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di Federica Rossi

Il Manifesto, 8 febbraio 2024

Prossimo appuntamento il 25 febbraio a Roma, in piazza Vittorio. Decine di sigle hanno contribuito ieri a un presidio in piazza Santi Apostoli, davanti alla prefettura di Roma, per chiedere la chiusura del Centro di permanenza per i rimpatri di Ponte Galeria. La protesta nasce a seguito dell’ennesimo suicidio all’interno delle strutture per il rimpatrio, quello di Ousmane Sylla nel centro alle porte della capitale. La morte del giovane 22enne originario del Gambia ha portato alla creazione di quella che i presenti chiamano la Rete Stop Cpr. Ancora in fase embrionale ma determinata a raccogliere le forze della società civile per opporsi alla detenzione amministrativa delle persone migranti. “Ci uniamo per una battaglia comune: la chiusura immediata dei Cpr, perché in questo sistema di morte, Ousmane deve essere l’ultimo”, commenta Luca Boccoli, di Giovani Verdi Europeisti.

“Come opposizione vogliamo prima di tutto attirare l’attenzione pubblica - spiega al manifesto Ilaria Cucchi - perché ancora non si sa che lì dentro le persone vivono in condizioni terribili dal punto di vista igienico fino a quello psicologico”. Papa, rinchiuso per mesi in un Cpr, spiega: “ho visto cosa accade lì dentro, ogni giorno, ogni ora, sei umiliato. E non sai neanche il perché. È peggio di qualsiasi galera”.

Oggi Piantedosi presenterà gli altri Cpr in programma. “Nonostante le numerose denunce in luce sul non rispetto dei diritti umani, il nostro governo vuole realizzare altri centri di questo tipo”, accusa Cucchi. Dal presidio in tanti denunciano anche l’estensione fino a 18 mesi del massimo di detenzione, contenuta nel decreto Cutro. Ma la responsabilità del modello italiano non nasce con questo governo. “È stata la Legge Turco-Napolitano, poi potenziata dalla Bossi-Fini, a portarci dove siamo oggi”, commenta Federica Borlizzi, avvocata della Coalizione italiana libertà e diritti civili. Le richieste che emergono dalla Rete riguardano il ripensamento totale del modello gestionale dei flussi migratori. “I Cpr sono solo la punta dell’iceberg di un sistema che regola le migrazioni, un sistema fondato sul controllo”, dice Boccoli.

I presenti esortano i parlamentari e i garanti, le uniche figure autorizzate, a entrare in quei luoghi. Un gruppo congiunto di consiglieri regionali lo ha fatto ieri mattina, visitando Porta Galeria per un monitoraggio. Presenti Marotta (Avs), Tidei (Iv), Zuccalà e Novelli (M5s) e Ciarla (Pd). “La situazione nel centro è ancora molto tesa - commenta Marotta - ma sarebbe necessario ispezionarlo ogni giorno, data la disumanizzazione di quel luogo”. In consiglio regionale è già stata approvata all’unanimità una mozione per l’apertura dello sportello del garante regionale dei detenuti dentro il Cpr, attività interrotta con il Covid che serviva a fare luce sulle condizioni di vita delle persone trattenute.

“Sono pensati come luoghi di morte annunciata e sono dati in gestione a multinazionali - afferma Borlizzi - In questo modo si fanno soldi sulle vite degli esseri umani con la connivenza delle prefetture e delle Asl”. La Rete rilancia una nuova piazza per il 25 febbraio alle ore 14 a piazza Vittorio.