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di Romano Pitaro

Corriere della Calabria, 31 marzo 2024

Creme e pan di Spagna, figurativamente, fanno dolce il carcere. O meglio: un laboratorio di pasticceria aiuta, perché no?, a concretizzare il “sogno” dell’articolo 27 della Costituzione: rendere la pena “non disumana e degradante”, ma utile a rieducare chi ha sbagliato. E’ apprezzabile la disponibilità della Camera penale di Catanzaro “Alfredo Cantàfora” a sostenere il laboratorio di pasticceria del carcere Ugo Caridi del capoluogo. Un progetto avviato nel 2020, aderendo al bando della “Fondazione con il Sud” per la formazione professionale dei detenuti.

Quando s’iniziò a parlarne, sollecitati dal libro “DolciCreati” (editore “Città del Sole”) curato da Ilaria Tirinato e con la prefazione di un maestro pasticcere di fama internazionale, ci si chiese cos’avessero in comune Luca Montersino, che calca le scene della cucina più trendy in tv e quando non è in Italia è a New York o a Tokio, con i detenuti - pasticceri dell’Ugo Caridi.

La risposta si rinvenne nella passione a fare le cose che, quand’è autentica, può arricchire l’umanità di chi dà e di chi riceve. Il punto, però, è che sebbene sia lodevole agevolare (e moltiplicare) progetti come “DolciCreati”, non si esce dai gironi infernali delle carceri, se non si decide di affrontare con risolutezza le asperità che da decenni, inasprendosi progressivamente, vedono lo Stato abdicare ai suoi doveri di civiltà.

Vale anche per la Calabria. Dove - si legge in una lettera al ministro della Giustizia Nordio e al capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Russo, firmata dal presidente del Consiglio regionale Mancuso e dal Garante dei diritti dei detenuti Muglia - i dodici istituti di pena sono in sofferenza.

Sovraffollamento quasi dappertutto. Con valori elevati nella Casa circondariale di Reggio Calabria Arghillà (+ 98), Cosenza (+ 57), Crotone (+ 44) e la Casa di reclusione di Rossano (+ 52). In alcuni istituti, peraltro, sono presenti camere detentive (dotate di letti a castello) che ospitano fino a 6/8 persone.

Pessime le condizioni strutturali; in più parti vecchie e prive di manutenzione, aggravate dall’inadeguatezza di molte camere detentive (con schermature di pannelli opachi in plexiglass alle finestre o senza di docce) e dall’insufficienza delle aree per la socialità, i passeggi e i colloqui.

Gravi le carenze di personale di polizia penitenziaria: - 100 Catanzaro, - 70 Vibo Valentia, - 42 Rossano, - 37 Palmi, - 36 Reggio C. Arghillà. Peggio per gli educatori in servizio: mediamente un educatore ogni 100 detenuti. E poi l’elevata percentuale di detenuti stranieri, che in alcune carceri appartengono a 20 nazionalità, mentre i mediatori linguistico -culturali sono pochissimi: solo in 3 istituti.

Allarmante il capitolo sucidi ed “eventi critici” Nel 2023, in Calabria, si sono verificati 150 tentativi di suicidi e 4 suicidi. Nel 2024 c’è già stato un nuovo suicidio. E c’è di più. Dal 1 gennaio 2024 al 20 marzo 2024 si sono registrati 2.219 eventi critici, 26 tentativi di suicidio, 110 atti di autolesionismo e 25 aggressioni ai danni della Polizia penitenziaria.

Un cahier de doléances che, se non si interviene con misure veloci e dirompenti, non solo vanifica gli sforzi culturali per mettere in relazione “mondi” separati dalle sbarre e che se non dialogano schiacciano la speranza del riscatto, ma presagisce scenari più cupi.