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di Francesco Grignetti

La Stampa, 12 febbraio 2023

Secondo il procuratore generale il carcere duro per l’anarchico è superato dagli eventi. Il futuro di Alfredo Cospito dipende ormai dall’ultima decisione possibile, in Cassazione, il prossimo 24 febbraio. Sarà lì, nel monumentale Palazzaccio, emblema del potere giudiziario, che si deciderà la vita e la morte del terrorista anarchico in sciopero della fame ormai da 114 giorni. E si profila una clamorosa novità. La procura generale presso la Cassazione, ovvero la più alta espressione della pubblica accusa, ha depositato martedì scorso il testo di quella che sarà la sua requisitoria. E secondo il procuratore generale, il 41 bis per Cospito è ormai superato dagli eventi.

Le necessità che indussero più uffici giudiziari a richiedere il carcere duro per Cospito un anno fa, nel febbraio 2022, secondo la procura generale a questo punto sarebbero sopravanzate da altre valutazioni. Nessuno ne ha ancora potuto prendere visione, neppure la difesa dell’imputato. Ma ciò significa che la procura generale - dal giugno scorso è guidata da Luigi Salvato, un giurista tutto d’un pezzo, molto critico con Nordio all’ultima inaugurazione dell’anno giudiziario - è giunta a conclusioni opposte a quelle del procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, irremovibile nel richiedere il 41 bis per Cospito, e più affini a quanto sostenuto dalla Superprocura, retta da Giovanni Melillo, che aveva lasciato aperta la possibilità di un “décalage” nelle misure carcerarie per l’anarchico. Per la Superprocura antiterrorismo, infatti, sarebbe più che sufficiente un trattamento da Massima Sicurezza, con censura delle comunicazioni.

Proprio a questo appuntamento del 24 febbraio in Cassazione sono legate le ultime speranze del legale di Cospito, l’avvocato Flavio Rossi Albertini. Ma la domanda a questo punto è: possibile che il ministro Nordio, quando pochi giorni fa ha confermato il 41 bis per l’anarchico, non conoscesse la requisitoria della procura generale presso la Cassazione?

Pur pessimista sulla decisione del 24, che Rossi Albertini ritiene inevitabilmente contaminata dalla decisione del ministro Nordio (“sarebbe davvero ingenuo pensare il contrario”, diceva due giorni fa), se mai la Cassazione decidesse di annullare la decisione del tribunale di Sorveglianza, con rinvio, si aprirebbe uno spiraglio importante. A quel punto, non soltanto Rossi Albertini cercherebbe di ottenere un’udienza urgentissima dal giudice di Sorveglianza di Milano, ma soprattutto potrebbe avanzare una nuova istanza al ministro affinché riveda la sua decisione.

Un percorso in punta di diritto, tutto interno alla giurisdizione, che però stavolta poggerebbe su una posizione davvero di peso, quella della procura generale presso la Cassazione. E se davvero la massima espressione della pubblica accusa ritenesse che è ormai anacronistica la posizione di Cospito al 41 bis, forte anche della considerazione che un anno di censura totale con l’esterno non ha affatto affievolito le proteste degli anarchici, anzi, ovviamente un ministro ed ex procuratore come Carlo Nordio difficilmente potrebbe non tenerne conto.

C’è però un secondo aspetto che forse cambierà le carte in tavola ancora prima del 24 febbraio. Il Guardasigilli nel suo rigetto aveva segnalato che non “occorre attendere che le condizioni di salute del soggetto ristretto siano irreversibilmente compromesse, sino a giungere per ipotesi a una situazione di oggettiva incompatibilità con la stessa permanenza in carcere”. In sostanza, il ministro rimarcava che il giudice di Sorveglianza, di fronte a un precipitare delle condizioni di salute del detenuto, dato che a quel punto la restrizione in carcere “si rivelerebbe oggettivamente contraria al senso di umanità”, potrebbe di sua iniziativa decidere per un “rinvio della esecuzione della pena”. Il che significa, fuor di gergo giuridico, aprirgli il portone del carcere e mandarlo in una clinica e poi a casa ai domiciliari.

C’è al riguardo un caso famoso: nel 1998 il condannato Ovidio Bompressi, all’ergastolo per l’omicidio del commissario Calabresi, fu inviato ai domiciliari dal tribunale di Sorveglianza in quanto le sue condizioni di salute si erano gravemente compromesse in carcere. Anche Bompressi aveva perso decine di chili. Non volontariamente, però, ma per un fortissimo esaurimento nervoso.

Ovviamente anche nel caso di Cospito sarebbe una sospensione solo temporanea della pena, strettamente legata allo stato di salute. Non appena i medici lo giudicassero di nuovo in forze, tornerebbe dentro. Proprio perché soluzione-tampone, Cospito la rifiuta e il suo avvocato non intende farvi ricorso. Ma il giudice di Sorveglianza può decidere a prescindere. E chiaramente, sentite le parole di Nordio, il ministero sarebbe lieto se qualcuno gli togliesse le castagne dal fuoco.

Flick: “Il quadro è cambiato, ora Nordio ci ripensi e sospenda il carcere duro”

di Liana Milella

La Repubblica, 12 febbraio 2023

Come uscire dal caso Cospito? “Di fronte a questo drammatico problema chi ha l’autorità per decidere deve scegliere tra la vita e la morte. O meglio, tra la legge e la volontà del singolo”.

L’ex Guardasigilli ed ex presidente della Consulta Giovanni Maria Flick non ha dubbi, e dopo la novità del parere del Pg della Cassazione Piero Gaeta dice: “Potrebbe indurre il ministro a una sospensione provvisoria del 41bis in attesa della pronuncia della Cassazione”.

Lei, da ministro, che avrebbe fatto?

“Avrei fatto di tutto per non farlo morire”.

In che modo?

“Da quello che leggo sui giornali posso solo dire che c’è un imperativo etico fondamentale ricordato da San Paolo, “non è l’uomo per la legge, ma è la legge per l’uomo”.

Cospito fa lo sciopero della fame da 115 giorni contro il 41 bis. Per evitare la sua morte non è sufficiente togliere questa misura?

“La legge impone di farlo se il 41 bis non è più necessario secondo il suo fine originario, cioè solo quello di impedire le comunicazioni tra il detenuto e i suoi complici”.

Un passo c’è stato, il sostituto Pg della Cassazione Piero Gaeta, nel processo che si terrà il 24 febbraio sulla conferma del 41 bis, ha chiesto di annullare la misura….

“Se le cose stanno in questi termini, si tratta di un progresso molto significativo rispetto alle perplessità che vi sono state fino a oggi, e rispetto all’apertura già espressa dal procuratore nazionale Antimafia Giovanni Mettilo, cioè il passaggio in Alta sorveglianza”.

Questo può cambiare anche il parere di Nordio?

“Dovrebbe chiederlo a lui. Ma Nordio forse dovrebbe valutare la novità che è intervenuta con questo parere. Se fossi io il ministro, in questa situazione, cercherei in tutti i modi di considerare la novità rispetto alla rigidità che c’è stata fino a ieri”.

Quindi va tolto il 41 bis a Cospito?

“La novità del parere positivo del Pg della Cassazione modifica profondamente la situazione. E a me sembra che potrebbe indurre il ministro a una sospensione provvisoria del 41 bis in attesa della pronuncia della Cassazione, sostituendola con un’altra misura adeguata, e ripeto, già suggerita dal procuratore nazionale Antimafia. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità alla luce dell’evoluzione drammatica che la vicenda sta subendo”.

Il ministro può farlo?

“È una questione che solo lui, il ministro della Giustizia, può decidere, al di là di ogni valutazione di tipo politico più generale. E che si pone su un piano ben diverso dalla richiesta, che a me non sembra ben diretta, di un parere al Comitato etico”.

Per lei è inaccettabile far morire in carcere un detenuto. Nordio invece condanna un anarchico che dice “il corpo è la mia arma”...

“Un’affermazione di questo genere merita più plauso che censura. La conclusione del Pg dimostra che evidentemente non c’è la certezza di poter qualificare l’affermazione ideologica di quel detenuto come comunicazione con i complici ai sensi dell’articolo 41bis. Dopo il passo compiuto dal Pg della Cassazione mi pare che la situazione sia cambiata”.

Però due giorni fa Nordio ha respinto la richiesta di Cospito perché sarebbe un leader anarchico in piena attività e quindi non deve avere contatti con l’esterno….

“Io non so se il “fare propaganda” rientri più nella libera manifestazione del pensiero ai sensi dell’articolo 21 della Costituzione piuttosto che nella comunicazione ai complici esterni di cui si occupa l’articolo 41 bis. La qualificazione della condotta spetta alla Cassazione e l’orientamento della procura generale è di estrema importanza in questo senso”.