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di Giuseppe Salvaggiulo

La Stampa, 6 luglio 2023

La nomina del Procuratore di Firenze si era caricata di forti significati politici, per le inchieste su politica e mafia. Il voto del Csm per il procuratore di Firenze segna uno strappo istituzionale e una svolta politica. Filippo Spiezia è stato scelto dopo un ballottaggio al fotofinish: 15 voti sia per lui sia per Ettore Squillace Greco. Da regolamento, in caso di parità prevale il più anziano. Tranne in un caso: quando vota il vicepresidente del Csm, vale doppio. Questo è successo. Il vicepresidente Fabio Pinelli ha votato, ribaltando l’esito della contesa. Si tratta di un inedito istituzionale. Non l’unico.

La decisione di Pinelli è maturata in mattinata, quando alla conta dei voti s’è scoperto che Spiezia, magistrato moderato sostenuto dalla destra politico-giudiziaria, non aveva più i numeri. Convulsi conciliaboli, poi la decisione di schierarsi.

Il vicepresidente del Csm, che è uno dei 10 componenti laici eletti dal Parlamento, ha legittimo diritto di voto. Ma per prassi lo esercita con parsimonia. In questo caso, le ragioni della prudenza erano accresciute: raramente il vicepresidente vota su uffici territoriali e ancor più raramente se il Csm è spaccato; la nomina del Procuratore di Firenze si era caricata di forti significati politici, per le inchieste su politica e mafia; Pinelli aveva ricoperto fino al momento dell’elezione al Csm due incarichi professionali da avvocato in cui era controparte del procuratore di Firenze, come difensore dell’avvocato renziano Alberto Bianchi nel processo sulla fondazione Open e come patrocinatore del Senato nel conflitto tra poteri davanti alla Corte Costituzionale sollecitato da Renzi contro la Procura di Firenze.

Nonostante ciò, Pinelli ha votato. Ed è stato decisivo per determinare quella “discontinuità” nella Procura di Firenze ripetutamente invocata da Renzi, che peraltro di Pinelli è grande estimatore come ha testimoniato anche recentemente incontrandolo nella sua città. Pinelli ha rivendicato il suo comportamento richiamando un’imprecisata “prassi costituzionale”. Viceversa i consiglieri progressisti di Area lo hanno accusato di aver “rotto la prassi, dando all’esito della votazione una netta portata politica”.

L’operazione Firenze nasce da lontano. Nel luglio scorso, la nomina del nuovo procuratore era stata definita dal vecchio Csm “urgente”, tanto da subire un’accelerazione. Quando sembrava prossima la nomina di Ettore Squillace Greco, già pm a Firenze e “in continuità” con la gestione precedente, era stato Alessio Lanzi, già avvocato di Berlusconi e consigliere in quota Forza Italia, a bloccarla.

Nuovo Csm, nuovi equilibri. Squillace Greco era dunque stato additato come “toga rossa” al pari dei vertici della Procura fiorentina, Luca Turco e Luca Tescaroli, invisi rispettivamente il primo a Renzi; il secondo Berlusconi; nonché a Verdini.

L’impallinamento si è sviluppato prima a livello politico, poi nel Csm. Fino al voto decisivo di Pinelli. Che in fondo ha fatto, quattro anni dopo e al netto di notturni convivi come quello dell’hotel Champagne, ciò che Ferri Lotti e Palamara non riuscirono a far fare a David Ermini, che avevano issato alla vicepresidenza con un’operazione definita “la vittoria più bella del renzismo”. I tre pretendevano esattamente che Ermini votasse sulle nomine dei procuratori più strategici (Roma e Perugia in primis, Firenze dopo aver “tolto dai coglioni” Creazzo), perché il suo voto sarebbe stato decisivo per spostare gli equilibri. E si inalberarono (“Totale delusione, mi rode il culo”) quando costui si rifiutò.

In quattro anni, Ermini non ha mai votato sulla nomina di un procuratore. Anche in passato, casi di vicepresidenti che si espongono così sono quantomeno rari. Perciò il voto di Pinelli ha un forte significato istituzionale. Il vicepresidente rappresenta nel Csm il presidente di diritto, che è il capo dello Stato. Di qui il suo ruolo super partes. Un garante, non un capo politico. A meno che non diventi ago della bilancia tra fazioni.

Dal punto di vista politico, da oggi al Csm si consolida una maggioranza politica (membri laici e togati) blindata e omogenea a quella parlamentare. Il procuratore di Firenze viene nominato sulla base di un gradimento politico, nel segno dell’asse destra-Renzi che sulla giustizia è saldissimo. Vedi le lodi sperticate a Nordio, che peraltro non aveva perso tempo a mandare un’ispezione alla Procura di Firenze, su richiesta di Renzi. E proprio sul ddl Nordio a breve lo stesso Csm dovrà esprimere un parere. Che il ministro attente con fiducia. Non si fa fatica a capire perché.