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di Marco Palombi

Il Fatto Quotidiano, 14 agosto 2023

Progetti, protocolli e nulla più. Il ministro ne parla da dicembre, ora dice che in autunno forse inizia la ricognizione degli immobili adatti. E alla fine questo agosto 2023 ci ha riportato pure le caserme dismesse da trasformare in carceri gentili per i detenuti non pericolosi. Forse qualcuno avrà pensato che il ministro della Giustizia Carlo Nordio abbia tirato fuori l’ideona sabato per contrastare l’enormità di quanto stava vivendo: la visita nel carcere di Torino in cui il giorno prima erano morte due detenute (una si è impiccata, l’altra si è lasciata morire di fame). In realtà il Guardasigilli tira fuori le benedette caserme da mesi, più o meno ogni volta che parla di carceri: già a dicembre in Senato proponeva le caserme dismesse per il transito degli arrestati, a marzo con la primavera le caserme dismesse erano invece già ottime “per i detenuti che hanno commesso reati di minore gravità”.

D’altronde per Nordio gli immobili della Difesa sono proprio fondamentali: “Poiché è impossibile costruire carceri nuove, bisognerebbe adattare una serie di caserme militari dismesse”. Perché è impossibile? “Perché nessuno le vuole alle proprie spalle, il principio not in my back” (Ansa, 23 aprile), riscrittura artistica della sindrome Nimby, not in my backyard, non nel mio giardino, luogo più probabile per costruire un carcere rispetto alle spalle di chicchessia. Il ministro aveva pure una mezza idea su come trovare i soldi: “Ci sono carceri in appetibili centri città che potrebbero essere venduti a prezzi di mercato per costruire strutture più adeguate”.

Come che sia, sotto con le caserme dismesse per i detenuti che hanno commesso reati “minori”. I dettagli non si conoscono, ma - dice il garante dei detenuti Mauro Palma - la platea interessata può arrivare a 9mila persone (su 42.500 condannati definitivi), tutti quelli che hanno da scontare pene sotto i tre anni: ad oggi quelli sotto un anno sono 1.582, quelli con pene tra uno e due anni sono 2.855 e quelli da due a tre anni 4.511. Tutti e novemila possono stare tranquilli che la faccenda non li riguarderà: e non tanto perché Nordio ne parla da dicembre e non ha ancora fatto nulla, né perché la ricognizione delle strutture idonee inizierà “in autunno” (campa cavallo), ma perché questa faccenda delle caserme dismesse è una sorta di ritornello della Seconda Repubblica dacché si è prima svuotata e infine abolita la leva obbligatoria (2004).

Era il luglio di 23 anni fa quando l’allora Guardasigilli Piero Fassino illustrava il suo piano di investimenti per la giustizia: “1.060 miliardi di lire andranno all’edilizia penitenziaria (nuove carceri, carceri ristrutturate, utilizzo di caserme dismesse)”, riportava l’Ansa. Nel 2006 era Alleanza nazionale a presentare “un programma di interventi per l’adeguamento e l’utilizzo delle caserme vuote da destinare all’accoglienza e al pernottamento dei detenuti e degli internati in semilibertà assegnati al lavoro esterno”. Due anni dopo l’allora ministro della Difesa Ignazio La Russa insisteva: “Utilizzare anche le caserme dismesse” come “luogo di detenzione per chi è in semilibertà”. Persino i sindacati di base, siamo nel 2010, invocavano le “caserme dismesse o in via di dismissione” che “a costi contenutissimi” potrebbero “essere trasformate in idonei edifici per gli arresti temporanei”.

La faccenda sembrava finalmente risolta quando, era il 2013, la Guardasigilli Anna Maria Cancellieri scolpì quanto segue: “C’è un circuito di detenuti non pericolosi da sistemare in caserme distribuite in varie regioni: ne abbiamo già individuate una decina da ristrutturare in tempi rapidi senza grossi investimenti”. E poche settimane dopo: “Abbiamo un progetto approvato per una caserma a San Vito al Tagliamento” (i lavori, affidati a Pizzarotti, forse inizieranno quest’anno…). Sei anni dopo il successore Alfonso Bonafede spiegava che al ministero era stato “avviato un piano per la riconversione in istituti penitenziari di complessi ex militari”. Anzi, c’era già il protocollo di intesa con la Difesa per le caserme Cesare Battisti di Bagnoli, Nino Bixio di Casale Monferrato e altre pregevolissime che poi, purtroppo, stanno ancora come stavano. E ora le caserme dismesse ce le rivende Nordio, ovviamente nell’attesa che lo faccia il suo successore: a occhio non ci vorrà molto.