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di Caterina Soffici

La Stampa, 8 agosto 2023

Nel Regno Unito apre Bibby Stockholm, l’”albergo” galleggiante per 506 richiedenti asilo. È bufera sul progetto del governo: “Non rispetta gli standard di sicurezza, la gente muore”. Si chiama Bibby Stockholm. Sembra il nome di un personaggio di libri per bambini, ma spesso i nomi ingannano. Anche all’ingresso di Auschwitz-Birkenau c’era scritto “il lavoro rende liberi”. Bibby Stockholm è il nome della infausta chiatta dove il governo inglese ha deciso di “stoccare”, come dicono parafrasando il gergo mercantile, i migranti in arrivo sull’isola in cerca di asilo politico.

Il governo conservatore britannico cerca in ogni modo di dissuadere gli ingressi di migranti. Hanno provato a far passare una legge che impedirebbe di ottenere asilo e di rimanere sul suolo britannico a chiunque entri illegalmente (per il momento bloccata e oggetto di una battaglia legale). Stanno discutendo sull’ipotesi di spedire i migranti in Rwanda (anche su questa proposta è in atto una battaglia legale), o in alternativa (la notizia è di ieri), sull’isolotto vulcanico di Ascensione, a 4 mila miglia dalla costa africana, nel mezzo dell’Oceano Atlantico. L’idea era già stata proposta dall’ex ministra degli interni Priti Patel, inquietante figura, così apertamente razzista che in confronto Salvini è uno scolaretto di prima elementare. Qualcuno ha anche proposto di creare delle onde artificiali per rimandare oltre manica i barchini (non è inventata, l’hanno proposto davvero). La linea del governo è chiara e l’attuale ministra dell’Interno Sarah Dines non usa giri di parole: “Dobbiamo ridurre il fattore di attrazione delle bande criminali illegali che portano le persone in questo Paese, abusando sostanzialmente del sistema”. Poco importa se sono profughi di guerra o perseguitati politici.

Alla luce di questi precedenti, l’idea della chiatta sembra quasi un provvedimento liberale. Nasce dall’esigenza di contenere i costi - dice il governo - offrirebbe cioè un miglior rapporto qualità-prezzo per i contribuenti rispetto agli alberghi (dice che costano 5,6 milioni di sterline al giorno), ma secondo le opposizioni il risparmio sarebbe irrisorio. Per non parlare di quanto costerebbe spedire i migranti in Rwanda o sull’isola di Ascensione.

Sul Guardian di domenica c’era la storia di un profugo iraniano, avvocato e attivista per i diritti umani, incarcerato per le sue attività antigovernative e poi riuscito a fuggire dalle simpatiche prigioni di Teheran, dove sappiamo bene cosa accade ai dissidenti. Ha chiesto asilo al suo arrivo nel Regno Unito diversi mesi fa ed è stato alloggiato temporaneamente in un albergo della costa meridionale, ma la settimana scorsa ha ricevuto la lettera che annunciava il trasferimento sulla Bibby Stockolm. Da quel giorno, dice, non è più riuscito a dormire: “È come tornare in prigione. All’hotel posso uscire, fare una passeggiata, avere il sostegno della comunità. Lì è come tornare in una cella”.

La controversa chiatta è arrivata nel Dorset dove è attraccata in una banchina nel porto di Portland, e ieri sono saliti a bordo anche i primi migranti. È una sorta di prigione dormitorio galleggiante, lunga 93,44 metri e larga 27,43, con una capienza da 222 persone, su cui però il governo ha intenzione di trasferire 506 richiedenti asilo. Appartiene alla compagnia Bibby Line Group Limited, fondata da John Bibby nel 1807, anno in cui il Regno Unito abolì la tratta degli schiavi. Prima dell’abolizione, Bibby era un commerciante di metalli e intermediario di navi e possedeva una quota in almeno tre viaggi negrieri.

C’è da dire che l’uso di questi dormitori galleggianti non è una novità per la Gran Bretagna. Durante la Seconda Guerra mondiale servivano da alloggio per i marinai ancora non assegnati a una nave o per accogliere marinari di navi affondate dai siluri tedeschi. La chiatta in questione, ha girato mezza Europa prima di approdare nel Dorset. Dal 1994 al 1998 è stata utilizzata per ospitare i senzatetto, compresi alcuni richiedenti asilo, ad Amburgo, in Germania. Nel 2005 nei Paesi Bassi per trattenere i richiedenti asilo a Rotterdam (nel 2008 un richiedente asilo residente è morto per insufficienza cardiaca per mancanza di assistenza sanitaria). Poi è finita nelle isole Shetland, come alloggio per lavoratori di un impianto petrolifero e nel 2017, una società di gestione immobiliare ha discusso la possibilità di affittare la chiatta per fornire alloggi universitari a 400 studenti a Galway, in Irlanda. Il piano è stato bocciato dalla Corte Suprema d’Irlanda perché non garantiva gli standard di sicurezza.

Ora la Bibby Stockholm è riapparsa e a nulla sono valse le proteste delle organizzazioni umanitarie e degli attivisti per i diritti dei migranti. Qualcuno l’ha definita una “Grenfell galleggiante”, con un chiaro rimando alla torre di appartamenti popolari andata in fiamme a Londra nel 2017. La chiatta sarebbe infatti anche a rischio incendio, visto lo stato pietoso in cui è ridotta. Dato confermato anche dal Financial Times, non proprio un foglio rivoluzionario, che ha riferito di ritardi dovuti a frettolosi lavori di saldatura delle lamiere.