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di Emma Varriale*

La Repubblica, 10 gennaio 2024

Proprio oggi che compio 80 anni, circondata dai figli e da 13 nipoti, leggendo la storia di Kelvin Egulbor, il nigeriano di 25 anni condannato a 5 anni e 5 mesi per un’estorsione di due euro, mi si è accesa la nostalgia dei mei vent’anni quando tutti noi di sinistra ancora credevamo di poter raddrizzare il legno storto della giustizia. Oggi invece neppure più ci si commuove. Repubblica racconta che il giovane nigeriano voleva due euro per il parcheggio e ha minacciato il proprietario dell’auto di tagliargli la cappotta. Almeno così dice l’uomo che l’accusa.

Stia sicuro, caro Merlo, che se non fosse un mendicante nigeriano senza permesso di soggiorno, ma uno dei tanti posteggiatori abusivi, che sanno come, qui a Napoli, si minaccia e come si estorcono 5 euro per ogni macchina, non sarebbe stato condannato anche in Appello e sbattuto in galera dove sta da più di venti mesi. Viveva di elemosina, assistito dalla chiesa di San Vitale, e forse vive meglio in prigione che in strada. Unica clemenza: sconterà il resto della pena in una comunità in provincia di Caserta.

Risponde Francesco Merlo

Le carceri italiane, non solo Poggioreale, sono piene di immigrati senza fissa dimora condannati, con una severità tecnicamente ineccepibile, per piccoli reati a pene odiosamente sproporzionate. Dunque capisco la sua nostalgia per le vecchie passioni, ormai spente, della sinistra, quando la politica della giustizia non era fatta di “legalismo”, “pacchetti-sicurezza” e “tolleranza zero”. Forse il vecchio concetto di “giustizia di classe” avrebbe aiutato giudici e avvocati a trovare la strada della clemenza per il mendicante nigeriano che non ha saputo diventare posteggiatore abusivo, e che avrebbe stimolato la penna di Joseph Roth, se ci fosse Joseph Roth.