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di Alessandro Fragalà

sicilia.lidentita.it, 18 marzo 2024

C’è la legge da far rispettare. C’è la necessità e il dovere di punire chi sbaglia, chi commette reati. Ma c’è anche il diritto alla dignità umana e alla riabilitazione sociale di chi ha capito i propri errori e di chi vuole o vorrebbe ricominciare una vita. In questo panorama c’è la condizione, pietosa, delle carceri italiane e, in questo caso, di quelle siciliane. Una situazione che, ormai da anni, denuncia l’associazione “Nessuno Tocchi Caino” che ha lanciato un’iniziativa denominata “Grande Satyagraha” proprio per rendere nota la verità sulle condizioni di sovraffollamento delle carceri nel nostro Paese.

Il Grande Satyagraha ha preso avvio il 21 gennaio con uno sciopero della fame a cui hanno aderito centinaia di cittadini e detenuti. In particolare Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino, e Roberto Giachetti hanno digiunato per 23 giorni. Un’iniziativa a cui ha aderito, in Sicilia, anche il Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo. Adesione presentata in una conferenza stampa che si è tenuta nella sede catanese del Movimento. “Che una forza politica - spiega Rita Bernardini - si schieri per il Satyagraha, che significa forza della verità, è qualcosa che a che fare con la civiltà di un paese, è qualcosa che a che fare con lo stato di diritto e con la democrazia. Io mi auguro che altre forze politiche si facciano vive, ma questa adesione del Mpa mi fa particolarmente piacere perché si faccia finalmente giustizia sulla condizione umana e degradante delle nostre carceri”.

Durante la conferenza, a cui hanno partecipato anche il segretario di Nessuno Tocchi Caino Sergio D’Elia, il tesoriere Elisabetta Zamparutti, Sabrina Renna e Antonio Coniglio che fanno parte del Consiglio direttivo, è stata esposta una proposta presentata a livello nazionale. “Roberto Giacchetti - spiega ancora Rita Bernardini - ha depositato questa proposta di legge che prevede, per affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri, di reintrodurre una legge che fu applicata già all’inizio del 2014, ovvero quella della liberazione anticipata speciale e che viene applicata nei confronti di quei detenuti che abbiano avuto un buon comportamento in carcere, che abbiano aderito alle attività trattamentali e che prevede di passare da 45 a 75 giorni per ogni semestre come sconto di pena.

Per il momento è successo un piccolo miracolo laico per cui sia il centrodestra che il centrosinistra hanno calendarizzato questa proposta di legge in commissione giustizia alla camera”. Mancanza di condizioni minime vitali e, forse, anche di dignità. Mancanze che, non di rado, spingono i detenuti a togliersi la vita. In questo senso sembra necessaria una misura di governo per fronteggiare il sovraffollamento carcerario che sta avvinando i livelli che portarono, dieci anni fa, alla condanna dell’Italia da parte della Corte Europea per i diritti umani in quello che fu definito caso Torregiani Vs Italia. “I numeri registrati dall’inizio dell’anno sono di 25 detenuti che si sono tolti la vita, a cui vanno aggiunti 3 agenti di polizia penitenziaria.

È un numero veramente impressionante pensando che è relativo solo ai primi mesi dell’anno. Questo andazzo, che è veramente preoccupante, significa che alla fine dell’anno noi rischiamo di superare i 100 suicidi, battendo il record italiano ed europeo. Nell’anno in cui noi abbiamo avuto più suicidi, ovvero il 2022, ne abbiamo registrati più di 80. Superare i 100 sarebbe qualcosa di insopportabile”. Durante i giorni siciliani, Rita Bernardini e i rappresentati di Nessuno Tocchi Caino hanno visitato diversi istituti di pena. Il quadro che ne viene fuori è assolutamente degradante e deprimente.

“Noi - conclude il presidente di Nessuno Tocchi Caino - abbiamo visitato in questi giorni il carcere di bicocca a Catania, così come quello di Piazza Lanza sempre a Catania e quello di Siracusa. Vi garantisco che proprio il sovraffollamento e la mancanza di personale della polizia penitenziaria dell’area educativa, la mancanza di cura dell’area sanitaria provocano proprio questi trattamenti inumani e degradanti. Un conto è sentirlo dire, un conto è vedere queste persone negli occhi e vedere la loro sofferenza”.