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money.it, 4 gennaio 2023

La risposta alla crisi delle carceri italiane: ordinati 8.500 caschi antisommossa e scudi protettivi. Sempre più calda la situazione nelle carceri italiane e i motivi non mancano. Le carceri italiane sono perennemente sovraffollate: i detenuti sono quasi 57.000 ma i posti regolamentari sono solo 51.000. Il sovraffollamento delle carceri italiane costringe in media oltre 105 detenuti a vivere nello spazio assegnato a 100 persone.

Un vero e proprio record europeo secondo la panoramica statistica delle divergenze nelle condizioni carcerarie tra gli Stati Ue pubblicata della Commissione europea: l’Italia nel 2021 si è collocata tra gli otto Paesi Ue con una densità media delle carceri superiore ai 100 detenuti ogni 100 posti. Peggio di noi solo Romania (119,3), Grecia (111,4), Cipro (110,5) e Belgio (108,4).

A tutto ciò si aggiunge il dramma dei suicidi. Nel 2022 sono stati 84 i detenuti che si sono tolti la vita dietro le sbarre: il precedente primato negativo era del 2009, quando in totale furono 72. Ma all’epoca i detenuti presenti erano oltre 61.000, 5.000 in più di oggi.

Un altro segnale del disagio che cova nelle carceri italiane è lo stato di salute dei detenuti. Nel 2022, all’8,7% dei detenuti è diagnosticata una patologia psichiatrica grave mentre il 18,6% assumeva regolarmente stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi e ben il 42,4% sedativi o ipnotici ed il 18,9% erano tossicodipendenti in trattamento.

Il Ministro della Giustizia Nordio ha di recente ammesso l’impossibilità di avere nuove e più dignitose strutture carcerarie durante le comunicazioni sulle linee programmatiche del Dicastero in Commissione al Senato: “L’Italia non è la California dove puoi costruire un carcere in sei mesi con dei moduli prefabbricati in mezzo al deserto. Qui ci vogliono dieci anni per fare un carcere se va bene, se poi le fai a Venezia o Roma trovi un coccio etrusco o veneziano e gli anni diventano venti”.

L’unica risposta alla crisi delle carceri, in assenza di una seria riforma e di fondi adeguati, non resta che quella del pugno di ferro. E in tutta fretta il Dipartimento amministrazione penitenziaria, che gestisce le carceri italiane, ha ordinato 8.500 caschi protettivi antisommossa e da ordine pubblico (Importo di aggiudicazione: euro 1.778.709,15 oltre Iva) e 8.500 scudi protettivi rettangolari antisommossa e da ordine pubblico (importo di aggiudicazione: euro 2.037.875,00 oltre Iva). Un messaggio abbastanza chiaro che prelude ad un 2023 piuttosto teso dietro le sbarre.