laprovinciadicivitavecchia.it, 14 aprile 2022
Le parole del capo dei cappellani delle carceri d’Italia don Raffaele Grimaldi in vista della celebrazione di oggi a Borgata Aurelia.
“La visita del Papa al carcere di Civitavecchia, è un balsamo di consolazione della Chiesa, è un asciugare le tante lacrime delle solitudini umane, è uno spalancare il cuore sofferente ai ristretti, alla fiducia e alla speranza; il gesto ricorda che nessuno può essere lasciato da solo in un mare in tempesta”.
Lo ha detto all’Ansa il capo dei cappellani delle carceri d’Italia don Raffaele Grimaldi in merito alla visita di Papa Francesco al carcere di Borgata Aurelia, per celebrare la Missa in Coena Domini del giovedì santo.
“Siamo grati al Santo Padre per aver scelto, ancora una volta, una periferia esistenziale - ha aggiunto don Grimaldi - un luogo di prossimità per rilanciare al mondo un messaggio di vicinanza e di speranza. Lavare i piedi a dodici prigionieri, chinarsi davanti alle loro povertà e alle loro debolezze, lavare i piedi di coloro che hanno percorso strade di violenza, calpestando i diritti degli innocenti vuole significare per noi operatori un gesto umile, incomprensibile e scandaloso che Gesù buon Pastore, ha consegnato all’umanità. La lavanda dei piedi non è un rito ciclico che si ripete, ma è un atto di grande umiltà per chi lo compie e per chi lo riceve.
L’acqua nel catino usato da Gesù, è un vivo richiamo all’acqua battesimale segno di unità e di fratellanza che accomuna anche chi ha commesso reati, perché nessuno può essere escluso dalla famiglia di Dio. Nonostante la stanchezza fisica e le sofferenze nascoste, Papa Francesco non si stanca mai di percorrere strade polverose, fangose, e accidentate per andare a cercare ciò che è perduto e non si vergogna di sporcarsi le mani per lavare i piedi ai tanti Giuda condannati dalla giustizia umana, ma salvati dalla Misericordia di Dio. Il Cristo sofferente non è venuto per i giusti ma per i peccatori”.