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di Dino G. Rinoldi*

Il Dubbio, 20 ottobre 2022

Mentre lasciamo alle spalle più di due anni di complicatissima convivenza con la pandemia, del resto non ancora svanita, dallo scorso febbraio siamo alle prese con la guerra di aggressione russa alle porte dell’Unione europea, con profezie di Apocalisse e svariati appelli alla pace.

Una pace purchessia non sarebbe pace vera. Opus iustitiae pax (“la pace è opera della giustizia”) era il motto del Papa al tempo di quella per ora ultima guerra mondiale che terminava la lunga guerra civile europea iniziata nel giugno 1914 con l’assassinio di Sarajevo e chiusa coi primi (per ora unici) ordigni nucleari lanciati in conflitto (agosto 1945 sul Giappone). Oggi dobbiamo saldamente sostenere: no peace without justice (“non c’è pace senza giustizia”), un po’ per usare la lingua franca internazionale corrente ma assai di più per richiamare attività e intenzioni dell’associazione transnazionale omonima, costituita nel 1994.

Così, oltre a condivisibili decisioni circa l’attività di sostegno all’Ucraina pure con l’invio di armi, nel rispetto del trattato istitutivo delle NU (dove all’art. 51 si dice che “nessuna disposizione… pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso in cui abbia luogo un attacco armato” contro uno Stato membro “fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale”), il governo Draghi si è occupato anche di giustizia internazionale: di quella miglior giustizia da contrapporre a condotte belliche capaci di tradursi in crimini internazionali nel quadro di aggressione armata, genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità. Con decreto del marzo scorso la Ministra della Giustizia ha istituito una commissione di esperti che ha elaborato un progetto di “Codice dei crimini internazionali”. Lo scopo è di completare l’adeguamento italiano (oggi parziale) allo Statuto della Corte penale internazionale dell’Aia, al cui giudizio Radicali Italiani chiede con forza e da tempo la sottoposizione anzitutto del Presidente della Federazione russa quale anello iniziale della catena di comando dell’intervento militare che dal 2014 (occupazione della Crimea) ha comportato gravi violazioni del diritto internazionale, in modo tutto particolare dal 24 febbraio 2022. L’appello “Putin all’Aja” si può firmare sul nostro sito radicali.it.

La bozza di Codice riguarda crimini compiuti da individui anche in forma associata. Lo si coordina con altre fonti normative sia interne (Costituzione, codice penale e di procedura penale, codici penali militari di pace e di guerra …) sia esterne (diritto internazionale pattizio: trattati; diritto internazionale generale: disposizioni consuetudinarie; principi comuni agli ordinamenti statali richiamati dall’art. 38 del regolamento della Corte internazionale di giustizia delle NU, anch’essa con sede all’Aja …) e collegate al nostro ordinamento.

Lo scopo è di provvedere a indispensabili integrazioni: 1) alla legge 232/ 1999 di autorizzazione alla ratifica e di esecuzione dello Statuto di Roma del 1998, istitutivo della Corte penale internazionale, in vigore dal 2002; 2) alla legge 237/ 2012 sulla cooperazione italiana con la Corte, rimasta carente sul punto di consentire l’esercizio della giurisdizione interna sui crimini di genocidio, di aggressione, di guerra e contro l’umanità in assenza della quale è la Corte ad assumere in proprio la giurisdizione secondo il principio di complementarità (o “di sostituzione”) nel caso in cui un’azione penale nazionale in materia sia carente per inerzia di volontà o per incapacità dello Stato di perseguire il crimine (art. 17 Statuto).

L’azione di codificazione svolta dalla Commissione per colmare le lacune dell’ordinamento “è un esercizio complesso… di adattamento dell’ordinamento italiano al diritto internazionale in tema di crimini internazionali, in modo da affiancare la legislazione italiana a quelle più avanzate nello sviluppo progressivo del diritto penale internazionale” : così p. 2 della relazione della Commissione.

La bozza offre pure soluzioni alternative circa una stessa problematica (ad es. sulle competenze di giudici ordinari o militari) che vanno sottoposte a governo e legislatore nazionale incaricati dell’adozione del Codice.

Peccato che oltre alla relazione non sia dato reperire il progetto di articoli. Probabilmente si è voluta mantenere la riservatezza, fra l’altro allo scopo di poter tradurre quella bozza, anche con modifiche congruenti, in un disegno di legge governativo da sottoporre a Camera e Senato per la trasformazione in legge ordinaria. Tuttavia il governo Draghi dimissionario ha dovuto sovrintendere a una serie di incombenze, anzitutto economiche, necessarie a non interrompere, assieme alla legislatura chiusa anticipatamente, percorsi politico- normativi già intrapresi. È così stato interrotto l’iter di approvazione del Codice di cui parliamo… e la palla passa al nuovo governo!

Il morbo infuria: non solo quello (sotto controllo?) del Covid 19 ma anche quello (che può far ben maggiori danni) della guerra alle porte di casa. Il piccolo ma importante tassello italiano dell’approvazione del Codice sui crimini internazionali va adeguatamente portato a termine.

*Ordinario di diritto comunitario e membro del comitato dei Radicali Italiani