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di Paolo Foschini

Corriere della Sera, 9 maggio 2024

L’ex magistrato porta nelle classi la Carta. Più importante dei singoli articoli è il “sistema” che compongono. Alla base il riconoscimento della dignità di ogni essere umano. Se c’è un percorso di carriera - e in fondo anche di vita - piuttosto emblematico su ciò che si può scegliere di fare per migliorare il Paese in cui si vive, o almeno per provare a farlo, forse pochi esempi in Italia sono significativi come quello di Gherardo Colombo. Trentatré anni in magistratura come protagonista di inchieste importantissime, la P2, Sindona, Mani pulite, e tante altre. Col “potere” - una parola che non gli è mai piaciuta ma insomma, per capirci - di fare indagini, interrogare, e chiedere intercettazioni, poi arresti, poi condanne. Con uno scopo che era quello assegnatogli dal suo mandato di magistrato: scoprire quelli che avevano violato certe regole e far sì che ricevessero la sanzione prevista da altre regole. Finché un giorno del 2007, all’improvviso, Colombo si dimette dalla magistratura. “A un certo punto - dirà - ho capito che per il rispetto delle regole la repressione non serve. Bisogna partire da molto prima: dalla loro spiegazione”. E in particolare dalla spiegazione della regola madre di tutte: la nostra Costituzione. Spiegandola ai giovani, addirittura ai bambini.

Così da diciassette anni Gherardo Colombo ha sostituito le sue vecchie centinaia di processi con centinaia e centinaia di scuole. In tutta Italia. E l’associazione Sulleregole fondata nel 2010 con un gruppo di amici progressivamente riunitisi attorno a lui (www.sulleregole.it) ha oggi un calendario di appuntamenti già fissati fino all’anno prossimo.

“Penso che comunicare la Costituzione ai giovani - ripete - sia una delle cose più importanti che possiamo e dobbiamo fare per loro. Perché si possono rispettare solo le regole che si conoscono. Anzi: non solo che si conoscono, ma di cui si è compreso il senso. A partire dalla Costituzione per un motivo molto semplice: è la legge cui devono obbedire tutte le altre leggi, un testo di cui tutti parlano ma che in realtà pochi conoscono. E in questo caso mi riferisco agli adulti, prima che ai ragazzi”.

In effetti, vien da dire, almeno i primi dodici articoli con i princìpi fondamentali non sarebbe una gran fatica impararli a memoria, messi insieme son più corti del testo di una canzone. “Certo non farebbe male - osserva Colombo - ma in realtà non si tratta dei singoli articoli. Il punto è che la Costituzione va pensata, e quindi raccontata, come sistema coerente. Con un punto di partenza preciso che è il riconoscimento della dignità di ciascun essere umano. Così dalla dignità di ciascuno derivano i diritti involabili di ogni individuo, e se tutti hanno pari diritti allora vuol dire che siamo una democrazia, e perché una democrazia sia reale ci vuole una scuola aperta e garantita per tutti... capito? Un sistema”.

E il sistema scelto da Colombo per fare in modo che i giovani si appassionino a questo sistema è il metodo della formica e del dialogo: una classe dopo l’altra, con pazienza, parlando a chi oggi ha dieci anni per quando ne avrà venti. “La lezione frontale - chiarisce - non funziona per niente. Ma se con i giovani parti dal confronto, dal rapporto concreto che le “regole” hanno con la vita reale e in particolare con la loro, beh, lì cambia tutto. Spesso inizio chiedendo semplicemente se “le regole vi piacciono o no”. E in molti casi la risposta è no, perché “limitano la libertà”. Ma quando poi salta fuori che le regole non servono solo a vietare certe cose ma soprattutto a consentire di farne altre, per esempio una torta, visto che anche una ricetta di cucina consiste in una serie di regole, allora hai trovato la chiave per fare entrare dentro la Costituzione nel modo giusto anche i bambini”.

Dopodiché, una volta entrati, è chiaro che i livelli di lettura si moltiplicano. “E si può riflettere, per esempio, sulla forza che ha consentito ai membri della Costituente di costruire un testo unitario e condiviso nonostante le loro diverse ideologie e appartenenze politiche. E ricordare che quasi tutti loro avevano vissuto due guerre mondiali, e l’invenzione dell’atomica. E avevano capito prima di noi, per averlo visto da molto vicino, che o ci si salva tutti o non si salva nessuno”. Regola non scritta, ma forse la più importante che la Costituzione - se potesse riassumere se stessa con un megafono - oggi griderebbe a tutti noi.