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cosenzachannel.it, 2 novembre 2022

La rappresentazione teatrale ispirata al romanzo di Buzzati rientra nel progetto “Amore sbarrato” a cura del regista Adolfo Adamo. Arriva al suo quarto capitolo il progetto “Amore sbarrato”, promosso, sin dal 2014, dall’attore e regista cosentino Adolfo Adamo e che anche quest’anno potrà concretizzarsi grazie alla sinergia che si è instaurata tra l’amministrazione comunale e la casa circondariale “Sergio Cosmai”. L’obiettivo è inalterato ed è quello di abbattere, attraverso la funzione sociale e catartica del teatro, lo stato di invisibilità dei detenuti, accorciando le distanze tra il mondo esterno e l’universo carcerario e favorendo quei percorsi rieducativi e riabilitativi previsti dai trattamenti penitenziari dei quali la cultura ed il teatro in particolare rappresentano elementi fondamentali.

Anche per questo nuovo capitolo, il quarto, di “Amore sbarrato”, dal titolo “Hic et nunc”, saranno in scena al teatro “Rendano”, giovedì 3 novembre, alle 18, Otto ospiti della casa circondariale, più un ex detenuto che ha finito di scontare la sua pena. Sono gli allievi del laboratorio teatrale cui ha dato vita Adolfo Adamo nella casa circondariale. Il testo riplasmato da Adamo è liberamente ispirato a “Il deserto dei tartari” di Dino Buzzati. Il regista e attore cosentino non è nuovo a rivisitazioni del genere. Per il suo terzo capitolo aveva riletto alla sua maniera il “Moby Dick” di Herman Melville e, ancor prima, per il suo secondo capitolo, aveva “saccheggiato” i drammi shakespeariani.

Ora l’autore ambienta l’azione in un luogo non luogo, in un tempo non tempo, dove gli attori-detenuti si ritrovano, in perenne attesa, come i protagonisti del “Deserto dei tartari”, di chissà che cosa. L’attesa, per queste anime in pena, diventerà speranza che si tramuterà in vita, provando a vincere una battaglia epica: quella con se stessi.

La pandemia per due anni ha fermato il progetto “Amore sbarrato” che ora riprende vigore. In questa nuova occasione, Adamo ha creato una drammaturgia originale che ha chiamato Hic et nunc (Qui ed ora) richiamando la necessità, dopo le incertezze nel futuro, di dover vivere alla giornata. In “Hic et nunc”, l’autore si sforza di non esprimere la realtà carceraria, perché in realtà i detenuti rappresentano tutta un’umanità che, grazie alla speranza, può rinnovarsi.