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di Associazione Liberation Prison Project

La Repubblica, 13 luglio 2023

Sono 15 le carceri italiani in cui l’Associazione Liberation Prison Project (LPP) ha avviato percorsi di consapevolezza per le persone detenute e il personale carcerario, realizzati grazie ai fondi 8xmille dell’Unione Buddhista Italiana. L’introspezione può contribuire a realizzare il principio rieducativo dell’articolo 27 della Costituzione: l’Associazione Liberation Prison Project, nata nel 1996 negli Stati Uniti per iniziativa di una monaca buddhista, offre percorsi di consapevolezza nelle carceri italiane, rivolti sia alle persone detenute sia al personale (come educatori e agenti di polizia penitenziaria), ma anche a ex-detenuti e familiari. Un’attività basata sulla convinzione che anche nei luoghi di detenzione è possibile lavorare sul piano dello sviluppo personale e della conoscenza di sé, sul proprio “essere umano”.

Percorsi ispirati alla laicità. LPP si ispira alla filosofia buddhista ma i percorsi - di gruppo e individuali - sono del tutto laici e riguardano in primis l’allenamento alla consapevolezza, ovvero la centratura della mente nel “qui e ora”, l’ascolto di se stessi, con una presenza non giudicante. Oggi i percorsi di LPP, iniziati nel 2009, sono presenti in 15 istituti penitenziari, tra cui spicca il carcere di Milano-Bollate con ben 5 gruppi, ma anche Torino, Monza, Pavia, Lodi, Padova, Modena, Pisa, Volterra, Livorno, Velletri, Trani, Alghero, Palermo, Treviso. Una diffusione in continua crescita anche nel 2023.

L’iter formativo degli operatori. Gli operatori che entrano in carcere e conducono i percorsi di consapevolezza devono seguire un rigoroso iter formativo che favorisce l’acquisizione di elementi teorici e pratici per operare in un contesto non facile, dovendo instaurare relazioni con la direzione penitenziaria, la popolazione detenuta, i funzionari e gli agenti di polizia penitenziaria. Oggi gli operatori attivi sono in tutto 22, e tengono gruppi settimanali composti da 10-15 persone.

Una proposta adatta a tutti. “Gli operatori devono addestrarsi molto ed essere motivati, perché non è un confronto facile; devono essere prima di tutto ‘autentici’ ed esercitare una forma di comprensione ma senza dimenticare le vittime dei reati. Sono dei guerrieri di compassione”, commenta Lara Gatto, presidente di Liberation Prison Project Italia, che continua spiegando come LPP accolga qualunque persona detenuta mostri interesse per il percorso: “È una proposta adatta a tutti perché fondata su aspetti che caratterizzano ogni essere umano; non importa l’estrazione sociale, la provenienza geografica, culturale o religiosa”.

I principali obiettivi. I percorsi di Liberation Prison Project hanno tra gli obiettivi principali quello di contribuire a generare ambienti più pacifici, dentro e fuori dal carcere; in particolare sono stati avviati gruppi rivolti alla gestione della rabbia per i “nuovi giunti”, le persone appena arrivate in carcere e i “dimittendi”.

Una realtà no-profit. LPP è una delle piccole realtà non profit che l’Unione Buddhista Italiana sostiene: l’impatto delle attività finanziate con l’8xmille è evidenziato nell’Impact Report 2022, primo rapporto di sostenibilità realizzato da una confessione religiosa in Italia e disponibile sul sito.