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di Monica Ricci Sargentini

Corriere della Sera, 24 settembre 2023

Una eminente accademica uigura sarebbe stata incarcerata a vita dalla Cina per “aver messo in pericolo la sicurezza dello Stato”. Lo scrive la Bbc, citando la Fondazione Dui Hua con sede negli Stati Uniti, secondo cui la condanna della docente universitaria, Rahile Dawut, 57 anni, è stata confermata dopo che lei aveva presentato ricorso contro una sentenza del 2018. La professoressa ha perso l’appello questo mese. La Cina è stata accusata di crimini contro l’umanità nei confronti della popolazione uigura e di altri gruppi etnici prevalentemente musulmani nello Xinjiang. Le associazioni per i diritti umani ritengono che negli ultimi anni la Cina abbia detenuto più di un milione di uiguri contro la loro volontà in una vasta rete di quelli che lo Stato chiama “campi di rieducazione”. E che ha condannato centinaia di migliaia di persone a pene detentive.

“La condanna della professoressa Rahile Dawut è una tragedia crudele, una grande perdita per il popolo uiguro e per tutti coloro che tengono alla libertà accademica”, ha affermato John Kamm, direttore esecutivo della Fondazione Dui Hua, chiedendo il suo rilascio immediato. La figlia dell’accademica, Akeda Pulati, non riesce a darsi pace: “Il pensiero che mia madre innocente debba trascorrere la sua vita in prigione è un dolore insopportabile” dice. E lancia un appello alla Cina: “Mostra la tua misericordia e libera mia madre innocente”.

Dawut era stata arrestata nel 2017 “divisionismo”, un crimine che metterebbe in pericolo la sicurezza dello Stato. L’accademica è un’esperta di folklore e tradizioni uiguri e prima del suo arresto insegnava al College of Humanities dell’Università dello Xinjiang. Ha fondato il Centro di ricerca sulle minoranze etniche presso l’università nel 2007 e ha condotto ricerche sul campo in tutto lo Xinjiang. Aveva tenuto conferenze in università negli Stati Uniti e nel Regno Unito, tra cui Harvard e Cambridge.

La studiosa fa parte della “lunga e crescente lista di intellettuali uiguri” che sono stati detenuti, arrestati e incarcerati dal 2016. Gli Stati Uniti e molti altri Paesi accusano la Cina di genocidio nello Xinjiang. Amnesty e Human Rights Watch parlano di crimini contro l’umanità. Ma Pechino nega tutto. Il portavoce del ministero cinese degli Affari esteri, Mao Ning, venerdì ha detto di non avere “nessuna informazione” sul caso della signora Dawut, secondo quanto riporta l’Associated Press. Sono circa 12 milioni gli uiguri, per lo più musulmani, che vivono nello Xinjiang, ufficialmente conosciuto come Regione autonoma uigura dello Xinjiang (Xuar) e situato nel nord-ovest della Cina.