una riflessione di buon senso, quella del Sottosegretario alla giustizia, Andrea Delmastro delle Vedove, che ha recentemente proposto di collocare i detenuti tossicodipendenti nelle comunità di recupero.

In realtà la normativa vigente già prevede e suggerisce l’applicazione di misure alternative alla detenzione, che può essere sostituita con il c.d. affidamento terapeutico, ad eccezione delle situazioni di particolari gravità.

E allora perché i nostri penitenziari “ospitano” un numero spropositato di persone, con condanne non gravi, che versano in una condizione di dipendenza patologica dalle droghe? C’e’ bisogno veramente di una nuova legge? Forse. Nell’attesa, però, si dovrebbe far funzionare il sistema vigente. E invece le cose non vanno, neppure nel nostro territorio: da Ancona a Pesaro, da Fermo a Ascoli. Le carceri sono sempre piu’ una discarica sociale, come diceva il noto filosofo Bauman. Gli operatori delle strutture detentive sono chiamati ad affrontare ogni sorta di problema sociale e sanitario: soggetti ristretti con dipendenze da droga e alcool, moltissimi con gravi disturbi psichiatrici, con tendenze suicidarie e autolesioniste.

Non è certo un caso che, nonostante il grande impegno della Polizia penitenziaria, il numero di suicidi e di atti di autolesionismo in carcere sia aumentato in modo impressionante, negli ultimi tempi. Le attività del Servizi dipendenze delle sanità regionali in carcere sono insufficienti, a causa di carenze di personale e di risorse. Detenuti che attendono per riuscire a relazionarsi in modo adeguato con gli operatori del servizio, l’assistenza psicologica ai minimi termini (negli ultimi tempi si è tentato di mettere qualche toppa ma non basta), l’ingresso nelle comunità terapeutiche il più delle volte una chimera.

Per non parlare della difficilissima situazione, nonostante l’abnegazione degli operatori, in cui versano le articolazioni territoriali ministeriali dell’Uepe, chiamati dopo le recenti riforme a impegni ulteriori.

In pochi luoghi come le carceri il tema della povertà e della diseguaglianza sociale si fa spietato, anche a fronte dell’arretramento del nostro sistema di welfare. Non possiamo permetterci di attendere una nuova legge, occorrono interventi urgenti a livello nazionale e regionale.

*Avvocato ed ex Garante regionale dei diritti dei detenuti