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di Francesco Grignetti

La Stampa, 29 dicembre 2023

La magistrata di sorveglianza in Calabria: “Queste condizioni ledono i diritti. Il sovraffollamento è una sofferenza che incide anche sulla salute mentale”. I magistrati di sorveglianza sono tra i pochi a conoscere davvero quel che accade dietro le mura degli istituti di pena. Osservano preoccupati il sovraffollamento che aumenta, le tensioni crescenti, le promesse non mantenute, la normalità dell’abbandono. Cinzia Barillà, già presidente di Magistratura democratica, è magistrato di sorveglianza a Reggio Calabria. “Relegare il problema del sovraffollamento al computo quantitativo - dice - è un errore gravissimo. Il problema è che i numeri soffocano la speranza”.

In che senso?

“Guardi, il sovraffollamento nelle nostre carceri è un po’ fisiologico. Perché alla fine, le carceri sono sempre quelle. Poi è chiaro che ci sono periodi in cui si va in overdose perché le entrate non sono flussi regolati. Si pensi alla Calabria: quando capita una maxi-operazione contro la criminalità organizzata, se arrivano 50 persone tutte insieme, anche se il carcere è già al limite della sopportazione, mica si può tirare indietro”.

Da un anno, però, si sono ridotte anche le uscite perché sono stati sospesi i meccanismi premiali del Covid...

“È ovvio che i permessi straordinari consentivano una certa deflazione. C’erano più possibilità di dare la detenzione domiciliare. I permessi erano di durata molto maggiore a quelli ordinari, che sono mediamente di 2 o 3 giorni, tranne Natale e Ferragosto. Quindi è chiaro che se i detenuti stavano fuori per 10 giorni ogni mese e mezzo, il sovraffollamento era meno marcato”.

E meno opprimente?

“Esatto. Immaginate una stanza anche grande, sui 30 metri quadri: l’arredamento classico sono gli armadietti e i letti a castello, poi c’è il bagno e in genere c’è anche un antibagno. Ora, in questo stanzone vengono collocate 8 persone, lo spazio pro capite è veramente pochissimo. Noi controlliamo, anche perché secondo la Corte europea dei diritti, il detenuto ha diritto a uno spazio individuale di almeno 3 metri quadri. Se si scende sotto questo standard, è una lesione conclamata dei diritti umani. Ma noi non dobbiamo valutare solo le metrature. Bisogna vedere se c’è un’attività, di studio o di lavoro. Se il poco spazio magari è compensato da altri fattori, diciamo di movimento. Se c’è la possibilità di uscire dalla cella”.

E se non c’è?

“Il sovraffollamento allora significa vivere con altre 7 persone, interagire con altre 7 persone per tutto il giorno e chiusi in una stanza. Sette estranei con cui approcciare. È tutto molto amplificato. E se uno di loro ha problemi psichici, diventa difficilissimo. L’esplosione emotiva che può esserci in quella stanza è esponenziale. Il sovraffollamento diventa sofferenza umana. Incide sulla sanità mentale. Infatti una delle richieste più frequenti è una stanza più piccola, ma con meno persone”.

Soluzioni?

“Più che immaginare una soluzione tipo Covid-bis, si dovrebbe investire nelle attività trattamentali. Seguo il carcere di massima sicurezza di Palmi dove sono previste quattro ore di uscita e due ore di socialità. Il resto del tempo, se non ci sono trattamenti, si sta in cella. In condizione di sovraffollamento, è disumano”.

Se è tutto così chiaro, perché non si fa?

“Innanzitutto per le carenze di personale. Ci sono carceri dove hanno i padiglioni, ma non il personale per condurvi i detenuti”.

Ci sarà stato un contraccolpo emotivo.

“C’è maggiore scoraggiamento. Tipico di non ha una prospettiva. Qualunque detenuto, di fronte al magistrato sorveglianza vede soltanto la speranza di una soluzione, di stare meglio, di seguire un corso professionale. Ti chiedono di far uscire al termine della pena una persona che abbia qualcosa in più”.

E questo contraccolpo emotivo può innescare una spirale negativa?

“Quando le fragilità hanno il sopravvento, c’è il rischio di meccanismi irrazionali. E la possibilità di perdere il controllo all’interno è altissima: se si vuole evitare di innescare questa spirale, l’unica cosa è prevenirla”.