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di Giovanni Bianconi

Corriere della Sera, 8 settembre 2023

Contestato il meccanismo di scelta del procuratore generale aggiunto e del primo presidente aggiunto, in base al quale le decisioni sono scontate. Si può calcolare anni prima chi avrà i requisiti per candidarsi e prevedere se qualcuno li avrà.

Cassazione, se la regola è una mannaia - Il Consiglio superiore della magistratura ha votato ieri i nuovi numeri due della Cassazione, cioè il procuratore generale aggiunto e il primo presidente aggiunto, Alfredo Viola e Pasquale D’Ascola; candidati naturali a diventare i numeri uno nel 2025, quando andranno in pensione gli attuali vertici. Le decisioni prese ieri in commissione erano scontate come la prossima ratifica in plenum, poiché i due nominati (entrambi magistrati che godono di ottima fama) non avevano di fatto concorrenti in virtù di una riforma dello scorso anno, secondo cui anche alle funzioni direttive superiori della Cassazione si applicano i requisiti per gli uffici direttivi e semidirettivi di tribunali e corti d’appello: chi fa domanda deve avere quattro anni di lavoro davanti, e almeno altrettanti trascorsi nell’ufficio di provenienza.

Una regola che estesa a pm e giudici di legittimità (tranne che per i due incarichi apicali, pg e primo presidente) s’è tramutata in mannaia, giacché in Cassazione si arriva solitamente nella fase finale della carriera. Per il posto preso da Viola (già sostituto pg e ora segretario generale del Csm) erano in lizza altri due candidati ma nessuno degli avvocati generali (un gradino sopra ai sostituti pg) tagliati via dalla riforma; D’Ascola invece non aveva avversari perché nessun altro degli oltre cinquanta presidenti di sezione aveva il doppio requisito richiesto dalla riforma. E quando fra 2 anni D’Ascola diventerà primo presidente, c’è chi ha già calcolato che nessun presidente di sezione potrà candidarsi al suo posto, lasciando campo libero a giudici destinati a scavalcare decine di magistrati di maggiore anzianità e esperienza. Una “distorsione” già denunciata al Csm dal pg Luigi Salvato, mentre uno degli esclusi ha sollecitato il Tar a investire la Corte costituzionale. Per evitare, se il Parlamento non ci ripenserà, che la scelta del migliore sia affidata solo all’anagrafe e ai calendari delle nomine precedenti.