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lanuovacalabria.it, 7 aprile 2024

“Nel carcere di Rossano abbiamo un detenuto modello che si chiama Angelo Marino, condannato per omicidio di camorra ma totalmente innocente, recluso per pura convinzione della corte. Stiamo preparando la revisione del suo processo tramite l’avvocato Baldassare Lauria, ma intanto lui è dentro da 11 anni, nel silenzio e nell’ombra”. È la denuncia pubblica di Bo Guerreschi, presidente dell’Ong internazionale “Bon’t worry”, nel corso di un convegno sui diritti fondamentali svoltosi nell’auditorium del Centro di giustizia minorile di Catanzaro, promosso dalla stessa organizzazione su iniziativa dell’ex senatrice Silvia Vono, che ne è dirigente nazionale, e cui da remoto ha partecipato il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto.

“Ciononostante, Angelo non si abbatte e, anche per via della nostra presenza e del nostro sostegno, sta studiando - ha raccontato Guerreschi - e sta occupandosi di progetti di grande respiro, grazie al suo talento, alla sua forza di volontà e alla fiducia nei propri mezzi intellettuali e morali. Volevo che sapeste questa storia, perché l’unico modo per riflettere sullo stato della giustizia e delle carceri dell’Italia è raccontare i fatti con il coraggio della verità e con l’animo di contribuire anzitutto a cambiare la cultura dominante, che nel nostro Paese tende a oscurare il principio di non colpevolezza e quello della rieducazione del condannato.

Mi rivolgo allora al viceministro della Giustizia, uomo di diritto e di democrazia, perché - ha concluso Guerreschi - porti avanti una causa fondamentale che appartiene a tutti, cioè l’applicazione reale di tre princìpi costituzionali: di innocenza della persona, di rieducazione e di trattamento, in caso di condanna, mai contrario al senso di umanità. Con la nostra Silvia Vono e tutti gli altri, continueremo - sottolinea la presidente Guerreschi - a impegnarci senza sosta per tutelare le vittime di violenza e per rieducare i detenuti insieme alle istituzioni pubbliche, anche con programmi universitari nel territorio calabrese”.

Il garante dei detenuti: “Pochi educatori e psichiatri negli Ipm” - Maggiore attenzione sulla sfera minori è stata proiettata dall’avvocato Luca Muglia, Garante regionale per i diritti dei detenuti, che ha denunciato l’assenza di educatori e psichiatri all’interno degli istituti penitenziari minorili calabresi, specificando come ognuna di queste prassi sia già stata segnalata all’ente regionale. “La Calabria è sempre stata all’avanguardia sulla giustizia minorile - ha affermato Muglia - Bisogna però prestare attenzione alla tutela delle garanzie per i giovani detenuti, atteso l’inasprimento del decreto Caivano. Paghiamo lo scotto di non essere intervenuti in tempi non sospetti, averlo fatto in un momento emotivamente particolare ha costretto il legislatore ad intervenire in modo repressivo”.