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di Tiziano Grottolo

Corriere del Trentino, 5 marzo 2024

Il trasferimento di Chico Forti è atteso nel giro di alcune settimane. Potrebbe scontare la pena in Trentino a Spini di Gardolo e accedere alla semilibertà. È stata nientemeno che la presiedente del consiglio, Giorgia Meloni, ad annunciare l’arrivo della firma per l’autorizzazione al trasferimento in Italia di Chico Forti. Il 65enne trentino dal 2000 sta scontando l’ergastolo negli Stati Uniti per l’omicidio di Dale Pike, un delitto per il quale si è sempre dichiarato innocente. L’iter per il trasferimento di Forti in Italia era stato avviato nel 2020 dopo che il governatore della Florida, il Repubblicano Ron DeSantis, aveva accolto un’istanza basata sulla Convenzione di Strasburgo che era stata presentata dagli avvocati del detenuto trentino. Tuttavia dopo l’annuncio dell’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio il procedimento sembrava essersi arenato.

Ora, dopo una lunga attesa l’ex campione di windsurf potrebbe finalmente riabbracciare i propri cari in Italia. Secondo il deputato di FdI Andrea Di Giuseppe (residente a Miami ed eletto nella circoscrizione Nord e Centro America), per completare le varie incombenze burocratiche potrebbero volerci “fra le quattro e le sei settimane al massimo”. Il primo passaggio prevede il trasferimento del 65enne dal carcere statale vicino a Miami in cui è detenuto a un penitenziario federale. Ciò potrò avvenire su ordine del governatore della Florida DeSantis. Successivamente toccherà al Dipartimento di Giustizia statunitense trasmettere al ministero della Giustizia italiano la sentenza di condanna nei confronti di Forti (che dovrà essere tradotta) e la documentazione relativa al trasferimento. A sua volta il dicastero presieduto da Nordio dovrà inviare la documentazione alla Corte d’Appello di Trento che dovrà riconoscere la sentenza e metterla in esecuzione. Solo quando saranno espletate queste pratiche sarà possibile organizzare il trasferimento di Forti in Italia. “I miei uffici lavoreranno per ottemperare nel più breve tempo possibile tutti i passaggi tecnici necessari” fa sapere il ministro della Giustizia Carlo Nordio. “Auspichiamo che anche tutti gli altri passaggi, che chiamano in causa tra l’altro le autorità giudiziarie, si possano compiere nel più breve tempo possibile”.

Ma cosa succederà quando Forti rientrerà in Italia? Al netto di possibili accordi intergovernativi, il 65enne trentino sarà sottoposto alle regole del sistema italiano. “Ovviamente gli Stati Uniti non fanno parte dell’Unione europea - spiega l’avvocato Roberto Bertuol, presidente della Camera Penale di Trento - per questo il trasferimento di detenuti è regolato da trattati internazionali. Salvo eventuali accordi di cui al momento non possiamo essere a conoscenza, nei confronti di Forti saranno applicate le regole previste dall’ordinamento penitenziario italiano. Ciò significa che avendo già scontato parte della pena potrebbe accedere a determinati benefici”. In altre parole, qualora non vi fossero specifici accordi, Forti potrebbe presentare alla magistratura di sorveglianza delle richieste circa le sue condizioni di detenzione. Al tempo stesso però, dal momento che il processo si è tenuto negli Stati Uniti, non è possibile che a occuparsi della revisione sia una corte italiana. Ad ogni modo l’ex campione di windsurf potrebbe finire di scontare la pena nel carcere di Trento, a Spini di Gardolo.

“In genere i detenuti in arrivo dall’estero atterrano a Roma - osserva Bertuol - perciò è probabile che in un primo momento Forti venga assegnato a un penitenziario nella zona della capitale. La decisione nel merito di un suo possibile trasferimento in una struttura più vicina a casa spetterà al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria”. Dello stesso avviso pure l’avvocato e consigliere provinciale del Pd, Andrea de Bertolini: “Salvo casi eccezionali, come l’ergastolo ostativo o il 41 bis, l’ergastolo “statunitense” non è equiparabile a quello “italiano”, che a certe condizioni prevede persino il reinserimento del detenuto nella società”. Non va dimenticato che, almeno sul piano teorico, l’ordinamento italiano è uno dei più avanzati in termini di finalità rieducativa della pena. I condannati all’ergastolo che si dimostrano meritevoli, dopo aver scontato almeno dieci anni, possono ricevere dei permessi premio per uscire dal carcere. Dopo venti, invece, possono accedere alla semilibertà per trascorrere parte del giorno fuori dall’istituto penitenziario per lavorare o partecipare ad attività utili al reinserimento. “Al netto del fatto che l’ergastolo statunitense non è contemplato nel nostro ordinamento, Forti potrebbe già aver accesso a istituti come i permessi premio e la semilibertà”, conclude de Bertolini.