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di Francesco Grignetti

La Stampa, 28 giugno 2024

Per un blocco stradale o ferroviario si rischieranno fino a due anni di galera. La stretta “legge & ordine” del governo era annunciata e puntualmente sta andando in porto. Tra breve, un blocco stradale o ferroviario diventerà un reato serio. Attualmente i manifestanti, che siano lavoratori che protestano contro il licenziamento o siano ecologisti che denunciano l’inerzia per la crisi climatica, quando bloccano una strada o una stazione rischiano poco, ovvero una multa da mille a quattromila euro. Quando il ddl Sicurezza sarà legge, le pene previste sono il carcere fino a un mese per chi protesta in solitaria, da sei mesi a due anni se il reato viene commesso da più persone riunite.

Uguale pugno di ferro si profila in carcere, con un nuovo reato di “rivolta carceraria”. Che non solo innalza di molto le pene, ma equipara atti violenti alla resistenza passiva. Recita l’articolo 18 del ddl, che porta le firme di Carlo Nordio e Matteo Piantedosi: “Chiunque, all’interno di un istituto penitenziario, mediante atti di violenza o minaccia, di resistenza anche passiva all’esecuzione degli ordini impartiti ovvero mediante tentativi di evasione, commessi in tre o più persone riunite, promuove, organizza o dirige una rivolta è punito con la reclusione da due a otto anni”. Previsti incrementi ulteriori di pena se a seguito della rivolta ci sono feriti o addirittura morti.

Alla Camera stanno esaminando e votando gli emendamenti al ddl Sicurezza. Ed è subito polemica. Il Pd, per bocca di Matteo Mauri, già viceministro dell’Interno nel governo giallo-rosso, dice: “Siamo davanti a una pericolosa deriva reazionaria da parte del governo. Un giro di vite che non trova alcuna motivazione e che potrebbe portare alla reclusione fino a due anni anche di studenti che organizzano un sit-in davanti alla scuola”.

Il Pd ha tentato inutilmente di opporsi. E invece. “È chiaro - insiste Mauri - l’intento intimidatorio e la volontà di limitare in maniera drastica la possibilità di protestare, anche in modo assolutamente pacifico: queste dimostrazioni di dissenso e di libero pensiero sono espressioni di libertà, devono essere considerate sacrosante in democrazia e devono essere garantite e tutelate dalle Istituzioni dello Stato”.

Indignate le reazioni anche del M5S. “Il governo - sostiene il deputato Federico Cafiero De Raho, vice presidente della commissione Giustizia - criminalizza il dissenso pacifico e meramente passivo. Lo stesso prevedono per la protesta pacifica in carcere, proprio mentre i suicidi nelle celle si susseguono e il disagio dei detenuti è diventato un’emergenza. Quello che vuole fare questo governo è veramente spaventoso”. E aggiunge la deputata Valentina D’Orso: “Il governo alza volutamente l’asticella della conflittualità sociale e sa di esporre le Forze dell’Ordine a maggiori rischi. Per questo rafforza alcuni strumenti e tutele degli agenti: non allo scopo di dar loro maggiore dignità, ma per provare a proteggerli dalla crescente tensione che lo stesso governo con le sue scelte politiche sta creando. È un piano inclinato pericolosissimo e inquietante per la nostra democrazia”.

Ritirati, invece, alcuni emendamenti della Lega, che avrebbero dato un sapore ancora più repressivo alla legge. Ad esempio quello che prevedeva la non punibilità per i pubblici ufficiali che “al fine di adempiere un dovere” usano o fanno usare armi o altri strumenti di coercizione fisica anche quando “vi sono costretti dalla necessità di respingere una violenza o vincere una resistenza attiva o passiva all’autorità”. Dietrofront anche sull’obbligo di arresto in flagranza per chi durante una manifestazione usa caschi o altro per rendere difficoltoso il proprio riconoscimento, misura che la polizia ha sempre ritenuto controproducente perché innesca inutili tensioni di piazza. Restano ancora accantonati gli emendamenti della Lega sulla castrazione chimica per gli stupratori e le prediche in italiano nelle moschee. Saranno esaminati presto.