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di Raphael Zanotti

La Stampa, 13 gennaio 2023

Da oltre due mesi fa sciopero della fame. L’avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore di Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame da oltre due mesi per protesta contro la misura del carcere duro disposta nei suoi confronti per quattro anni, ha presentato questa mattina l’istanza di revoca del 41 bis al ministro della Giustizia, Carlo Nordio. In base a quanto riferisce il difensore, “l’istanza è fondata su fatti nuovi, non sottoposti alla cognizione del tribunale di sorveglianza di Roma” che nelle scorse settimana ha respinto un reclamo della difesa. Nella istanza si fa riferimento a “motivazioni di una sentenza depositata dopo la decisione del tribunale capitolino”.

Le condizioni di Cospito sono quelle “di una persona che ha subito un forte deperimento ma ancora lucida, molto determinata ad andare avanti anche se con un rischio per la sua salute”, ha dichiarato l’ex guardasigilli Andrea Orlando, che lo ha visitato insieme a una delegazione del Pd. Non ci sarebbe un pericolo imminente per la sua salute, “ma un rischio costante”. Al momento le strade possibili sono due: o la pronuncia della Cassazione, o la decisione immediata del ministro di Giustizia.

Sulla vicenda interviene anche il procuratore di Catanzaro, evidentemente contrario alla revoca: “Il senso del 41bis è evitare che il detenuto mandi messaggi all’esterno. Se i magistrati hanno chiesto il 41bis per Alfredo Cospito vuol dire che c’è un provvedimento ben motivato”. “Non si dà a tutti il 41bis - prosegue il procuratore: ci sono numerose richieste di 41bis bloccate o rigettate. Non è un automatismo. Bisogna leggere le carte prima di potersi esprimere, non sono discorsi che si possono affrontare come se fossimo al bar”.

La Camera penale di Milano aderisce invece “convintamente all’appello per la vita di Alfredo Cospito, promosso e sottoscritto da molti autorevoli giuristi, per tutte le ragioni che l’appello enuclea”. Auspica che Governo, ministro dalla Giustizia e Dap “escano dall’indifferenza in cui si sono attestati in questi mesi nei confronti della protesta e facciano un gesto di umanità e di coraggio”.

“Crediamo - proseguono ancora gli avvocati penalisti milanesi - che questa peculiare vicenda, il cui esito drammatico deve essere assolutamente evitato, abbia avuto un solo merito: quello di puntare i riflettori dell’opinione pubblica sul tema del 41bis, sinora negletto se non utilizzato esclusivamente per esaltarne la natura di necessaria e utile arma di “lotta” al fenomeno mafioso”. Per la Camera penale di Milano “si deve ripartire da una profonda revisione del regime di 41 bis che ne limiti il contenuto afflittivo alla stretta necessità e che consenta un efficace controllo sulla sua necessità, ovvero dalla sua definitiva abolizione. I numeri - concludono i penalisti - dimostrano che l’estensione dello strumento non è proporzionale rispetto ai suoi frutti”.