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di Andrea Bulleri

Il Messaggero, 27 novembre 2023

Le “pagelle” a giudici e pm? Mettere a disposizione del Consiglio superiore della magistratura i dati per valutare l’operato di un giudice è positivo”. Da una parte perché “può avere un effetto di stimolo nei confronti del magistrato stesso, spingendolo a fare meglio”. Dall’altra, perché “può rappresentare un elemento di controllo in più a tutela dei cittadini”.

Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, non è contrario all’idea di mettere sotto una lente periodica l’operato della magistratura. “A patto - avverte il giurista - che non ci si limiti a un giudizio sommario, che trascuri la qualità del lavoro svolto in favore della quantità”.

Professor Mirabelli, dare i voti ai magistrati può essere un buon modo per “responsabilizzare” la categoria?

“Che a ogni magistrato corrisponda un fascicolo con gli elementi che ne mettano in luce la professionalità e l’impegno, o viceversa le lungaggini o gli errori “abnormi”, è positivo. E oltre a non essere in contrasto con la Costituzione, va incontro alle richieste dello stesso Csm, che spesso si è lamentato della scarsità di informazioni per esprimere una valutazione adeguata, anche in merito al conferimento di incarichi di vertice. Così spesso la valutazione finisce per essere elogiativa. Non un fascicolo a fini indagatori dunque, ma con l’obiettivo di valorizzare le professionalità”.

I voti andranno da “negativo” a “ottimo”. Giusto introdurre una scala di valori, e non limitarsi a un semplice “positivo”?

“È possibile aspettarsi resistenze, o antipatie, da parte di chi riterrà di essere trattato come uno scolaretto. Aldilà di questo, molto dipenderà dai criteri con cui si attribuirà la valutazione. Ridurre tutto a un giudizio sintetico rischia di semplificare troppo il giudizio e svilire l’importanza dell’analisi. Così come c’è il rischio di concentrarsi troppo sulla produzione di sentenze e meno sul dato qualitativo”.

Che intende?

“Per non incorrere in giudizi errati, i numeri dei provvedimenti adottati vanno ponderati bene. Qualche esempio: i procedimenti in materia di lavoro spesso si chiudono con la conciliazione, non c’è sentenza. I decreti ingiuntivi sono tantissimi, mentre una singola inchiesta complessa può durare anni. Insomma, nel dare la valutazione va tenuto conto della qualità della causa e dell’oggetto del giudizio”.

Il voto, come anticipava, potrà incidere sulla nomina a ruoli di rilievo…

“È un elemento che può portare a maggiore chiarezza nella scelta di chi deve ricoprire incarichi direttivi, a patto che il procedimento di valutazione sia trasparente e conoscibile. Anche qui occorre attenzione: ci può essere un magistrato molto laborioso, ma magari poco capace di organizzare il lavoro altrui. La valutazione, insomma, non va intesa come l’unico elemento che conti nella carriera”.

Passiamo ai voti negativi. Dopo due “bocciature” si prevede che il magistrato possa essere dispensato dal servizio, condivide?

Credo che questa misura possa avere un effetto di stimolo nei confronti dei magistrati, la maggior parte dei quali non ha nulla da temere. Abbiamo assistito però a casi di negligenze, anche solo per ritardo nel deposito delle. sentenze, nei quali spesso il Csm ha dovuto avviare procedimenti disciplinari. Prevedere l’allontanamento dall’ordine giudiziario per chi stabilmente ritarda il deposito dei verdetti può spingere quei giudici a migliorare”.

Il Csm non dispone già oggi dei mezzi per comminare eventuali sanzioni?

“Qualche isolatissimo caso di dispensa dal servizio c’è stato. Ma la periodicità delle verifiche, ogni quattro anni, può aiutare sia chi deve valutare, sia chi non sta svolgendo al meglio il proprio incarico. L’autonomia del giudice non è in discussione. Ma se le sentenze “abnormi” sono seriali, o le inchieste finiscono tutte in una bolla di sapone, è evidente che qualche problema c’è. Bene quindi un ulteriore controllo, per tutelare i cittadini”.

Il ministro Crosetto parla di opposizione giudiziaria al governo. Siamo all’alba di un nuovo scontro tra politica e toghe?

“Occorre coltivare l’autonomia della magistratura come l’autonomia della politica. Ognuno faccia il proprio mestiere. E la politica non sia troppo sensibile nel commentare gli atti dei magistrati: un avviso di garanzia non dovrebbe mai produrre effetti politici rilevanti, finché non segue una sentenza”.