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di Francesca Bolino

La Repubblica, 23 marzo 2024

Un 57enne di Rivoli è stato torturato e seviziato da due adolescenti, figli di persone che lavorano, di “genitori normali” si usa dire. L’altro giorno, un ragazzo è stato aggredito con un machete, in via Panizza a Mirafiori a Nord. Fermato per l’agguato, un ventitreenne di origini nobili, Pietro Costanzia di Costigliole, con passioni per la trap e le fuoriserie. Due fatti di cronaca recenti che vedono protagonisti dei ragazzi. Per provare a capire ne abbiamo parlato con Paolo Crepet psichiatra, scrittore e attento osservatore dei mutamenti profondi in atto nella società (il 26 marzo è al Teatro Colosseo con “Prendetevi la Luna”).

Che succede professore?

“Abbiamo derubricato a cronaca questi accadimenti dai tempi di Novi Ligure, dai tempi di Erika e Omar, per intenderci. Sono molti lustri che facciamo questo giochino per evitare, noi adulti - intesi come genitori, società civile, tribunale - di interrogarci e di riflettere. La domanda è: ma cosa fanno gli adulti? Risposta? Nulla. L’indifferenza che hanno dentro questi ragazzi, nasce da noi. Non sono loro ad essere tali. Noi prendiamo quel modello, lo applichiamo e i ragazzi se ne cibano, lo moltiplicano. I ragazzi si nutrono del bello e del brutto e, quando va bene, anche del nulla, dell’assenza. Ma gli adulti sono occupati a far cosa? Non si capisce. Per esempio, chi ha attività e si immagina di averle create per i figli e che loro se ne occuperanno, si illude, nessuno vuole accettare e riconoscere il fatto che questa generazione farà tutt’altro. Al solito ritornello dell’adulto sessantenne che ha costruito un’azienda per i figli, direi che stia ben attento a venderla, invece. Perché non esiste una generazione di rinforzo cui affidarla”.

Un esempio?

“L’altro giorno la Corte di Cassazione ha stabilito che non si pagheranno tasse per le donazioni fra genitori e figli. Una sentenza salutata con un tripudio come tale dentro e fuori il Parlamento. E io invece penso che sia una stupidaggine totale”.

Cosa significa?

“Se un figlio o figlia, magari a 25 anni, età cioè meravigliosa in cui, dopo tutto il percorso di studi, si affacciano alla vita e nascono le idee, le passioni e vogliono andare all’estero per fare, dico, una scuola di design, capita che vengano bloccati dai genitori. Che gli dicono: ma perché devi andar via? Te li do io i soldi. Cari ragazzi - è il nostro messaggio confermato dalla possibilità della donazione gratuita - state calmi, ci pensano papà e mamma a voi. Questo è il meccanismo perverso che dimostra che non abbiamo capito nulla, ma proprio nulla. La realtà mi offre tutti i giorni la possibilità di dare agli adulti degli imbecilli”.

E come se ne può uscire?

“Faccio una provocazione: aiutare i grandi e medi capitali a lasciare il patrimonio a una fondazione in cui si pagano poche tasse, pur di non ricoprire d’oro questi ragazzi e di impedire loro di costruirsi liberi come vogliono. Questo per i genitori”.

E per i figli?

“Cari ragazzi, direi loro, dovete attrezzarvi, fate un viaggio, studiate, fate anche le collanine a Formentera. Ma alzatevi la mattina e iniziate a campare. Ma perché dovete stare a casa, curati e riveriti? Magari in un appartamento allo stesso numero civico dei genitori? Come si fa a non capire questo. E parliamo dell’80 per cento degli italiani”.

Sono giovani annoiati dalla vita?

“Sì, anche se non necessariamente finiscono con il machete in mano, ma magari con la cocaina. Parliamo di disagio giovanile. Ma la vera malattia è l’agio. Che è la madre di tanti guai. Siamo la società della pedalata assistita. Non sappiamo nemmeno più andare in bicicletta perché significa faticare”.

Siamo di fronte a cosa?

“Un logorio lento e latente, ovvero l’uccisione delle nostre relazioni, emotività ed empatia. E lo abbiamo fatto ai ragazzi: abbiamo cioè tolto loro la paura, il dolore, la gioia, la sofferenza, pensando di proteggerli. Se tolgo la bellezza della musica e la sottometto ad una sorta di burocrazia, come quella del politically correct, uccido tutto”.

Intravede una soluzione?

“Ne possiamo uscire solo sapendo che con i ragazzi sarà una guerra, civile certo… Se eliminiamo i conflitti, è finita”.

Se la prende anche con i ragazzi però?

“La generazione tra i quaranta e cinquanta è la peggiore, hanno il tipico atteggiamento di dipendenza dei neofiti. Erano bambini quando è arrivato il telefonino, cresciuti pensando che Apple fosse la Madonna di Czestochowa”.