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di Elisabetta Soglio

Corriere della Sera, 9 luglio 2023

Rappresentano un progetto interno al programma del Servizio Civile Universale istituito nel 2013. Le domande arrivate sono 875 per 153 posti. La Cnesc (Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile) chiede che si attivi al più presto la seconda annualità dei progetti.

Una pioggia di domande, sei volte più numerose dei posti disponibili, presentate dai giovani che vogliono fare il servizio civile impegnandosi in progetti il cui obiettivo è cercare soluzioni alternative all’uso della forza militare per la risoluzione dei conflitti. La disponibilità dei giovani alla partecipazione a questo importante istituto soprattutto in tempi di escalation di violenza e guerra a livello locale e globale è “un segnale forte che non può restare inascoltato”. A sottolinearlo è lai cui enti hanno svolto un ruolo attivo nel conseguimento di questo risultato avendo messo a bando 108 posti (sulle 153 posizioni complessive) che hanno raccolto complessivamente 602 candidature su 875 candidature. I dati sono stati resi noti dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale nei giorni scorsi. Per questo la Cnesc si fa parte attiva presso tutte le sedi istituzionali affinché venga fin da subito prospettata la possibilità di attivazione della seconda annualità dei progetti che si avvieranno entro il 31 ottobre, così da presentare agli operatori dei Corpi civili di Pace e agli enti di accoglienza una prospettiva di intervento pluriennale, come già previsto dalla sperimentazione stessa.

I Corpi Civili di Pace (CCP) sono stati istituiti a seguito di un triennio sperimentale, dal 2014 al 2016 e rappresentano un progetto interno al programma del Servizio Civile Universale (SCU). È iniziata la fase operativa della sperimentazione di un contingente di Corpi Civili di Pace, prevista dall’articolo 1, comma 253, della legge 27 dicembre 2013, n.147, da impegnare in azioni di pace non governative in aree a rischio di conflitto o in caso di emergenze ambientali. Questa iniziativa di volontariato ha l’obiettivo di ricercare soluzioni alternative all’uso della forza militare e di promuovere la solidarietà e la cooperazione a livello nazionale ed internazionale, con particolare attenzione alla tutela dei diritti umani e sociali, alla parità di genere, ai servizi alla persona e all’educazione alla pace fra popoli. I CCP agiscono in qualità di difensori dei diritti umani e operano per prevenire l’aggravarsi della situazione e per trasformare il conflitto attraverso attività di mediazione, dialogo, riconciliazione, informazione, promozione dei principi democratici, entrando direttamente nelle comunità che hanno bisogno di sostegno.

“È un bel segnale che arriva dai giovani - dichiara Laura Milani Presidente Cnesc - un riconoscimento dell’interesse nei confronti di questo Istituto sperimentale di costruzione di una pace positiva e di diffusione della cultura della nonviolenza e della solidarietà. La guerra in Ucraina e i tanti conflitti nel mondo ci spingono a investire maggiormente nella trasformazione nonviolenta dei conflitti e in forme di prevenzione che permettano di intervenire prima che si accendano focolai di guerra”. “Auspichiamo - conclude Milani - che il Ministro Abodi si faccia portavoce presso il Governo e i Ministeri competenti di questa disponibilità dei giovani a mettersi a servizio del Paese, e che il Governo e il Parlamento vogliano, nella prossima programmazione finanziaria, prevedere le risorse necessarie per investire nella costruzione della pace attraverso i Corpi Civili di Pace”. Gli Interventi Civili di Pace si configurano come azione civile, non armata e nonviolenta di operatori professionali e volontari che, come terze parti, sostengono gli attori locali nella prevenzione e trasformazione dei conflitti. L’obiettivo degli interventi è la promozione di una pace positiva, intesa come cessazione della violenza ma anche come affermazione di diritti umani e benessere sociale.