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di Mario Di Vito

Il Manifesto, 4 gennaio 2023

Sono nove le pagine con cui la Corte d’Assise d’Appello di Torino motiva la propria chiamata in causa della Corte Costituzionale per il caso di Alfredo Cospito. Era l’inizio di dicembre quando i giudici annunciarono la propria intenzione di sottoporre alla Consulta la vicenda dell’anarchico che rischia l’ergastolo per aver messo una bomba carta fuori dalla caserma per allievi carabinieri di Fossano (Cuneo) nel 2006 senza aver causato morti né feriti.

La procura generale aveva chiesto per Cospito il massimo della pena per devastazione, saccheggio e strage (ergastolo), mentre la difesa si è appellata alla lieve entità del fatto. In punta di diritto, se venisse concessa l’attenuante della lieve entità, la condanna non potrebbe più essere quella massima ma, in base al reato, sarebbe compresa tra i venti e i ventiquattro anni. Nello specifico, la questione costituzionale riguarda la prevalenza dell’attenuante sulla recidiva del reato da parte dell’anarchico, attualmente sottoposto anche al regime del 41 bis nel carcere di Sassari.

La Corte d’Appello arriva a dire che “il giudizio di bilanciamento fra circostanze dovrebbe risolversi nel caso concreto riconoscendo la prevalenza della circostanza attenuante”, il tutto per la “necessità di irrogare una sanzione proporzionata alla effettiva portata lesiva delle condotte”. L’esito del processo è dunque sospeso fino al pronunciamento della Consulta.

Nella giornata di ieri, il questore di Torino Vincenzo Ciarambino, quasi a rispondere indirettamente alle questioni sollevate dai giudici, nella sua conferenza stampa d’inizio anno, ha espresso forti preoccupazioni sull’universo anarchico e antagonista: “È una realtà e un segmento che guardiamo con attenzione perché non escludiamo il passaggio alla soluzione clandestina da parte di singoli soggetti. C’è attenzione più che allarme, perché la componente anarchica a Torino ha fatto registrare azioni imprevedibili”.

Cospito, intanto, prosegue il suo sciopero della fame contro il 41bis. Quando ormai siamo a quasi due mesi e mezzo di protesta, le sue condizioni fisiche cominciano a destare qualche preoccupazione nei medici: il peso corporeo è sceso di 35 kg e si registra una carenza di potassio nelle sue analisi. “Alfredo ha il morale alto, è stato spostato di cella e durante l’ora d’aria ora può incontrare altri tre detenuti. Per risolvere i cali glicemici sta assumendo del miele”, ha detto la sua dottoressa di fiducia, Angelica Milia, ai microfoni di Radio Onda d’Urto.