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di Liana Milella

La Repubblica, 2 aprile 2022

Pubblicato l’Annuario 2021 della Corte. I numeri: aumentano le cause trattate e anche i moniti al Parlamento. Il presidente: “Primi frutti della collaborazione con le Camere”. La pandemia ha aumentato i ritmi di lavoro.

L’elogio della Costituzione. “Un esempio di comunicazione chiara, semplice e accessibile. La stragrande maggioranza delle parole che usa sono di senso comune, che tutti capiscono, nel contesto di frasi brevi e semplici”. Una Costituzione contro l’uso della forza a prescindere dalla ragione. “L’idea centrale, e centrale per la civiltà che la nostra Costituzione, insieme ad altre, ha contribuito a costruire in Europa sulla base della forza del diritto, della fiducia nella soluzione che si trova non con la forza, ma nel confronto delle ragioni, degli argomenti, dei valori”. L’Europa, nonostante le Costituzioni univoche, travolta dalle immagini della guerra in Ucraina. “Una civiltà che oggi torna a essere messa in discussione. Il fatto stesso che un Paese, distante da Trieste poco più di quanto Trieste lo sia dalla Sicilia, sia martoriato da una guerra, dimostra che quella civiltà ha bisogno di essere riaffermata, vivificata e difesa”.

Sono le parole che arrivano dalla Corte costituzionale, nell’intervista del suo presidente Giuliano Amato, che apre l’Annuario del 2021, curato dalla portavoce della Consulta Donatella Stasio. Un mix di foto, quelle dei quindici giudici della Corte ritratti collettivamente dentro e fuori dal palazzo. Un palazzo che, sin dalla copertina dell’Annuario, attesta fisicamente la sua vicinanza a quello del Quirinale.

E proprio nella piazza tra i due storici edifici si terrà a luglio il concerto del Maestro Nicola Piovani dal titolo “Il sangue e la parola”. Nell’annunciarlo, Amato ne parla così: “Davanti a una guerra, lo so, non è un concerto che può bastare.Ma intanto è cruciale il tema che quel concerto affronterà, perché si tratterà non solo di musica, ma di una cantata su un testo che collega la nostra Costituzione a quella che per gli ateniesi fu la nascita del diritto 2.500 anni fa”.

Due garanti, Quirinale e Consulta, per una sola Costituzione. Che anche l’anno scorso - l’annuario è alla sua seconda uscita - ha macinato sentenze e ordinanze, passando per la prima volta nella sua storia dalla carta alla piattaforma e-cost, tutto online, dall’invio di carte, alla richiesta di atti. Almeno da questo punto di vista il Covid ha rappresentato una scossa verso la mutazione tecnologica.

Merita di essere letto questo Annuario 2021 della Consulta perché dimostra - se si può usare quest’espressione familiare - l’amore di un’istituzione verso se stessa, non solo nella voglia di fare e di migliorare, ma anche di comunicare all’esterno le sue decisioni. Nello sforzo, ogni volta, di renderle intellegibili non solo per il “palazzo” ma anche per la gente comune. Perché proprio i cittadini - vedi le decisioni sulla famiglia e sui minori - sono i primi destinatari della Costituzione, la carta dei diritti di tutti, “chiara, semplice, accessibile” come dice Amato.

Sarà proprio Amato, il prossimo 7 aprile, a raccontare in una conferenza stampa i risultati della Corte sua e dei suoi colleghi. Tra cui ben tre vice presidenti, Silvana Sciarra, Daria de Pretis, Nicolò Zanon, che tra qualche mese si giocheranno la futura presidenza quando scadranno i nove anni di permanenza alla Corte del “dottor Sottile”. Ma da qui a quel momento - se ne parla a settembre - saranno ancora tante le decisioni da prendere, a cominciare da quella sull’ergastolo ostativo, qualora il Senato non dovesse convertire in tempo, entro il 10 maggio, la legge che la Camera ha appena licenziato.

I numeri della Consulta - come racconta l’Annuario - sono testimoni di un’attività intensa per evitare sacche di arretrato. Aumentano le cause trattate - da 370 nel 2021 alle 326 del 2020 -. Crescono le incostituzionalità, 50 rispetto a 48. La durata media del giudizio in via incidentale passa da 261 a 285 giorni - cioè da 8 a 9 mesi -, quella del giudizio in via principale da 226 a 245 giorni. I conflitti tra Stato e Regioni calano da 105 a 65, ed è soprattutto il governo a rivolgersi alla Corte. Crescono ovviamente, da 8 a 22, le contestazioni che riguardano il Covid. Alla fine dell’anno scorso risultano pendenti 302 cause, nel rapporto tra 315 sopravvenute e 317 definite. La domanda di giustizia costituzionale registra una diminuzione in termini assoluti, le ordinanze di rimessione aumentano da 207 a 227, ci sono meno ricorsi in via incidentale (da 195 a 68), di cui ben 65 dalla presidenza consiglio dei ministri.

Aumentano i moniti della Consulta rivolti al Parlamento, 10 nel 2018, 20 nel 2019, 25 nel 2020, 29 nel 2021. Ma non è solo la Corte dei “numeri” quella che racconta Amato. Bensì una Corte che cerca al massimo di dialogare con il Paese - anche attraverso le nuove forme di comunicazione come i podcast - e di portare ovunque la Costituzione. Ma anche di trasformare il processo costituzionale in un vero dialogo. Tant’è che Amato dice: “Quel che mi piacerebbe vedere nel giudizio costituzionale è un vero dialogo durante le udienze, che troppo spesso sono un susseguirsi di monologhi, del relatore e degli avvocati delle diverse parti, anziché essere, come accade in altre Corti, un confronto vivo, fatto anche di domande e di risposte. C’è ogni tanto qualche cenno, ma se penso alla Corte suprema americana o anche alle nostre Corti europee, mi sento molto più indietro”. Ed è sul dialogo, anche con il mondo della cultura, che la Corte investe ormai da alcuni anni. Grazie a presidenti che hanno aperto il palazzo, e i giudici stessi, al mondo esterno, e a una comunicazione istituzionale che ha compreso come “raccontare” le sentenze, spiegandone l’importanza, sia un servizio per le istituzioni e per i cittadini.

Ecco allora Amato parlare delle decisioni sul Covid, a partire “dall’uso dei Dpcm che non comportava deleghe legislative inammissibili”, alla “competenza esclusiva dello Stato in rapporto alla profilassi internazionale”, anche se “l’autonomia regionale resta un tratto irrinunciabile del nostro sistema di governo”. E poi di quelle sui rapporti tra figli e famiglia che hanno investito e continuano a investire la Corte: “Il legislatore ha scritto che i figli hanno diritto, tutti, allo stesso trattamento e ha abolito la distinzione tra figli legittimi e naturali, ma la varietà dei rapporti affettivi tra gli esseri umani, le famiglie e le unioni civili ci hanno messo davanti a situazioni nuove che hanno spinto i giudici ordinari a sottoporci casi concreti in cui le tutele dei bambini erano inadeguate o irragionevolmente differenziate”.

Ed eccoci al rapporto con le Camere e ai “moniti” che la Corte ha inviato. E qui Amato dice che “è fisiologico un rapporto collaborativo tra noi e il Parlamento che quest’anno ha cominciato a dare frutti e speriamo possa svilupparsi meglio in futuro”. Un percorso che porta ai rinvii di leggi importanti - dal caso Cappato, al carcere per i giornalisti, all’ergastolo ostativo - di cui la Corte dichiara l’incostituzionalità, ma lasciando al Parlamento la nuova stesura delle norme. Un ultimatum, come sostiene qualcuno oppure una scelta giusta? Risponde Amato: “Lo abbiamo fatto per rispetto dello stesso Parlamento e anche di coloro che ci hanno posto il problema, nella convinzione che la soluzione possibile per noi, in quei casi, può essere solo parziale, priva del respiro che soltanto la riforma parlamentare può avere”.