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di Emanuela Minucci

La Stampa, 9 settembre 2023

Lo psichiatra commenta i dati diffusi dall’associazione Telefono Amico: 3700 richieste di aiuto in sei mesi: “Genitori staccatevi dal cellulare, date il buon esempio”. Il pensiero del suicidio fra i giovani sta aumentando. Lo dicono i numeri diffusi dalla sede di Padova del “Telefono Amico”. Nei primi sei mesi del 2023 sono state 3.700 le richieste di aiuto da parte di ragazzi per gestire questo stato d’animo estremo. Un aumento del 37% rispetto all’anno scorso.

Professor Crepet, che cosa pensa di questo aumento delle richieste di aiuto psicologico da parte dei ragazzi?

“Anch’io, dal mio osservatorio di “mail amica” ricevo molte lettere da parte di giovani in difficoltà e mi guardo bene dal pensare che le loro siano storie inventate. Ciò premesso non credo che queste telefonate possano rappresentare un indice epidemiologico del fenomeno. Le crisi adolescenziali e giovanili rappresentano una galassia talmente complessa che non si può certo pretendere di misurarla o capirla attraverso una telefonata. Personalmente ho cominciato a occuparmene 30 anni fa, con il libro Le dimensioni del vuoto”. Il problema del grido di aiuto lanciato dalle nuove generazioni a un mondo che pecca di latitanza d’ascolto non nasce certo oggi”.

Oggi, però, si dice che la tendenza alla chiusura in se stessi dei giovani sia in aumento a causa del famoso telefonino e del mondo parallelo e finto che riesce a creare è d’accordo?

“Il problema non sono i social o il web in sé, ma l’esempio che si riceve. Io padre, madre, famiglia insomma, devo essere in grado di dare un buon esempio a mio figlio, offrirgli un’alternativa alla dimensione virtuale: una gita in montagna, una torta da fare insieme, la riscoperta delle parole e dell’ironia. Certo che se un adolescente vede che la madre sta con le amiche su WhatsApp, la zia va a caccia di “mi piace” su Instagram e il padre appena può gioca a padel, non si può ottenere nulla. Tua figlia si chiude in camera e tace? Portala al mare, come si faceva con i matti di 40 anni fa che non l’avevano mai visto. Sta zitta anche in spiaggia? Prima o poi qualcosa la convincerà che è stato più bello finire sulla battigia che non navigare su TikTok. Poi bisogna stare attenti alla comunicabilità della depressione”.

Che cosa vuole dire?

“Che il disagio psicologico non è trasmissibile ma è comunicabile: insomma non c’è una base biologica, ma c’è un’induzione culturale. Se accendo il telefonino e tutti parlano di eco-ansia e a casa pure parlano di quella cosa lì, io, adolescente fra i 16 e i 17 anni, assorbirò lo stato di difficoltà psicologica che regna in casa. Sta a noi famiglia spezzare le catene: con una discussione, dei biscotti alla cannella, una mostra, una sfilata. Insomma, un’esperienza vera. Ricapitolando: spezziamo le cattive abitudini e attenti al marketing dell’ansia”.

Esiste un marketing dell’ansia?

“Eccome. Se un ragazzino si mette sul cellulare e scopre una ragazza che denuncia la sua ansia per l’ecodestino del pianeta e magari c’è pure un ministro che si mette a piangere davanti a lei il messaggio diventerà virale e al ragazzo verrà da pensare: ecco che cos’è il disagio che provavo. Ho l’eco-ansia”.

Altri consigli per i genitori?

“Non fidatevi dei modelli cosiddetti positivi, la ragazza carina con i capelli biondi piastrati che usa il rossettino giusto e il vestito accattivante su Instagram. Non gioite se vostra figlia segue questo presunto modello di perfezione. Amate l’imperfezione, il figlio che va controcorrente, che ha il dono dell’ironia. E non preoccupatevi delle crisi adolescenziali. Le abbiamo avuti tutti e quante. Raccontate loro le vostre crisi, sappiate scherzarci sopra. E siate credibili. Non augurate loro buonanotte compulsando con la mano sinistra il vostro telefonino”.