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di Michele Serra

La Repubblica, 18 giugno 2023

Poiché “Sindaci” e “corrotti” non sono sinonimi, sarebbe utile capire se il pacchetto- Nordio è “salva-sindaci” oppure “salva-corrotti”. Se lo si chiede a un sindaco inquisito per uno dei reati più incerti e deformabili mai visti al mondo, che è l’abuso di ufficio, vi dirà: è salva-sindaci.

Se lo chiedete a un piemme che rischia di non poter più ricorrere contro un’assoluzione che gli pare ingiusta, vi dirà che è salva-corrotti. Se lo chiedete a un giornalista d’inchiesta penalizzato nel suo lavoro (che è un servizio pubblico) è salva-inquisiti. Se lo chiedete a uno dei tanti imputati innocenti che si sono visti sputtanare sui media (disservizio pubblico) è salva-innocenti.

L’impressione è che il pacchetto-Nordio sia un po’ di cose messe insieme e poi spacciate per “garantiste” tanto per darsi un tono. Un governo forte e trasparente avrebbe detto: ecco le nostre proposte. L’opposizione le avrebbe discusse aggiungendone altre (per esempio l’affanno degli uffici giudiziari: che riforma è, una riforma che per prima cosa non ripara il motore?).

Ma non può accadere perché la giustizia italiana è, da tempo, il più pretestuoso degli argomenti, sbandierato in faccia al nemico come uno stendardo rubato in un derby. Ora lo stendardo è nelle mani degli “eredi di Berlusconi”, e come si può capire è la peggiore possibile tra le condizioni credibili, in materia di giustizia. Specie se ci si affretta a sventolarlo, questo stendardo, a esequie appena concluse, come omaggio al più illustre imputato plurimo degli ultimi decenni. Inevitabile che le opposizioni si mettano di traverso.

E i sindaci, che hanno rischiato e spesso conosciuto la galera per una firma di troppo? Non sono loro, e nemmeno i diritti dei cittadini, la ragione del contendere. Si sta ancora parlando, e chissà per quanto, di Berlusconi.