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di Corrado Zunino

La Repubblica, 13 agosto 2023

Dalla difficoltà a gestire i bambini alla mancanza di psicologi. Chi decide di uccidersi spesso deve scontare pene brevi: ma non ce la fa. La giovane ultrà della Sanremese persa nella droga. La donna nigeriana che voleva vedere il figlio di 4 anni, autistico. Gli ultimi due suicidi, entrambi nel carcere delle Vallette di Torino, illuminano una realtà sconosciuta: le donne in detenzione.

Sono 2.510 su 57.749 reclusi, il 4,3 per cento di una popolazione carcerata che quest’anno è cresciuta ancora. Le Vallette sono il centro di una crisi di civiltà che attraversa il nostro Paese: nella Casa circondariale Lorusso e Cutugno due mesi fa si è tolta la vita una terza donna, lei aveva 52 anni, era finita in cella dopo aver tentato di strangolare il compagno ed era a due mesi dal fine pena. Su 1.400 ristretti, nel carcere di Torino le donne sono 78. Tre, ecco, si sono tolte la vita. Nessun altro istituto (sono 192 nel Paese) ha registrato suicidi di detenute quest’anno, dice il rapporto presentato a inizio agosto dall’Associazione Antigone.

Le donne carcerate nell’ultima stagione sono cresciute dell’8,8 per cento, più degli uomini, più degli stranieri. Nel 2022, l’anno peggiore per i suicidi nelle carceri italiane, si sono tolte la vita 85 persone: 80 maschi e 5 femmine. Dal 2000, i suicidi sono stati 1.308. Donatella, 27 anni, origini albanesi, alcuni furti da ragazza, l’anno scorso aveva scritto a Maria De Filippi: “Aiutami, voglio smetterla di farmi del male”. La sua lettera, inviata dal carcere di Montorio, Verona, è arrivata tardi. Il giudice di sorveglianza si è sentito in dovere di chiedere scusa al padre: “Abbiamo fallito tutti”. E, per dire della condivisione forzata di un dramma quotidiano, negli ultimi vent’anni si sono tolti la vita 147 agenti di polizia penitenziaria.

Metà strutture senza direttore - “Le donne soffrono di più”, dice Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà. “In carcere, a proposito della detenzione femminile, troppo comunemente tutto diventa situazione psichiatrica. Il disagio della mente indubbiamente si avverte, ma basterebbe introdurre un numero massiccio di psicologi e operatori sociali, mediatori ed educatori”. Palma dice anche: “I soldi che arrivano per le carceri bisogna saperli spendere”. Metà delle strutture non ha un direttore proprio.

Il Garante nazionale si costituirà, nei possibili processi, come persona offesa per gli ultimi due suicidi. Nel caso della donna nigeriana, “l’amministrazione penitenziaria ha classificato il decesso di una donna che si è lasciata morire di fame come morte per cause naturali”.

Degli 85 suicidi del 2022, 33 sono stati di persone con fragilità sociali o personali, 49 reclusi si sono uccisi nei primi sei mesi di detenzione, 21 nei primi tre mesi, nove nelle prime ventiquattr’ore. Cinque sarebbero stati liberi entro un anno, 39 avevano una pena residua inferiore a tre. Dieci persone si sono uccise ad agosto. Quest’anno i suicidi sono già 47, l’ultimo ieri, l’ha fatta finita all’interno della casa di reclusione di Rossano, in provincia di Cosenza.

La chiesa: “Rieducare, missione fallita” - “Il carcere ha fallito la missione affidata dalla Costituzione: rieducazione e reinserimento. È diventato una discarica sociale, il ricettacolo di tutto quello che la società produce”. Lo dice Don Franco Esposito, direttore della pastorale carceraria della Chiesa di Napoli. Non c’è rieducazione se il 62 per cento di chi oggi trascorre in carcere l’estate, in cella c’è già stato. Se più della metà dei reclusi potrebbe usufruire di pene alternative.

Le donne finiscono in galera per reati di sfruttamento o favoreggiamento della prostituzione, truffa informatica, furto. E anche qui dentro conoscono la discriminazione. Solo quattro istituti italiani - Venezia, Roma, Pozzuoli, Trani - sono destinati esclusivamente alle donne, gli altri sono pensati per i maschi e adattati con sezioni femminili. “Le detenute non possono fare teatro, corsi di musica, hanno pochi educatori”, racconta una ristretta di Como. Sono quattromila i bambini separati dalle madri: per legge possono crescere in aree all’interno delle strutture, accade poche volte.

Si impazzisce di caldo - In carcere si impazzisce di caldo, per esempio. L’aria che filtra dalle finestre è poca per via delle lamiere saldate alle finestre. Sono presenti, dice il rapporto di Antigone, nella metà dei casi. La notte in molti istituti viene chiuso il blindo, la porta di ferro all’ingresso della cella, un muro che ferma l’aria. Nel 50 per cento delle celle italiane non c’è doccia, dal 2005 sarebbero obbligatorie. I frigoriferi vicini alla branda sono cosa rara, molti istituti non hanno nemmeno il frigo di sezione: non c’è acqua fresca a disposizione.

Ad Aversa e Augusta non esiste acqua corrente, arriva con le cisterne. Nelle scorse ore ci sono state proteste, al riguardo, nel carcere di Ravenna e in quello di San Cataldo, a Caltanissetta. Avellino è rimasto senz’acqua per diversi giorni. L’istituto penitenziario di Vercelli, costruito tra le risaie, vive dentro un caldo opprimente da fine maggio a settembre. Non ci sono ventilatori e le persone detenute hanno presentato una petizione per poterli acquistare con i propri mezzi. A Tempio Pausania i condannati contribuiscono a pagare la corrente utilizzata per frigoriferi e i ventilatori.