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di Francesco Rigatelli

La Stampa, 5 marzo 2024

Lo scrittore ex pm: “Si può valutare l’attenuante della provocazione. Femminicidi? Il codice rosso è sufficiente, le procure lavorano bene”. Almeno due libri dello scrittore ed ex pm Gianrico Carofiglio, 62 anni, barese, ricordano il caso di Makka Sulaev, la diciottenne di Nizza Monferrato accusata di aver ucciso a coltellate il padre Akhyad Sulaev per difendere la madre Natalia. In Ad occhi chiusi del 2003, primo romanzo italiano a parlare di stalking, figura una ragazza patricida. E nell’ultimo L’orizzonte della notte è centrale il tema della legittima difesa.

Cosa pensa del caso alessandrino?

“Non conoscendo gli atti non posso fare considerazioni specifiche e da magistrato non avevo particolare stima per chi commentava i casi giudiziari senza averli letti. Dunque, posso parlare solo in termini generali delle questioni giuridiche”.

Cos’è la legittima difesa?

“La norma del Codice penale è chiara, nonostante l’ultima pasticciata riforma che, peraltro, credo non sia stata applicata a nessun caso. I presupposti per invocare la scriminante - questa l’espressione tecnica - sono che il soggetto sia stato costretto dalla necessità di difendere sé o altri da un’aggressione in corso, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa”.

Ieri il gip non ha convalidato il fermo della ragazza dopo quattro ore di interrogatorio, cosa significa?

“Evidentemente ha ritenuto che non vi fossero i presupposti per il carcere, a cominciare dal pericolo di fuga”.

La ragazza resta in una comunità protetta…

“Agli arresti domiciliari, in attesa dello svolgimento delle indagini”.

Come si capirà se c’è stata legittima difesa?

“Le indagini devono appurare se c’è stata un’aggressione verso l’indagata o altri e se la reazione è stata proporzionata, anche rispetto al danno possibile. Se uno mi dà uno schiaffo e gli sparo nel migliore dei casi è eccesso di legittima difesa. Se vengo aggredito in modo micidiale da uno molto più grosso e più forte di me è naturalmente ammessa una difesa più energica, anche con un’arma”.

E la legittima difesa domiciliare?

“È una norma aggiunta dalle recenti riforme, che non cambia nulla e non interessa questo caso. Con domiciliare si intende la difesa dall’intrusione da parte di terzi”.

La legittima difesa vale anche se la figlia ha difeso la madre oltre a se stessa?

“Certamente, la norma comprende la difesa per sé o per altri”.

A Nizza Monferrato sono state date due coltellate, può voler dire qualcosa?

“Questa è la tipica risposta che non vorrei dare. Diciamo che bisogna valutare in modo attento con attività investigativa le modalità del fatto. Se c’è un’aggressione continuata non è detto che non sia comunque legittima difesa”.

E l’arma, un coltello da cucina, cosa indica?

“Può suggerire un carattere estemporaneo del fatto, ma nessuno vieta la programmazione con un coltello da cucina. Se fosse stato un coltello da caccia certo sarebbe stato un indicatore più rilevante di pianificazione del gesto”.

Il padre picchiava madre e figlia anche a colpi di karate. A lei karateka cintura nera cosa suggerisce?

“Secondo alcuni le arti marziali sono una via della pace per rielaborare la paura che abbiamo dentro e affrontare i conflitti, evitando lo scontro fisico. Per altri sono l’ennesimo strumento di violenza”.

Un padre padrone, il patriarcato, la solita violenza sulle donne?

“È un apparato culturale basato sull’intolleranza maschile che non riguarda solo la nostra società. Gli uomini devono maturare ed essere aiutati a farlo”.

Servono leggi speciali?

“Il codice rosso basta e avanza: le norme sono efficaci e le procure lavorano evitando tanti femminicidi. È brutto da dire, ma è un problema che si risolverà solo nel tempo con l’evoluzione dei costumi”.

La famiglia di Nizza Monferrato è di origine cecena, c’è anche un tema di mancata integrazione?

“Non è detto, al massimo può essere uno dei fattori di disadattamento personale”.

E il disagio sociale con il padre che aveva lasciato il lavoro e quattro figli da mantenere?

“Bisognerebbe conoscere bene il caso”.

La legittima difesa è una giustificazione che si realizza spesso?

“È una scriminante frequente, anche in casi molto meno gravi. Io stesso da pretore ne ho riconosciute diverse”.

Alla fine, è sempre il giudice che decide?

“Certo, ma i parametri sono oggettivi. A volte in luogo della legittima difesa, che esclude la punibilità, viene riconosciuta l’attenuante della provocazione”.

E il protagonista del suo romanzo, l’avvocato Guerrieri, come fa con una cliente di cui dubita?

“La difende cercando di fare del suo meglio, ma con tutti i dilemmi morali del caso”.