sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Pierluigi Spagnolo

Gazzetta dello Sport, 10 giugno 2022

Il costituzionalista e il voto di domenica: “Se non si arrivasse al 50+1, comunque sarebbe una spinta per il Parlamento”.

Professor Cassese, domenica voteremo per i referendum, cinque quesiti sui temi della giustizia. Cosa si aspetta?

“Lo stato della giustizia in Italia è molto critico. Sei milioni di cause pendenti. Una media di più di sette anni per concludere i tre gradi di giudizio in sede civile e di più di tre anni in sede penale. Negli ultimi vent’anni, ogni anno, mille decisioni di ingiusta detenzione. Fuga dalla giustizia, a causa del ritardo. Fiducia decrescente nella giustizia. Il lavoro iniziato dalla ministra Marta Cartabia va nella giusta direzione, ma il Parlamento frena. É vero che è difficile fare riforme con i referendum, perché sono solo abrogativi e perché richiedono solo una risposta: sì o no. Ma è vero altresì che i referendum possono svolgere un ruolo sollecitatorio o sostitutivo. È vero che alcuni dei quesiti riguardano argomenti minimi e altri sono male formulati. Ma una larga partecipazione al voto referendario e una risposta positiva possono servire per stimolare una riforma necessaria, con la quale il Parlamento deve porre rimedio anche ad altre questioni, come la scarsa indipendenza dell’ordine giudiziario, a causa della forte politicizzazione di una parte di esso, di una presenza di magistrati nelle amministrazioni, nei corpi legislativi e nei vertici politici, che fa dubitare i cittadini della piena imparzialità dell’ordine giudiziario”.

Tra i quesiti, ce n’è uno che ritiene particolarmente importante, sul quale è giusto che prevalga il sì?

“Pur con le riserve che ho già indicato, ritengo importante il quarto quesito, quello della scheda grigia, che riguarda la valutazione dei magistrati. Oggi il Consiglio superiore della magistratura non distingue tra magistrati, per cui tutti hanno il massimo dei voti. Occorre invece che vengano valutati e che non vengano valutati soltanto da loro colleghi, ma anche da avvocati e professori nei consigli giudiziari. Un altro quesito riguarda le misure cautelari, perché si abusa della carcerazione preventiva. Ripeto, tuttavia, che questo referendum ha un significato complessivo di stimolo, perché si provveda rapidamente a completare il varo della riforma Cartabia e si continui su quella strada, perché molti altri sono i passi da fare”.

Su materie così tecniche, non sarebbe più giusto che si pronunciasse il Parlamento?

“Lo penso anch’io, ma, se il Parlamento non si muove, occorre che si esprima il popolo direttamente, attraverso il referendum”.

Entriamo più nel merito dei cinque quesiti...

“Il primo, quello della scheda rossa, relativo alla legge del 2012 che prevede sospensione, incandidabilità e decadenza per chi sia condannato per più di due anni, riguarda una norma che colpisce anche le persone non definitivamente condannate. Quindi, colpisce anche le persone che sono state condannate in primo grado e assolte in secondo grado. Inoltre, è una norma errata perché prevede un automatismo, perché potrebbero essere gli stessi giudici ad irrogare, tra le pene accessorie, la incompatibilità o incandidabilità, quando giudicano, caso per caso. Per il secondo quesito, quello relativo alle misure cautelari, scheda arancione, che riguarda una parte dell’articolo 274 del codice di procedura penale, come ho già detto, attiene all’abuso della carcerazione preventiva e colpisce soltanto la carcerazione preventiva per pericolo di reiterazione del reato”.

Parliamo agli altri...

“Il terzo quesito, quello relativo alla separazione delle carriere, contenuto nella scheda gialla, prevede che non si possa passare dalla magistratura requirente o inquirente (pubblico ministero) alla magistratura giudicante, e viceversa. Le due funzioni sono interamente diverse. Una accusa, l’altro giudica. Richiedono anche preparazioni diverse. Il quarto quesito, quello relativo alla valutazione, contenuto nella scheda grigia, permette che alle valutazioni di magistrati partecipi una minoranza di avvocati e professori, così come oggi nel Consiglio superiore della magistratura vi sono membri che non provengono dalla magistratura, ma sono eletti dal Parlamento. L’ultimo quesito, quello riguardante l’elezione del Csm, contenuto nella scheda verde, consente di candidare un magistrato per l’elezione al Csm senza previamente raccogliere firme di presentazione, che sono oggi tra 25 e 50; si tratta di una modifica molto piccola che è rivolta ad evitare che per candidarsi i magistrati si appoggino alle correnti, e quindi è diretto ad evitare la “sovranità” delle correnti dentro il Csm”.

Il rischio è di non raggiungere il quorum, vanificando ancora una volta la validità del referendum. Si è discusso spesso dell’opportunità di eliminare questo vincolo...

“Se si considera quello che ho detto, cioè il significato sollecitatorio di un risultato referendario, il problema del quorum è meno importante. Basta che un largo numero di cittadini esprima la propria opinione, anche se il risultato positivo non c’è, perché spingerà il Parlamento a provvedere”.

Sempre domenica c’è anche un voto amministrativo in città importanti come Genova, Verona e Palermo, per esempio. Può essere considerato un test politico, con effetti sul governo?

“Lo stato attuale delle forze politiche è talmente magmatico che ogni sondaggio e ogni elezione locale diventa un test politico. L’assenza di riflessioni a più lungo termine, di programmi, di forze politiche che siano davvero partiti-associazione, con una base, congressi, strutture sociali vitali, fa sì che le forze politiche siano ormai ridotte a un leader e alla sua corte, più o meno litigiosa. Ne deriva che c’era uno spasmodico interesse a “prendere la temperatura” dell’elettorato ogni giorno. Quest’ultimo, a sua volta, è estremamente fluido, tant’è vero che vi sono forze politiche che, in pochi anni, hanno raddoppiato o dimezzato il loro seguito, e in qualche caso prima raddoppiato poi dimezzato il proprio seguito”.

Dopo le regole anti-Covid, anche la guerra evidenzia le differenze nella maggioranza. Il governo reggerà?

“Sono ottimista. Il governo reggerà perché non vi sono reali alternative, elezioni politiche generali sono vicine e bisogna portare avanti l’attuazione del piano di ripresa”.

Che cosa può succedere nel prossimo autunno?

“Continui malesseri, ma non una vera propria malattia: questa è la mia previsione o, se vuole, la mia speranza”.

Ci aspetta una campagna elettorale permanente, fino alle Politiche del 2023?

“Ormai siamo in una campagna elettorale continua. Comincia immediatamente dopo le votazioni e non smette. Le cause sono note. Da un lato, la fluidità dell’elettorato; dall’altro l’inconsistenza delle forze politiche. Infine, un sistema elettorale in continuo cambiamento, che non riesce a consolidare una maggioranza duratura, di durata almeno quinquennale”.

Qual è il suo giudizio sul premier Draghi e sul governo?

“Sta facendo complessivamente bene, anche se non riesce ad attivare tutte le forze del Paese. Avrebbe la possibilità di fare molto di più se riuscisse ad andare oltre l’ascolto del battibecco quotidiano e si dotasse di quadri intermedi di formazione meno arcaica”.

Il Pnrr era pensato per il rilancio del Paese dopo la pandemia. La guerra e i rincari dell’energia cambiano tutto. Rischiamo di perdere i fondi?

“Non credo che rischiamo di perdere i fondi europei, anche se qualche ritocco va fatto, in particolare per la debolezza delle strutture pubbliche del Sud”.

C’è il rischio che una parte dei fondi del Pnrr possa finire in mani “poco limpide”?

“Questo continuo evocare e ingigantire i pericoli della mafia e della corruzione è dannoso per il Paese. Occorre non fidarsi delle percezioni, ma affidarsi alle rilevazioni dei dati reali, che consentono di ridimensionare l’immagine dell’Italia come un Paese governato dalla mafia e della corruzione”.