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di Liana Milella

La Repubblica, 2 giugno 2022

Il presidente del Movimento 5 Stelle contro i quesiti proposti da Lega e Radicali per la consultazione del 12 giugno. Meloni: “I cittadini hanno diritto di esprimersi”. Serracchiani (Pd): “La riforma si deve fare in Parlamento, per questo voteremo no”.

“I referendum, così come sono concepiti, sono frammenti normativi che intervengono quasi come una vendetta della politica nei confronti della magistratura”. Queste le parole di Giuseppe Conte da Cuneo rispetto ai cinque quesiti referendari del 12 giugno sulla riforma della giustizia. “La magistratura - ha proseguito il leader del Movimento 5 Stelle - ha delle colpe, tra cui la deriva correntizia. Di qui ad assumere, da parte della politica, un atteggiamento punitivo, ne corre. Ecco perchè noi siamo assolutamente contrari al referendum continueremo a lavorare per progetti di riforma organici e sistematici”.

Di referendum ha parlato ancche Giorgia Meloni, secondo cui intorno alla consultazione del 12 giugno “c’è un silenzio dilagante. Le forze che si muovono contro la riforma della giustizia si stanno organizzando bene. Noi di Fdi siamo favorevoli al pronunciamento dei cittadini sulla giustizia, tema sul quale il Parlamento ha storicamente difficoltà a legiferare”. Diversa la posizione del Pd, ricordata dalla capogruppo dem alla Camera, Debora Serracchiani, a Mattino Cinque: “Ci siamo espressi per il no, pur lasciando libertà di scelta e chiedendo agli italiani di andare a votare, perché riteniamo che la riforma della giustizia si debba fare in Parlamento”. Del resto, prosegue, i quesiti referendari “non hanno nulla a che fare con la riforma, non risolvono i problemi della giustizia, primo tra tutti quello della durata ragionevole dei processi”.

Parlando del salario minimo, Conte ha ribadito che si tratta di una battaglia dei 5S, “una bandierina di 4 milioni e mezzo di lavoratori che prendono paghe da fame: tre, quattro, cinque euro l’ora. Adesso - ha aggiunto - vediamo che c’è una maggiore sensibilità, iniziano a fioccare dichiarazioni di sostegno. C’è un progetto di legge al Senato, lo possiamo approvare in tempi brevi”. Poi un accenno alla guerra in Ucraina e alle nuove sanzioni varate dall’Ue contro Mosca. “Siamo favorevoli anche a questa nuova linea di sanzioni, ma dobbiamo lavorare perché il tutto si accompagni anche a una decisa sterzata verso i negoziati di pace. Non possiamo affidare tutto a una escalation militare”.