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di Giovanni Bianconi

Corriere della Sera, 19 febbraio 2023

Due ore di interrogatorio in Procura. Scritte contro Nordio e la rappresentanza italiana alla Ue. Meloni: “Lo Stato non arretra”. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove continua a dirsi convinto di non aver commesso alcun reato quando ha comunicato al suo collega di partito Giovanni Donzelli, coordinatore di Fratelli d’Italia, il contenuto delle relazioni del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria sui colloqui in carcere tra l’anarchico Alfredo Cospito e due detenuti di ‘ndrangheta e camorra. Perché non erano atti segreti, come ha ribadito in Parlamento il Guardasigilli Carlo Nordio, quando ha spiegato anche le ragioni per cui ha confermato il “carcere duro” a Cospito; ragioni che gli sono valse la scritta comparsa su un muro di Lecce (“Nordio boia speriamo che tu muoia”) e la conseguente solidarietà della premier Giorgia Meloni(estesa ai componenti della Rappresentanza italiana presso l’Unione europea di Bruxelles, imbrattata da un altro slogan): “Lo Stato è al loro fianco e non arretra”.

Tuttavia è probabile che Delmastro abbia compreso con esattezza solo ieri, davanti alle domande e alle contestazioni del procuratore Francesco Lo Voi, dell’aggiunto Paolo Ielo e dei sostituti Rosalia Affinito e Gennaro Varone, i termini giuridici della questione nella quale è coinvolto. Il punto non è se i documenti che lui ha ricevuto fossero “segreti”, “classificati” o “di limitata divulgazione”, bensì che gli atti interni al suo ministero riguardanti l’attività della polizia penitenziaria nelle carceri (come l’ascolto dei colloqui tra detenuti e le relative relazioni di servizio) sono coperti dal segreto d’ufficio. Che lui avrebbe violato nel momento in cui li ha condivisi con il collega e coinquilino Donzelli.

Avuta piena contezza di ciò, il sottosegretario ha risposto ai quesiti posti dai pm ma s’è riservato, insieme al suo avvocato Giuseppe Valentino (ex parlamentare del centrodestra ed ex sottosegretario alla Giustizia in uno dei governi Berlusconi, nonché candidato poi ritirato di FdI alla vice-presidenza del neonato Consiglio superiore della magistratura) di depositare nei prossimi giorni una memoria difensiva per tentare di chiarire ulteriormente la propria posizione.

Nel palazzo della Procura dove ieri il sottosegretario è rimasto per circa due ore, e dove l’indagine a suo carico proseguirà con la convocazione del deputato Donzelli e altre attività, il nodo da sciogliere è giuridico, non politico. Attraverso la ricostruzione esatta dei fatti e la loro valutazione sotto il profilo penale.

In alcune pubbliche dichiarazioni Delmastro e altri esponenti di Fratelli d’Italia hanno sostenuto che la divulgazione dei colloqui in carcere non ha violato alcunché perché era tutto già scritto in almeno un articolo uscito la mattina del 31 gennaio, evocato lo stesso giorno da Donzelli nel suo intervento alla Camera contro i deputati del Pd che erano andati a far visita a Cospito in carcere. Ma quell’articolo non riportava le frasi pronunciate dall’anarchico e dagli altri detenuti, riferite nei report della polizia penitenziaria, citate alla lettera dal coordinatore di FdI. Dunque non poteva essere quella la fonte del deputato.

Inoltre, secondo quanto riferito da Nordio in Parlamento, la richiesta da parte di Delmastro al capo del Dap Giovanni Russo di “una relazione aggiornata sul detenuto Cospito da parte della polizia penitenziaria” sulla “osservazione del detenuto” risale al 29 gennaio (una domenica) ed è stata trasmessa l’indomani. Quindi prima dell’articolo in cui si parlava di contatti tra l’anarchico e altri detenuti mafiosi.

Sul motivo della sua richiesta al Dap, il sottosegretario indagato avrebbe risposto ai magistrati facendo riferimento ad altre informazioni circolate nei giorni precedenti, ma anche questo sarà oggetto degli approfondimenti e ulteriori accertamenti della Procura. In ogni caso il fatto-reato ipotizzato a carico dell’esponente di governo non si sarebbe verificato con la richiesta e acquisizione di quel documento, ma nella comunicazione fatta successivamente a Donzelli.

L’indagato si sarebbe difeso sostenendo che siccome per lui quelle carte non erano segrete, non c’era alcun vincolo che gli vietasse di condividerlo con il collega e amico; tesi opposta a quella dei pm, ed è su questo punto che si gioca l’esito dell’indagine. Il cui contenuto resta al momento segreto anche per Delmastro, a parte l’invito a presentarsi per l’interrogatorio e (ovviamente) il contenuto di questo atto. Il sottosegretario ha ricevuto la convocazione per ieri nel pomeriggio di lunedì 13 febbraio, e la notizia s’è diffusa solo nel pomeriggio di giovedì. Quando pare ne sia stato informato anche il ministro Nordio.