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di Eleonora Martini

Il Manifesto, 15 febbraio 2024

È uno stillicidio. Un suicidio ogni 60 ore, nelle carceri italiane. Da ultimo, in 24 ore si sono tolti la vita due detenuti: martedì sera, a Pisa, una persona sottoposta a regime di semilibertà, e ieri mattina a Lecce un detenuto dell’alta sicurezza. E siamo a 19 dall’inizio dell’anno, 20 se si considera un recluso nel penitenziario di Rieti che a gennaio si è spento in ospedale dopo un lungo sciopero della fame per protesta. È come se in Italia si contassero in un anno 20 mila suicidi, anziché i seicento e rotti conteggiati nelle statistiche.

“Dopo i 12 suicidi di gennaio, sono già 7 quelli avvenuti a febbraio. Nel 2022, quando a fine anno i suicidi furono 85, arrivati a questo punto dell’anno erano stati 11”, riassume Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, che lancia l’allarme.

“Nel 2024 registriamo un suicidio ogni 2 giorni e mezzo. Se continuasse così a fine anno avremo circa 150 persone che si saranno tolte la vita. Se in una cittadina di 60.000 abitanti avessimo avuto 18 suicidi in 45 giorni non si parlerebbe di altro e il governo avrebbe già mobilitato attenzioni e risorse. Sul carcere, invece - denuncia Gonnella - assistiamo ad un immobilismo preoccupante”. Eppure, spiega il presidente di Antigone, ci sono misure che potrebbero alleviare subito la morsa di chi è recluso e si sente isolato e abbandonato dal mondo: “Ancora una volta chiediamo interventi urgenti e immediati per ridurre il peso della popolazione detenuta negli istituti, garantire una maggiore apertura nelle carceri e garantire una presenza di personale in linea con le esigenze”.

Anche i sindacati penitenziari lanciano l’allarme e ripropongono la propria ricetta. “Sono gli ultimi due morti per impiccamento (sarebbe forse il caso di dire per impiccagione) nelle nostre carceri, che continuando così rischiano di diventare veri e propri mattatoi”, afferma Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, che chiede al governo Meloni “un decreto Carceri prevedendo assunzioni straordinarie e accelerate nel Corpo di polizia penitenziaria e provvedimenti deflattivi della densità detentiva anche attraverso una gestione esclusivamente sanitaria dei ristretti malati di mente e percorsi alternativi per i tossicodipendenti”.

Di tutt’altro avviso don Gino Rigoldi, storico cappellano del carcere minorile Cesare Beccaria di Milano: “Bisogna togliere la circolare sui circuiti di media sicurezza che dice che un detenuto, quando non ha attività da fare, passi 22 ore in cella. Far nulla per 22 ore, tutti i giorni della settimana, è una maniera per far impazzire la gente, per moltiplicare le disperazioni”.