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di Valentina Stella

Il Dubbio, 4 aprile 2023

Sit in davanti al tribunale di Roma con Elly Schlein e il Garante Palma. A fine mese il Gup deciderà se mandare alla sbarra gli 007 egiziani, inviare gli atti alla Consulta, o chiudere il caso.

Sul caso Regeni la Procura di Roma chiede un intervento della Consulta. La richiesta al gup è arrivata dal procuratore capo Francesco Lo Voi, in aula insieme con il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, nel corso della nuova udienza preliminare sull’omicidio del ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso in Egitto nel 2016. Una richiesta finalizzata a sbloccare il processo, che si trova ancora in una fase di stallo.

La procura in particolare ha sollevato la questione di costituzionalità dell’articolo 420 bis nella parte in cui prevede che l’assenza di conoscenza del processo da parte dell’imputato derivi dalla mancata attivazione della cooperazione dello Stato estero. Il gup scioglierà la riserva il 31 maggio: in quell’udienza il giudice potrebbe accogliere la richiesta della Procura e inviare atti alla Corte Costituzionale o decidere per il non luogo a procedere, oppure mandare gli imputati a giudizio.

Imputati sono quattro 007 egiziani: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati a vario titolo di sequestro di persona pluriaggravato, lesioni aggravate e concorso in omicidio aggravato. Nei giorni scorsi l’avvocatura dello Stato ha depositato una memoria al Tribunale di Roma con cui chiede che si celebri il processo nei confronti dei quattro 007 egiziani facendo riferimento, in particolare, alla riforma dell’articolo 420 bis della riforma Cartabia, ritenendo che questa abbia aperto alla possibilità di svolgere il procedimento anche in assenza degli imputati lasciando maggiore discrezionalità al giudice sul punto della conoscenza del procedimento e della scelta di sottrarsi al processo in maniera “volontaria e consapevole”.

Nell’udienza di oggi era prevista la testimonianza in aula della premier Giorgia Meloni e del ministro degli Esteri Antonio Tajani ma nelle scorse settimane l’avvocatura dello Stato aveva comunicato che i due rappresentanti del governo non avrebbero deposto perché il contenuto dei colloqui avuti col presidente egiziano al-Sisi non è divulgabile.

Prima dell’udienza, fuori dal tribunale si è svolto un sit in per chiedere verità e giustizia per Regeni a cui ha partecipato anche la segretaria del Pd Elly Schlein e il Garante nazionale per i diritti delle persone private della libertà personale Mauro Palma. “Noi siamo sempre più convinti, dopo aver ascoltato oggi le parole del procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi, che il processo per il sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio Regeni vada fatto in Italia e debba iniziare prima possibile”, spiega l’avvocata Alessandra Ballerini, con i genitori di Giulio Regeni, Paola e Claudio, dopo l’udienza. “Lo pensiamo non solo per Giulio, ma perché venga sancito il principio che i cittadini italiani non possono essere sequestrati, torturati e uccisi, non possono subire la violazione dei loro diritti fondamentali, nell’assoluta impunità, perché gli aggressori si sottraggono al processo abusando del nostro sistema di diritto e di garanzia - ha aggiunto la legale - Nessuno vuole negare il diritto di difesa a queste quattro persone, ma che vengano, si facciano processare e si difendano. Ringraziamo tutte le persone che nel mondo non solo ci sostengono emotivamente, ma stanno facendo indagini per noi, molto preziose. Stateci vicino”.

“Sono andata a esprimere di nuovo vicinanza alla famiglia di Giulio Regeni e alle tante persone che in questi anni non hanno mai smesso di chiedere verità e giustizia. Crediamo fortemente che il processo ai suoi assassini debba andare avanti”, scrive sui social Schlein prima dell’udienza. “Stamattina sono rimasto molto perplesso del fatto che non ci fossero i segretari dei vari partiti insieme a me e ai genitori di Giulio Regeni davanti al tribunale di Roma per chiedere che si possa proseguire il procedimento a carico dei responsabili egiziani”, commenta Palma. Per il quale occorre “coralità effettiva” sulla vicenda: “sono certo che il governo stia facendo dei tentativi, ma su temi come questi mi aspetto che siano presenti anche le parti istituzionali”.