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di Domenico Agasso

La Stampa, 19 aprile 2024

Le denunce dal servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia: sempre più discriminazioni, mancano investimenti e inclusione, gli immigrati pagano un alto prezzo. “Ormai il diritto di asilo è al tramonto. Le decisioni politiche acuiscono gli ostacoli burocratici”. Si registrano sempre più discriminazioni, mancano investimenti e inclusione, gli immigrati pagano un alto prezzo. “Ormai il diritto di asilo è al tramonto. Le decisioni politiche acuiscono gli ostacoli burocratici”. Sono le denunce del Centro Astalli, il servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia, in occasione della presentazione del “Rapporto” annuale, da cui emerge che mai ci sono stati “così tanti migranti morti: oltre 3mila solo sulla rotta mediterranea”; nel mondo più di 8.500.

L’accoglienza “da diritto sta diventando una concessione, e spesso intesa come luogo di confinamento più che occasione per ricominciare un’esistenza progettuale. Un sistema di accoglienza pubblico che si frammenta e rimanda le opportunità di inclusione a una “seconda fase” accessibile a pochi è lesivo di percorsi di accoglienza e integrazione”. È quanto segnala il report del Centro Astalli. Politiche migratorie, “restrittive, di chiusura, se non addirittura discriminatorie - si legge - acuiscono precarietà, esclusione e marginalità delle persone migranti. Alto è il prezzo che stanno pagando i rifugiati anche in Italia per la mancanza di investimenti in protezione, accoglienza e inclusione: aumento delle vulnerabilità fisiche, sanitarie e psicologiche a seguito di viaggi sempre più lunghi e difficili, in mano ai trafficanti, in assenza di vie alternative legali di ingresso; ostacoli burocratici per l’accesso alla richiesta di protezione; un ridotto numero di posti in accoglienza; tagli ai costi dei servizi di inclusione; mancanza di opportunità abitative autonome e conseguente impossibilità a immaginare un futuro; marginalizzazione sono solo alcune delle criticità”.

Se si guarda al quadro d’insieme del 2023 “dal globale al locale, la questione migratoria non viene certamente affrontata dal punto di vista delle persone che si mettono in viaggio. La trasformazione del sistema di accoglienza in Italia ha inferto un duro colpo a quell’accoglienza diffusa che ha caratterizzato negli ultimi anni l’impegno di molte realtà a servizio dei migranti forzati”. Secondo il Centro Astalli, invece, “l’accoglienza diffusa, che porta con sé una quotidiana interazione tra cittadini e rifugiati, indica la strada per costruire un’Italia diversa, più preparata a cogliere le opportunità dell’incontro”.

Con il passare degli anni l’iter burocratico “che affrontano i migranti forzati per il rilascio del permesso di soggiorno sta diventando sempre più lungo e farraginoso. Vite instabili si scontrano con i cambiamenti delle normative e delle prassi dei singoli uffici, che rendono ogni questione burocratica un potenziale labirinto senza uscita”. Il Centro Astalli parla di “tramonto del diritto di asilo. Ad attese lunghe, anche dodici mesi per il rilascio di un documento temporaneo, idoneo ad esempio all’accesso a servizi pubblici e alla ricerca di lavoro, si sommano gli ostacoli amministrativi che ne derivano, come l’impossibilità dell’ottenimento dello Spid, dell’apertura di conti bancari, dell’attivazione di tirocini e contratti lavorativi”.

L’anno scorso “il Centro Astalli, grazie al sostegno dell’Elemosineria Vaticana, ha erogato contributi per il pagamento delle tasse necessarie al rilascio del permesso di soggiorno e titolo di viaggio per 463 rifugiati, per lo più nuclei familiari originari dell’Afghanistan. Nel momento in cui le persone iniziano, con difficoltà, il loro percorso in Italia viene loro chiesto un pagamento non irrilevante. Più soli, invisibili, marginalizzati, spaesati, numerosi sono stati i cittadini stranieri che si sono rivolti agli sportelli del servizio legale con permesso di soggiorno per Protezione speciale in scadenza. Se pensiamo che in passato questa forma di protezione veniva concessa dalle Commissioni Territoriali allo scopo di “sanare” diversi tipi di situazioni, ci rendiamo facilmente conto delle conseguenze negative che le decisioni politiche prese avranno su molte persone”.

I processi di “semplificazione in atto nel tentativo di contenere le migrazioni, non solo sono destinati a fallire nel tempo, ma rendono gli spostamenti e i viaggi dei migranti ancora più mortali e difficili. Sono 8.541 le persone che hanno perso la vita lungo le rotte migratorie di tutto il mondo nel corso del 2023, anno in cui sono stati registrati più morti in assoluto: 3.105 le persone morte e disperse nel mar Mediterraneo, più di 29mila in totale le vittime dal 2014 secondo dati Oim”.

Le risposte politiche a queste “tragedie - evidenzia il Rapporto 2024 - hanno visto l’inasprimento del contrasto all’attività delle navi umanitarie, la realizzazione di accordi economici per dissuadere gli arrivi, aumentare i rimpatri e cooperare con regimi antidemocratici; l’emanazione di regole di accesso più rigide per i richiedenti asilo in Europa, compresi i minori, mettendo una seria ipoteca sul rispetto dei diritti di persone già duramente provate da situazioni caratterizzate da persecuzioni e violenze subite nei Paesi di origine e in quelli di transito. Strategia onerosa quella dell’esternalizzazione delle frontiere - aggiunge - unita alla pratica dei respingimenti e delle espulsioni illegali, con metodi brutali e coercitivi lungo le rotte europee, con la conseguenza che centinaia di migliaia di persone rimangono imprigionate in terre di mezzo, e vedono aumentare il carico dei traumi a cui sono sottoposti”.

Lo stato generale “di fragilità trova riscontro nelle quasi 10mila visite mediche, di base e specialistiche svolte presso il SaMiFo (+15% a fronte di un’utenza aumentata solo dell’1,6%). Oltre alla vulnerabilità evidente per persone portatrici di condizioni oggettive (anziani, minori, donne in gravidanza) o di diagnosi già acclarate, esiste nel mondo dei rifugiati una vulnerabilità più nascosta, spesso legata ai traumi vissuti e non ancora elaborati che per emergere e cominciare una cura ha bisogno di tempo, attenzione e di un’accoglienza dentro luoghi idonei. Pensare di riservare un’accoglienza, sia in termini di alloggio che di documenti, ai soli soggetti vulnerabili, significa scegliere di contribuire ad accrescere il numero delle persone vulnerabili”.

Su un totale di 235 persone accolte dal Centro Astalli a Roma, una persona su sei è stata vittima di tortura e violenza, e una su 5 ha una vulnerabilità sanitaria. Lo registra il nuovo Rapporto Astalli 2024 presentato oggi a Roma, Le realtà della rete territoriale del Centro Astalli nel 2023 hanno accolto complessivamente 1.177 persone, secondo un modello di intervento che mette al centro la promozione della persona e che costruisce integrazione dal primo giorno. Il Centro Astalli ha continuato a investire in forme di co-housing tra studenti universitari rifugiati e italiani. Due dei ragazzi ospitati, provenienti dal Sud Sudan e dal Burundi, sono arrivati a Roma grazie al programma dei Corridoi universitari per rifugiati (Unicore) promosso dall’Unhcr.

Stop alla “propaganda” come pure alle “semplificazioni” nell’affrontare il fenomeno migratorio. L’appello arriva da padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, in occasione della presentazione della ventitreesima edizione del Rapporto annuale. Il dossier mostra l’attività compiuta nel 2023 con richiedenti asilo e rifugiati che si sono rivolti ai servizi dei Gesuiti per i rifugiati: circa 11mila le persone accompagnate a Roma, 22mila se consideriamo tutto il territorio nazionale nelle sedi di Bologna, Catania, Grumo, Nevano, Vicenza, Padova, Palermo e Trento.

Invece di una gestione “complessa in Europa assistiamo a un arretramento nel diritto d’asilo”, sottolinea Ripamonti ricordando il nuovo Patto Ue sui migranti: da pochi giorni “il Parlamento Europeo ha approvato il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo. In una nota congiunta, il giorno prima della votazione - ricorda - con gli altri uffici del Jrs Europe anche il Centro Astalli ha espresso contrarietà rispetto a questo Patto che sancisce un arretramento rispetto al diritto di asilo, perché - come hanno dimostrato fatti e situazioni nel corso del 2023 - non è attraverso l’esternalizzazione, i respingimenti, la mancanza di una vera politica di soccorso in mare e le procedure accelerate alla frontiera che si affronta il fenomeno migratorio. Complessità - osserva il Presidente del Centro Astalli - non è sinonimo di complicazione. Non si affronta quello che è considerato il problema migratorio rimuovendo le persone dal suolo europeo, ma rimuovendo le cause delle migrazioni forzate. Invece stiamo riempendo di ostacoli i percorsi migratori delle persone che si mettono in viaggio, in fuga da guerre conclamate, da aree di crisi, da zone trasformate dai cambiamenti climatici o semplicemente - se così possiamo dire - da quella ingiustizia globale che ha aperto sempre più negli anni la forbice delle disuguaglianze. Discrezionalità dei singoli Stati e un inasprimento delle procedure accelerate alle frontiere mettono a rischio i diritti di molte persone che arrivano sempre più vulnerate nei territori dell’Unione”.

Il diritto all’abitare rimane ancora per molti migranti forzati una chimera. Lo registra il Rapporto Astalli. I percorsi abitativi di chi esce dal sistema di accoglienza risultano sempre più ardui, spesso aggravati dall’assenza di reti di comunità solide sul territorio e dallo stigma criminalizzante che li accompagna nel discorso pubblico. In questo contesto, l’affitto breve a fini turistici, specialmente nelle grandi città, negli ultimi anni ha rappresentato un potenziale elemento di aggravamento del disagio abitativo delle fasce di popolazione più deboli. Il mancato accesso al mercato della casa, insieme all’evidente insufficienza di percorsi di accompagnamento in uscita dall’accoglienza, finisce dunque per costringere le persone a situazioni di disagio abitativo estremo, quali la convivenza forzata o la vita per strada.

Nel 2023, la rete territoriale del Centro Astalli ha affrontato le sfide derivanti dall’inflazione e dalla conseguente marginalità economica e sociale che colpisce le persone richiedenti asilo e rifugiate cercando di favorire il raggiungimento di una stabilità lavorativa e abitativa e in generale degli strumenti (non solo economici) per orientarsi nel mercato della casa.

Il Centro Astalli ha raggiunto con i suoi aiuti quasi 200mila persone. Il numero di beneficiari che hanno ricevuto un aiuto per la propria sussistenza è pari a quasi 57mila. Su questo numero “influiscono gli ucraini scappati dalla guerra, ma ci sono tanti, troppi rifugiati che in Europa sono costretti a rivolgersi ai servizi di bassa soglia perché in stato di necessità”, sottolinea Ripamonti. Il numero “alto, quasi 20mila, di persone che hanno ottenuto aiuto e sostegno per la propria salute mentale o un sostegno psicosociale: questo è indice - non mi stancherò mai di sottolinearlo - sempre più tra la popolazione migrante di persone vulnerate anche a causa dei conflitti”.