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Il Dubbio, 2 novembre 2023

Pubblichiamo di seguito l’appello firmato da 104 detenute del carcere di Torino che denunciano le condizioni inumane all’interno degli istituti penitenziari italiani. Le detenute lamentano il sovraffollamento, la obsolescenza delle strutture e la mancanza di spazi adeguati per attività responsabili, e si chiedono se sia possibile scontare una pena utile in un ambiente così inadeguato. Il testo sottolinea che la situazione carceraria, contraria alle norme, è la negazione dello Stato stesso. Nonostante gli appelli e le iniziative nonviolente, la situazione peggiora, come evidenzia il numero dei suicidi, del sovraffollamento, dei detenuti con problemi psichiatrici e degli indigenti. Le “ragazze di Torino” sostengono la proposta di legge del deputato Roberto Giachetti di Italia Viva per l’aumento della liberazione anticipata come una misura deflattiva necessaria. Esse ribadiscono che la liberazione anticipata speciale non significa un “liberi tutti”, ma un beneficio premiale per i detenuti con buona condotta.

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“Una pena utile non si può scontare in un carcere che non sia adeguato. I nostri istituti nella maggior parte dei casi sono sovraffollati, vecchi, hanno troppe sbarre, pochi spazi per attività responsabili. È compatibile tutto ciò con l’irrogazione di una pena utile?

A stabilire come debba essere un carcere è la norma, non è la mia idea, tanto meno quella del politico che fa propaganda (...). Io mi devo sforzare affinché il dettato del legislatore sia attuato, perché una norma non attuata è la negazione dello Stato (…). “Non posso pretendere il rispetto delle regole se come Stato non riesco a rispettarle”, citazione estratta da “Di cuore e di coraggio” di Giacinto Siciliano, direttore del carcere milanese San Vittore.

Siamo le “Ragazze di Torino”, quelle detenute ancora nella casa circondariale di Torino! Nonostante le perenni emergenze del “Pianeta Carcere” e gli appelli di molte personalità tra cui giuristi, politici (pochi), professori universitari, garanti dei detenuti, la situazione non cambia, anzi per la popolazione ristretta negli ultimi tre anni è peggiorata. Lo dicono i fatti, i numeri dei suicidi, del sovraffollamento, dei soggetti psichiatrici e degli indigenti. Peggiora perché invece di tendere al reinserimento la pena produce recidiva, rabbia e ulteriore ingiustizia sociale.

Per anni, abbiamo lanciato appelli, raccolte firme e portato avanti iniziative Non Violente, proprio perché l’attenzione su questo “terzo mondo” non calasse e soprattutto perché venisse varata una misura deflattiva come l’aumento della liberazione anticipata e/ o la liberazione anticipata speciale, che riportasse un minimo di “norma” in queste carceri in cui lo Stato stesso non rispetta la legge.

Non lo diciamo solo noi: è probabile che un gruppo di donne “peccatrici” non smuova molto visto che quella proposta di legge del deputato Giachetti e Nessuno Tocchi Caino proprio per l’aumento della liberazione anticipata giace ancora nei cassetti. Lo dice persino un Direttore, illuminato, come Giacinto Siciliano che questa situazione rende la pena inutile. Vorremmo spiegare a tutti i giustizialisti che la liberazione anticipata speciale e la proposta di legge Giachetti per cui ci batteremo finché non sarà approvata, non rappresentano un “liberi tutti”, ma un beneficio premiale per i ristretti con buona condotta. Andrebbe a migliorare in parte un sistema che è nocivo per la società stessa e per noi, ci chiamate o giudicate come “fuori legge” ma non ci date il buon esempio.