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di Simona Musco

Il Dubbio, 19 dicembre 2023

Atti non pubblicabili, il sì deciso di Forza Italia all’emendamento del deputato di Azione. L’esecutivo corre ai ripari contro il voto al buio. Il governo prova a mettere i bastoni tra le ruote ad Enrico Costa. Il cui emendamento pro-presunzione di innocenza, pure in linea con il programma di maggioranza, rischia di smascherare i malumori interni all’Esecutivo, grazie al voto segreto che mercoledì consentirà ai “dissidenti” di esprimere tutto il proprio malcontento cliccando un solo pulsante. E per evitare di ritrovarsi in minoranza, esponenti di primo piano del governo starebbero facendo scouting addirittura tra le file del M5S, sicuramente contrario all’emendamento Costa, ma allettato dall’idea di mandare in crisi Giorgia Meloni.

Tutto ruota intorno ad una proposta di modifica presentata dal deputato di Azione - e cofirmata dal collega di Italia Viva Davide Faraone - all’articolo 3 della legge di delegazione europea, in base alla quale “al fine di garantire l’integrale e compiuto adeguamento” alla direttiva sulla presunzione di innocenza “il governo è delegato ad adottare uno o più decreti legislativi entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge” per “modificare l’articolo 114 del codice di procedura penale prevedendo, nel rispetto dell’articolo 21 della Costituzione e in attuazione dei princìpi e diritti sanciti dagli articoli 24 e 27 della Costituzione, il divieto di pubblicazione dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare, in coerenza con quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della direttiva (Ue) 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016”.

Insomma, niente atti sui giornali fino a quando non ci sarà un processo e, dunque, un effettivo contraddittorio, in modo da realizzare una piena attuazione di quella direttiva. “Il pm può mantenere la sua comunicazione nei confini di un comunicato stampa - aveva spiegato al Dubbio Costa -, perché se si buttano chili di intercettazioni nelle ordinanze cautelari e il gip fa copia e incolla, con intercettazioni che magari riguardano terze persone, selezionate dal pm, quello è un pugno in faccia alla persona indagata, che poi magari verrà assolta, ma che sarà per sempre perseguitata da quegli atti”.

Il governo, come spiegato dal Dubbio la scorsa settimana, ha dato parere negativo. Ciò nonostante le parole pronunciate dal ministro della Giustizia Carlo Nordio al Senato solo a gennaio scorso - quando aveva denunciato la pubblicazione arbitraria di atti di indagine anche dopo la legge Orlando - e nonostante la sedicente anima garantista dell’esecutivo. E ad impensierire Palazzo Chigi ci ha pensato Forza Italia, che dopo aver covato per mesi il proprio malumore per l’estremo giustizialismo dei compagni di viaggio ha annunciato il proprio sostegno a Costa.

Trattandosi di voto segreto, a Meloni potrebbero sfuggire però altri pezzi di maggioranza: sono in tanti, infatti, coloro che voteranno sì tra i deputati della Lega, ma anche Fratelli d’Italia potrà perdere qualche pezzo con il favore delle tenebre. Da qui il pressing su coloro che, ontologicamente, non potrebbero mai aderire all’emendamento Costa, ma che sono tentati di mettere in difficoltà la maggioranza. Che, comunque, si ritrova nella paradossale situazione di rigettare - ancora una volta - un principio sbandierato in lungo e in largo nel corso della campagna elettorale. Soprattutto da Nordio, che pur dicendosi d’accordo con Costa si ritrova ora imbrigliato tra i “no” dell’ufficio legislativo - pieno di magistrati -, ufficio che avrebbe evidenziato ipotetici problemi non meglio specificati.

“Sembra che il governo sia consapevole che in maggioranza ci sono dei malumori - spiega Costa al Dubbio - e che potrebbero emergere tutti col voto. Quindi stanno provando a convincere il M5S a non fare scherzi. Il che è paradossale: un emendamento garantista, che è in linea con le cose che ha detto il ministro, viene non solo respinto dal governo, ma finisce per creare una liaison con i 5 Stelle. Hanno una paura tremenda del segreto dell’urna”. Il deputato di Azione non si illude: che l’emendamento passi è quasi certamente da escludere. Ma a “tormentarlo” è l’idea che il governo, anziché promuovere i propri stessi principi, boicotti il proprio programma elettorale per paura della reazione della magistratura, già sul chi va là per la riforma della prescrizione, tuttora in ballo.

“Mi era stata annunciata una riformulazione - spiega ancora Costa -, ma a me non è arrivato nulla. È probabile che venga proposta una formulazione affievolita o che mi chiedano di ritirare l’emendamento, cosa che per quanto mi riguarda è impossibile. O magari mi verrà promesso l’inserimento di questa proposta in qualche altro provvedimento: le tecniche le conosco, sono stato anch’io al governo. Ma visto che fanno un decreto a settimana, se ci credono, cosa ha impedito loro di farne uno apposito finora?”.

Di certo, avverte Costa, essendo stato ritenuto ammissibile il governo non potrà giocarsi la scusa della sua incoerenza con la materia in esame. Inoltre, il governo non ha esercitato la delega per i decreti sulla direttiva sulla presunzione d’innocenza, scaduta pochi giorni fa, proprio nel giorno in cui alla Camera è stato reso noto l’emendamento di Costa. “Il problema - conclude il deputato - è che a mancare è la volontà politica”.