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di Liana Milella

La Repubblica, 2 dicembre 2023

Lettera di 26 presidenti che chiedono al Guardasigilli chiarezza sulla norma chiesta da FI in calendario alla Camera. Timore per gli obiettivi del Pnrr. Ventisei firme che pesano. Non capita tutti i giorni di leggere un documento sottoscritto dai 26 presidenti delle Corti d’Appello italiane. Ecco Giuseppe Ondei al vertice dell’ufficio di Milano, Giuseppe Meliadò di Roma, Alessandro Nencini di Firenze, Edoardo Barelli Innocenti di Torino, Carlo Citterio di Venezia, Franco Cassano di Bari, Matteo Frasca di Palermo. Hanno scritto al Guardasigilli Carlo Nordio e ai presidenti delle due commissioni Giustizia di Senato e Camera, Giulia Bongiorno e Ciro Maschio.

L’interlocuzione è giuridica, il tono assai angosciato, le conseguenze inevitabilmente politiche. Perché la prossima riforma della prescrizione - già in calendario in aula alla Camera con l’idea che passi prima di Natale - sottoscritta da Nordio e imposta soprattutto da Forza Italia in stretta alleanza con Azione, si risolve in un vero incubo per i 26 presidenti e i loro uffici. Che illustrano dettagliatamente a Nordio le conseguenze di “un’imminente” catastrofe e il rischio di perdere pure la scommessa del Pnrr. Se proprio la maggioranza non può rinunciare all’ennesimo cambio di prescrizione, il quarto in sei anni, almeno preveda una norma transitoria che salvi la giustizia italiana dalla débâcle.

Tre cartelle, che Repubblica anticipa e che, per il valore giuridico che hanno, escono oggi anche sulla rivista giuridica “Sistema penale” con una chiosa di Gian Luigi Gatta, professore di diritto penale alla Statale di Milano e consigliere giuridico della Guardasigilli Marta Cartabia. Nemico di “una riforma della riforma che farà perdere all’Italia i fondi del Pnrr oltre a costringere le Corti d’Appello a riaprire migliaia di fascicoli per ricalcolare la prescrizione di ogni singolo processo”. Gatta ricorda che proprio Nordio, appena nominato, rinviò l’entrata in vigore della riforma penale della sua ministra dopo il “grido di dolore” dei procuratori generali. Si augura che adesso dia retta ai 26 presidenti.

Ma leggiamo la lettera. A partire dal titolo che già dice tutto: “Previsione di una specifica disciplina transitoria dei processi di impugnazione pendenti, nel caso di eventuali modifiche alla prescrizione dei reati”. In quelle due parole - “eventuali modifiche” - è nascosta la speranza che la politica lasci la prescrizione com’è adesso. Come chiedono Pd, M5S e Alleanza Verdi-Sinistra. I presidenti delle Corti di Appello parlano per esperienza, perché sono stati “testimoni, in tempi anche recentissimi, di esperienze gravemente negative dovute all’assenza di una tempestiva ed esauriente disciplina transitoria”. Le leggi sulla prescrizione di Andrea Orlando e Marta Cartabia ce l’avevano. E adesso scrivono: “L’inevitabile e perdurante incertezza interpretativa ha avuto conseguenze paralizzanti sul piano organizzativo, perché le questioni procedurali collegabili a possibili nullità degli atti incidono inevitabilmente su tempi e qualità della giustizia giusta”,

Ma eccoci alla grana concreta. I presidenti parlano di “esperienze devastanti soprattutto per la gestione dei ruoli gravosi delle Corti d’Appello, che sono uffici già sofferenti per pesanti e mai risolte carenze di organico del personale amministrativo, uffici notoriamente considerati i colli della bottiglia della sorte dei singoli procedimenti”. Per questa ragione i 26 presidenti chiedono che “le eventuali nuove discipline siano accompagnate da esaurienti e coeve disposizioni transitorie”. Come alti magistrati, e di questi tempi, non possono dire a Nordio di buttare via la legge, ma gli spiegano bene perché si tratta di un vistoso errore che avrà solo pesanti ripercussioni. E non citano alcun possibile e prevedibile vantaggio.

Ecco il drammatico racconto del lavoro in una Corte d’Appello in cui “ogni eventuale modifica imporrà, necessariamente, un’altra rivisitazione di una parte molto consistente della pendenza di ciascun ufficio. Con un Appello tuttora governato dalla carta, la rivisitazione imporrà il materiale accesso a decine di migliaia di fascicoli cartacei pendenti. E non a costo zero, perché sarà necessario tanto tempo di magistrati e personale amministrativo che fronteggiano scoperture di organico rilevantissime, sottratto alle udienze i cui tempi inevitabilmente si allungheranno”.

Il cambio della prescrizione li costringerà a ricalcolare tutti i tempi dei processi, manualmente, fascicolo per fascicolo, in rapporto alla legge vigente sulla prescrizione, la Orlando, la Bonafede, la Cartabia, quando il processo è partito. E il Pnrr? “L’ assenza di una tempestiva, chiara, esauriente disciplina transitoria renderebbe il gravosissimo lavoro ingovernabile e ciò in periodo di Pnrr e pertinenti obiettivi da raggiungere”.

Se il governo non dovesse rendersi conto di questi problemi ciò “determinerebbe il rischio intensissimo di lavorare più volte a vuoto, e ciò in un contesto di ben note attuali carenze pesantissime, di risorse umane e di sistemi informatici inefficaci, e potrebbe condurre alla paralisi dell’intera attività delle Corti di Appello”. Seguono le 26 firme.